Genitori in blue jeans (Camillo Mastrocinque, 1960)

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Volete sapere da dove nasce l’ispirazione di molti cinepanettoni vanziniani e, forse ancor di più, neriparentiani? Sicuramente da questo film… o meglio, soprattutto dal capostipite “Vacanze d’inverno”, dello stesso Mastrocinque, con i vari Sordi, De Sica ecc ecc.

Ma se quel film, grazie, soprattutto ai due attori citati, qualche risata riusciva a strapparla, questa sorta di riproposizione della formula di “film ad episodi senza episodi” da parte dei medesimi produttori, Luigi Carpentieri e Ermanno Donati, mostra davvero la corda in virtù di una sceneggiatura risibile che, soprattutto nel primo tempo, non si capisce che direzione voglia prendere. Perciò, nonostante il cast variegatissimo e composto da attori di comprovata bravura e mestiere, tra cui Peppino de Filippo e Ugo Tognazzi, le battute divertenti si contano col contagocce - forse la migliore la dice Peppino rispondendo alla moglie inglese: “Conosci Shelley? Figurati… è mio cliente da anni!” - e anche Mario Carotenuto, un attore che riesce sempre ad elevarsi un po’ anche nelle pellicole più infime, risulta abbastanza spaesato. Il cast femminile è ricco di bellissime donne che mostrano le loro grazie come nei cinepanettoni più recenti: su tutte Scilla Gabel e una Helen Chanel da sturbo, all’epoca compagna di Tognazzi. Naturalmente, come quasi in tutti i cinepanettoni di ieri e di oggi, c’è anche la marchetta nei confronti del club in cui è girato parte del film, ossia il Baia d’Argento di Sabaudia.

La cosa assurda è che il dvd marchiato Medusa/Compass, orrida copertina e formato pillarbox a parte, presenta un master in bianco e nero da riferimento assoluto, senza nessuna macchia o spuntinatura. Assurdo che succeda per un film alla fine abbastanza trascurabile come questo, mentre per produzioni di spessore più elevato ci si debba spesso accontentare di lavori fatti a pene di segugio… mah!

Steed concordo decisamente, una delusione questo film. Il cast è ottimo, anche se Franco Fabrizi purtroppo è doppiato ed il suo personaggio è meno vigliacco del solito, ma la sceneggiatura è davvero improponibile.

Restano le bocce di Cathia Caro, che valgono la visione e pure la replica.