Mentre controllavo i risultati della Giuve in Champions tramite il sito di Repubblica, mi sono visto sta fetenzia su Fox Movies. Una nave da crociera scomparsa nel 1962 viene ritrovata da un gruppo di cercatori di tesori: il gruppo ovviamente sale a bordo per prendersi il bottino. A parte errori macroscopici (la nave è italiana e quasi ogni scritta in Italiano è errata), l’idea in fin dei conti non sarebbe nemmeno male, Poseidon + Shining + un sacco di altri film simili. Ma il film è scontato a dir poco (a parte una scena all’inizio con un cavo d’acciaio), la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti, gli attori (Gabriel Byrne a parte, ma perchè fa sti film???) inconsistenti, le citazioni smaccate e quasi sacrileghe. per non parlare del fatto che la nave è chiaramente ispirata all’Andrea Doria, il cattivo gusto non ha limiti. Alla larga.
Però la Rettondini…
Aaah ma parlate di quella porcheria prodotta dalla Dark Castle? Alla larga, sembra un’avventura di Dylan Dog scritta coi piedi. Molto meglio il canadese Death Ship, uscito nelle sale nel 1980 o giù di lì e con una trama simile (naufraghi trovano rifugio su vecchia nave nazista abbandonata e infestata da spettri).
Pensare che è pure prodotto da Joel Silver e Robert Zemeckis.
Se non sbaglio ebbe pochissimo successo al cinema e fu catapultato quasi all’istante in Prima Tv da Mediaset.
Filmaccio Horror senza pretese ma per una serata in relax all’insegna dell’intrattenimento.
Se non sbaglio è di questo film la scena dei robottini alieni che riparavano le cose?
No, niente robottini. Qui è solo soprannaturale.
Zemeckis era dietro tutte le produzioni Dark Castle, che io giudico esiline. Tipo il remake I 13 spettri, nel complesso non così disprezzabile ma dimenticabilissimo.
Come uno sciacallo mi sono ricordato di questa produzione di qualche anno fa, per via di Francesca Rettondini. che era pure a bordo della Costa Concordia, poooraccia. Biecamente ho quindi recuperato questo horroraccio e, in pieno clima di naufragio, me lo sono sciroppato. Negli extra la Produzione parla di roba che avrebbe dovuto scioccare il pubblico a nuovi ed inauditi livelli…ovviamente niente di tutto ciò risulta vedendo il film, che è modesto, derivativo e piuttosto ordinario, ma che in un qualsiasi pomeriggio casalingo con lettore dvd alla mano si lascia vedere, dai.
La partenza è buona, con 80 persone massacrate nei primi 10 minuti (la citata scena del cavo d’acciaio, la migliore del film, a mio giudizio), poi si entra in modalità Tensione Strisciante, e lo splatter gore si ridimensiona, pur non sparendo del tutto. La Rettondini che canta “Senza Fine” di Gino Paoli, doppiata da un’americana che canta in italiano, è veramente l’apoteosi dell’apice della schifezza, producendo un risultato che dir comico è poco (unita alle scritte in italiano sgrammaticato). Più in là però si riscatta facendo vedere un discreto paio di tette ancora molto ben messe.
Certo, spesso e volentieri i comprtamenti dei personaggi sono del tutto non plausibili, e di situazioni discutibili ce ne sono parecchie, però ripeto, preso per quel che è, il film si può vedere. Finale telefonatissimo. Bella però la locandina. Infine, una domanda: ma come cacchio ha fatto la Rettondini a finire nel cast di questa produzione americana?
Che però è un plagio clamoroso di quella del non disprezzabile “Death Ship”
Visto con quasi un ventennio di ritardo, l’ho sempre trovato repellente come film, ma visto che era lì pronto sull’ondemand di sky gli ho dato una chance.
Non posso che concordare con quanto già detto, memorabile la prima scena, non che tutta la prima parte con annesso alone di mistero poi naufraga tutto, come trama, come tensione, non c’è più niente, diventa un conto alla rovescia per il nudo della Rettondini e per il finale.
Odiose le scritte in italiano sbagliate, si sono anche impegnati nella cura dei dettagli, non ci voleva tanto a chiedere la supervisione di qualcuno, avevano anche la Rettondini a portata di mano.
L’ho visto di recente, mi è piaciuto parecchio. Mi è venuto in mente Shining durante la visione.
Quando ero adolescente mi piacque parecchio, devo dire che è invecchiato abbastanza bene (a parte qualche errore di traduzione all’interno dell’Antonia Graza)