Gli amici del bar Margherita - Pupi Avati, 2008

http://www.cinematografo.it/bancadati/consultazione/schedafilm.jsp?codice=51184&completa=si

Nuovo film di Avati…

Arriva al cinema l’ultimo film di Pupi Avati: corale, e ambientato nei '50
con Abatantuono, Marcoré, De Luigi, Lo Cascio, Cavina, Luisa Ranieri e la Chiatti
“Gli amici del bar Margherita”
tra cinismo, leggerezza e nostalgia

http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/spettacoli_e_cultura/avati-bar/avati-bar/avati-bar.html

Proprio stamani a pranzo un conoscente mi diceva che la maggior parte degli esterni li han girati qui in Piemonte, a Cuneo. Ma l’ambientazione non doveva essere romagnola, come di consuetudine avatiana?

a essere sincero, da bolognese meticcio acquisito, questi film di avati ambientati nella bologna degli anni 20 30 40 50 hanno un pochetto fracassato il cazzo o no?

ma quanti ne ha fatti? 20 30 40 50?

All’incirca. A me gustano solo se ci mette in mezzo matti e coltellate; gli amarcord m’annoiano. Però il cast di questa sua ultima fatica m’ispira…

Certo che Cavina è invecchiato da far paura…

Vi faccio un multiquote poichè le questioni sollevate sono molteplici:

  1. Perchè Cuneo?
    Perchè rispetto a Bologna s’è meno trasformata soprattutto nel centro storico;

  2. Cavina invecchiato?
    A parte che gli anni notoriamente passano per tutti, per questa pellicola serviva il nonnetto che s’invaghisse della Ranieri, maestrina di piano, di molto più giovane e quindi come vegliardo calza a pennello;

  3. Gli avati ambientati nella bologna degli anni 20 30 40 50, ma quanti ne ha fatti?
    Della vecchia scuola italiana, come storytelling dotato di respiro nazionalpopolare ancora in attività, rimane lui solo.

Quindi le sue pellicole dovrebbero riguardarci tutti, qualunque latitutine dello stivale si solchi, come paradigma culturale d’assieme (infatti sono molto spinti dalle istituzioni) soprattutto in tempi in cui la giovanissima identità italiana, senza aver neppure avuto il tempo di attecchire, già viene insidiata dagli effetti della globalizzazione incombente plus società multietnica & multirazziale.

Insomma sti film ti servono per dirti chi sei e che storia hai!!!

e allora lo vedi che 20, 30, 40, 50 non bastano se prima a farli erano in cento cineasti e ora progressivamente ce n’è rimasto uno solo quando abbiamo già visto nel forum che le storie di call center e precariato di Virzì & Soci non possono e riescono a supplire questa funzione giicchè troppo particulari…ti rimangono le fiction della domenica sera (ma poi le guardi anche se c’è controprogrammazione?) e Avati appunto (ma chi ci va al cinematografo a pagare il biglietto se non un target più qualificato di quello televisivo?). STOP

Completamente d’accordo. E Avati sa girare e far recitare gli attori, anche i suoi film più deludenti (Il Cuore Altrove) mi hanno lasciato un’impressione positiva. Quindi mi godro` anche questo.

hum bhè, la mia considerazione in realtà non si riferisce tanto all’opera di divulgazione o tradizione che può fare avati, nè al fatto che possa piacere o meno che i gusti non li discuto in nessun caso e se tecnicamente lo stesso regista sia bravissimo o un cialtrone è un giudizio che lascio a chi è esperto più di me

negli anni 50 non ero in questo mondo nè tantomeno a bologna; ma è chiaro che volente o nolente negli ultimi 20 anni in cui qui abito ho visto libri dell’epoca e retrospettive, sentito racconti, e recentissimamente ho visto una (strepitosa) mostra fotografica in occasione dell’inaugurazione di una nuova ala dello stabilimento principale della mia ditta

ciò che dico che l’atmosfera che si immagina da situazioni ‘vere’ di questa città e l’idea che uno se ne fa è profondamente diversa dai film di avati tutti uguali a sè stessi, diventati uno stereotipo a uso e consumo del pubblico con questi begli attoroni dentro vestiti di fine sartoria e ste belle situazioni ovattate e pastellate

sostengo semplicemente che bologna non è una città facilmente rappresentabile in modo credibile nemmeno dai bolognesi doc quando vogliono leggerne l’anima, anzi, forse diventa persino più semplice farlo da un forestiere

(e comunque che il centro storico di bologna sia cambiato così tanto da rendere difficile una ri-ambientazione negli anni 50 è una gran cazzata, eh)

Tu che cazzo ne sai che nei 50 non eri in questo mondo ne tanto meno a Bologna ?

credo che si riferisca al fatto che nel centro storico di bologna non sono stati costruiti edifici nuovi che ne hanno cambiato l’aspetto. come tutte le città storiche e protette del mondo anche l’aspetto di bologna (centro) credo sia intatto da secoli. sarà cambiata qualche insegna, qualche vetrina, la segnaletica…

p.s.: non mi intendo di film girati a bologna, ma mi è subito venuto in mente Acapulco con Gigi e Andrea le cui parti iniziale e finale sono girate a bologna.
Lasciando perdere tutti i commenti positivi o negativi sul film, non trovate che queste parti siano piuttosto realistiche e rendano l’atmosfera di grande città in estate?

Guardate su Bologna non mi esprimo (ancorchè la conosca bene da anni, anni e anni; per correttezza lascio la parola a chi ci abita) quanto ai centri storici sarebbe opportuno non generalizzare.

Torino ad esempio, con parcheggi sotterranei (grate di areazione più rampe di accesso), fermate della metro (qui ci sono persino gli ascensori), gianduiotti olimpici mai smantellati, entrambe le stazioni ferroviarie completamente rifatte, il Palafuksas nel mercato storico della Città, il grattacielo della S.Paolo (che sarà alto solo pochi metri meno della Mole!!!), lo stadio ex-Comunale e persino le vestigia romane non sono state risparmiate (visto che a fianco c’è il parcheggio dei banchi mercatali): è cambiato il centro, eccome…

Prima di esternare le mie opinioni sul film in questione, non mi vorrei esimere dal rendere palese la mia profonda ammirazione nei confronti del regista Pupi Avati: un artigiano del cinema, capace di raccontare delle storie con garbo e delicatezza inglobandole in ambienti e luoghi che solo un occhio attento e scrupoloso saprebbe tratteggiare con tanta cura e dedizione.
L’ultimo film del regista, delude le aspettative non riuscendo a dare corso a quella scia di prove soddisfacenti a cui ci aveva tanto abituati. Questo leggero tonfo, reo di aver interrotto la catena di buoni risultati fino ad allora ottenuti, è dipeso secondo me dal fatto che poco tempo è intercorso dall’ultimo film girato da “Avati”. Quando le idee vengono abbozzate in maniera troppo frettolosa, quando la voglia di apparire nuovamente nei circuiti cinematografici diventa smaniosa e esagitata, allora, è chiaro che il prodotto finale ne risente in maniera evidente.
Ci terrei a sottolineare che le mie parole non stanno attestando il fallimento clamoroso di questo film, ma al contrario stanno mettendo in evidenza una mia personale delusione, nei confronti di un regista che, a mio modo di vedere poteva dare molto di più.
Quello che manca al film è l’anello di giuntura che dovrebbe accomunare le varie storie personali dei frequentanti il “bar Margherita” , le quali dovrebbero presentarsi come il veicolo adatto per riportarci a quegli anni. Da un punto di vista raffigurativo l’obiettivo è raggiunto ampiamente, da quello narrativo invece, ci si poteva aspettare molto di più…
spero a questo punto che il regista “Pupi Avati” non si faccia sopraffare nuovamente dall’impellenza di apparire sulle pagine dei rotocalchi ma ritorni alla ribalta con opere concepite da una lunga e accurata fase di lavoro e di approfondimento.

in questo film un mio caro amico fa la comparsa!

“Perchè Cuneo?
Perchè rispetto a Bologna s’è meno trasformata soprattutto nel centro storico”

No. Non è per questo.

Come al solito peccate di romanticismo e vi piace colorare gli orizzonti di un bel tono pastello.
Ci mettete un po’ di blu e poi ci mettete un po’ di rosa e giù a rimembrare l’esistenza del Picasso. E giù a tirarvi poi pure un bel lotto di rasponi…

Ma l’unico colore che vi dimenticate sempre, quello è il verde…

Il bello è che qui di gente che Bologna la conosce ce ne dovrebbe stare eh?
E mica ve lo dovrebbe dire un babalò-babalì-babalà di casorate Primo perchè l’Avati se n’è fuggito lassù a far roteare la m.d.p. no?

Agli occhi di un regista un film che cresce è come il suo bel bimbo. E per quel bimbo lui ci vuole solo il latte migliore. I biscottini dal ruttino facile. Una bella manina di velluto per darci le pacche sul popò.

E tutta 'sta roba di sopra, tutta 'sta roba di sopra a Bologna non si trova.
Bologna, città che ha lasciato la sue ultime glorie nei fumetti di Pazienza e nell’immaginazione dei bolognesi più gasati (“Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli…” cantava quel lì già nell’81), è città dalle braccine molto corte. E che offrirebbe 'sto paradiso perduto a chi volesse girar lì? Al massimo qualche vigile (al quale, fra l’altro, dovrete acquistare le divise d’epoca).

E che offrono invece la regione Piemonte e la città di Cuneo? Un bel lotto di milioncini e tante altre facilitazioni assortite.

E che dovrebbe fare chi mette in scena un film sul quale crede? Starsene a cavar latte dalla mucca con le zinne avvizzite?

Voi forse…

Avati se n’è corso a ciucciar crema dai ricchi capezzoloni della generosa Cuneo.

Ecco qua (tral-lal-lero-tral-lal-là!).

Con questo vorresti dire che è un film inutile? Io ancora non l’ho visto e non sei il primo che ne parla piuttosto male. E aggiungo: non solo Cuneo, ma anche Frascati…sì, alcune scene le hanno girate lì

Cara Francesca, il film non l’ho ancora visto ma le persone che me ne hanno parlato me ne han detto piuttosto bene, sottolineando al contempo una visione “maschile” (che è cosa diversa da “maschilista”) della realtà per come questa è vista dai protagonisti.

Io quindi te ne consiglio la visione.

Il mio intervento di sopra raccontava solo di alcune logiche dietro a questa produzione. Tutto qui. :wink:

Ah! Ma è anche il tuo compleanno eh?
Vaccaboia ma allora devi piazzare a centrotavola un bel babalò di gommini (tipo “Haribò” no?) che ci hanno quelle forme di macchinina, orsetto, coca & cola, serpentello, culo-a-strisce, verga-variopinta etc. etc. etc. che a me mi piaccion un botto neh?
Va’ che ne vo ghiotto neh?

non sono riuscito a passare la mezzora, una palla incredibile
insopportabile il gigioneggiare continuo di tutto il cast, complice una sceneggiatura banale e stucchevole piena di enfasi gratuita che finisce per risultare odiosa
le atmosfere sono leziose e sopra le righe, per non parlare dell’accento bolognese così forzato da far apparire tutti delle ridicole macchiette
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