Golden Boy (Shueisha, 1995/1996)

Serie in 6 episodi tratta dal manga di Tatsuya Egawa, abbastanza nota in Italia per essere stata trasmessa da MTV nel suo periodo anime friendly.

Il protagonista è Kintaro, un ragazzo duro e puro: puro di cuore, duro di uccello. Ha abbandonato l’università perché non aveva più niente da imparare lì ed ha deciso di apprendere sul campo, girovagando con la sua mountain bike per il giappone in cerca di esperienze. In ciascun episodio (tutti autoconclusivi) finisce in un nuovo luogo, inizia un nuovo lavoro e conosce una nuova donna con la quale dovrà interagire.

Dietro ad un’apparenza di superficie, in cui Kintaro si mostra come imbranato, sempliciotto e pervertito, il ragazzo nasconde in realtà un’intelligenza emotiva raffinata, una grandissima determinazione e delle abilità strategiche fuori dal comune. In tutte le situazioni appare dapprima come uno sprovveduto e saprà poi invece risolvere le situazioni più intricate e dare lezioni di vita ai personaggi con cui interagisce, ottenendo da loro apprezzamento e riconoscenza. Il suo segreto è la sua grande capacità di osservare e saper apprendere con perspicacia gli insegnamenti che la sua esperienza di vita gli offre. Gira sempre con un taccuino nel quale prende appunti e fa schizzi su tutto ciò che ha visto, esperito e compreso, e ciò gli permette di apprendere e fare tesoro di tutto quello che gli capita. Le pagine del suo block notes sono simili al codex atlanticus di Leonardo, piene di scritte e disegni intricati e ed affascinanti. Quando pedala con la sua bici per i colli del giappone ripete sempre come mantra la parola “Imparo-Imparo-Imparo…”

L’ultimo episodio è bellissimo e metacinematografico (metacartoonico dovrei dire). Ambientato in uno studio di animazione mostra con ironia e senza disincanto quel mondo: le diverse professionalità coinvolte, le fasi e le modalità del lavoro, il duro stile di vita con ritmi serratissimi e stancanti. E uno dei personaggi è lo stesso Tatsuya Egawa!!!

Un anime che avevo sempre snobbato perché mi sembrava sciocco e superficiale, ed invece è appassionante e complesso, con tanti livelli di lettura e una spiccata vocazione valoriale. Portatore di messaggi profondamente etici ma al contempo indulgente e comprensivo verso i vizi e i difetti dell’umanità.

Bello, mi piacerebbe leggere il manga prima o poi!

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Ricordo con piacere (Sarà stato il 1998) l’episodio in cui la donna di turno era questa strafiga in sella a una Bimota che lei chiamava affettuosamente “Bimi” . Lui che mentre pedalava continuava a ripetere ossessivamente : “imparo,imparo,imparo, imparo…”

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Super quella puntata, con la tipa che si eccita con la moto che ritiene superiore agli uomini, e poi la mitica sfida acrobatica bimi vs bicicletta!!! Top!

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Ciao!

E si’! Un cartone animato nel quale la leggerezza potrebbe essere scambiata per superficialità, ma che errore si commetterebbe se lo si facesse!

Ciao!
C.

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