Golia (Roberto Marra - Stefano Salvatori, 2023)

Un ex giocatore professionista di Rugby affetto da demenza è rinchiuso in una casa di riposo dove solo l’amicizia di un ex professore paraplegico gli permetterà di mantenere un minimo di contatto con la realtà e di pensare ad una fuga…

Prime piazza nel suo catalogo questo film indipendente, opera prima dei due registi Salvatori e Marra con il secondo anche sceneggiatore, e fa centro. E’inevitabile il confronto con “Qualcuno volò sul nido del cuculo” perchè la RSA in questione accoglie anche malati psichiatrici come il protagonista. Gli eventi si svolgono infatti nel 1990 dove queste case di riposo erano prese come fonti di salvezza dalle famiglie che non potevano gestire certi casi a domicilio. Oggi mi dicono che esistono strutture specializzate per gli psichiatrici ma lascio l’eventuale smentita ai competenti.

Quello che rileva è il tentativo di dare uno sguardo a queste realtà “misteriose” dove quando entri da visitatore sembra tutto perfetto ma poi nel quotidiano avvengono le cose più infami. Io credo che chiunque abbia avuto una persona cara in queste strutture sa di cosa si parli. Sicuramente la rappresentazione fatta dai due registi è volutamente iperbolica, quasi da lager, ma sempre con un occhio al reale (significativo il passaggio nel quale la struttura viene accusata di accogliere certi malati solo per la retta costante assicurata dallo Stato).

Anche se il film è intitolato a Golia in realtà il vero protagonista è il professore che non vuole arrendersi e vede nel suo gigantesco amico la possibilità di sfiorare nuovamente la libertà attraverso la resistenza al sistema della RSA. Non è un caso che nella colonna sonora ricorra un paio di volte un “Bella Ciao”.

Da un punto di vista visivo la commistione con scene animate funziona ed accresce il pathos. Inoltre ci sono alcuni passaggi metacinematografici che possono spiazzare (il film in sala comune) ma alla fine tutti i tasselli vanno al loro posto.

La prova d’attore dei due protagonisti è convincente. L’ex carcerato Mirko Frezza affronta il ruolo in modo intensissimo ma quello che si conferma essere veramente un top è Giorgio Colangeli. Ci si innamora del suo professore anche dopo il twist finale che spiazza ma non delude. Anche i personaggi secondari fanno bene il loro lavoro, cioè alleggerire la tensione. Al di là di Giobbe Covatta che rispolvera per l’occasione il suo storico Vangelo, mi è piaciuto molto anche Pietro De Silva nella parte di un ingegnere stralunato.

Sicuramente non è un film perfetto. A mio avviso è un po’ discontinuo nel ritmo degli eventi ed il finale sembra arrivare troppo presto. Anche la fotografia alla fine è più da videomaker. Tenuto conto però che si tratta di un’opera prima direi che senz’altro è un prodotto apprezzabilissimo.

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Oltre al disinteresse che pubblico italiano ha per i film che non siano commediole o paraculate come quello della Cortellesi c’è anche da dire ma questi realizzatori si devono mettere in testa che già a partire da un manifesto accattivante tu puoi cercare di attrarre spettatori in sala. Ma se invece allestisci delle zozzerie come quella fatta per questo film è ovvio che nessuno sarà mai interessato ad andarlo a vedere.

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Non vorrei sbagliare ma credo non sia mai uscito in sala. Solo festival internazionali e poi Primevideo.

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Menomale che Prime Video ha un occhio di riguardo per certe produzioni… a me è piaciuto… forse il finale si poteva sfumettare (a tutti gli effetti) di meno… ma rimane una produzione dotata di una grande dignità

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