Già da qualche tempo avevo notato la mancanza di una scheda su questo film, e visto che ne stavamo parlando con @schramm nel topic dedicato a “Tutti giù per terra”, mi è sembrato doveroso crearla. Mi sembra che non possa mancare su un forum come questo, sono sicuro che i cinefili venturi lo “rivaluteranno” e lo riscopriranno come noi ci diamo all’archeologia filmica più remota.
Come già dicevo nel topic succitato, nel film il melodramma fa fatica a convergere verso una materia complicata come può essere quella del porno, soprattutto quando la forza motrice a cui viene affidata questa convergenza - e cioè la protagonista - risulta poco caratterizzata e senza profondità. Sarebbe stato convincente, invece, oltre che puntare tutto sul tema della malattia e a quello della mortalità del corpo (con cui una pornodiva lavora e sopravvive), capire le ragioni che sottendono la scelta di lavorare in quell’anfratto: quest’ultimo punto, in particolare, sembra tirato via, sbrigativamente risolto buttando la questione sui rapporti di forza tra uomo e donna, e sul fatto che quest’ultima tragga piacere e vitalità nel sapere di avere un potere illimitato sull’uomo, giacché irresistibile. Peccato perché sarebbe bastato un piccolo sforzo in più per avere un’opera unica (anche se, a suo modo, lo è già). E peccato anche perché il resto sembra funzionare abbastanza bene: il dietro le quinte del mondo a luci rosse mi sembra ben messo in scena (quasi dal vero, visto l’impiego di attori e attrici presi da quell’ambito), con la noia dei suoi tempi morti e con la frenesia di registi perpetuamente frustrati che tengono in piedi un teatrino tutt’altro che entusiasmante. Elisabetta Cavallotti (già nel ruolo di maestra in “Tutti giù per terra” dello stesso Ferrario), protagonista assoluta che si dà tutta (letteralmente) per il film, è praticamente perfetta, col volto pregno di desiderio, ma senza mai nascondere una certa amarezza, personificazione estrema di una donna spaccata tra amore, morte e libertà. Una libertà posticcia, ma in cui la protagonista crede in modo ingenuo, ma anche in modo spavaldo e tenace, tanto da prostrarsi davanti a un agente che l’ha sempre voluta nella sua scuderia - come se nel suo darsi ci fosse la libertà di dominare, anche passivamente.
Insinna nei panni di un uomo (anch’egli malato) che si innamora della protagonista dopo averla incontrata in ospedale: di solito è molto criticato, ma qui secondo me funziona bene nel suo essere remissivo e nel lasciare qua e là elementi che lasciano presagire a quale epilogo sarà destinato. Tutto il cast sembra cavarsela, compreso Gobbi, già arruolato da Ferrario per “Tutti giù per terra”, per “Figli di Annibale” e, dopo una decina d’anni, anche per “Tutta colpa di Giuda”. Luxuria in un breve cameo come in “Tutti giù per terra”.
Indimenticabile il dolly su di un set a luci rosse mentre si gira una scena hard pavimentata da una moltitudine di schermi televisivi accesi.
ricordo di averlo percepito come una sorta di crasi tra una cripto-biografia di moana pozzi (quasi a mo’ di amami ma con più ambizioni autoriali) con bio-riferimenti all’allora situazione critica medica di mara redeghieri di cui ferrario era molto amico (a riprova, kemiospiritual venne se non erro usata nei titoli di coda) - peraltro anche la pozzi morì per tumore al fegato. ricordo una partecipazione straordinaria delle mai abbastanza rivalutate officine schwarz, che per un decennio buono ho seguito ovunque si muovessero, in un centro sociale romano - il forte prenestino, se non ricordo storto. fu la cosa che più mi sorprese del film, anche perché totalmente scollata dal resto, che ho per inciso totalmente rimosso. come il suo sodale chiesa (anch’egli a un certo punto satellitare alla parabola dei CSI), ferrario è artefice di un cinema che non mi va granché a genio.
Certo, sul fatto che fosse ispirato alla storia di Moana era abbastanza palese, però è vero, anche Mara degli Üstmamò attraversò l’esperienza del tumore - anche se non sapevo che era amica di Ferrario.
“Kemiospiritual”, se non ricordo male, appare nella scena in cui la protagonista si sottopone al trattamento di chemioterapia; la stessa scena in cui, poco dopo, la canzone va in fade-out proprio perché c’è il primo incontro tra la Cavallotti e Insinna.
Sul parallelo tra Chiesa e Ferrario: potrei darti ragione se penso a “Se devo essere sincera” (che pure non era malaccio) o i più recenti, ma se penso a “Dopo mezzanotte”, “Tutti giù per terra” e questo, benché non riuscitissimo come gli altri due, mi sembra che Ferrario lo scavalchi di parecchio, perlomeno dal mio punto di vista.
PS grazie per aver sottolineato le officine schwarz, non ho mai ascoltato nulla della loro produzione. Approfondirò sicuramente
Io kemiospiritual la ricordo più lanciata nei titoli di coda. Le OS andavano assolutamente esperite live. Le produzioni discografiche sono notevoli ma non danno minimamente idea dell’impatto scenico devastante. Quando sono apparsi in questo film erano ormai al crepuscolo e a un niente dallo scioglimento e chi li ha seguiti lo nota. Un cameo molto lunare.
La scena che ho citato la ricordo abbastanza bene, perché anni fa stavo cercavo il trailer del film, ma trovai solo la sequenza che ho descritto sopra, e lì c’era proprio “kemiospiritual”. Non viene utilizzata nei titoli di coda, ma il tuo ricordo non è del tutto errato perché la canzone accompagna le immagini che compongono il finale e che, in un certo senso, risolvono il film.
Sui titoli di coda sentiamo “Maman va rentrer” di Giorgio Canali. Quest’ultimo presente nel film supportato dai Tangòsh in un concerto a cui partecipa la protagonista.
Pensa che l’apparizione di canali per quanti sforzi faccia non la ricordo assolutamente. Son pur passati 26 anni…
anche questo visto in sala,e mi fa un certo effetto sentir parlare di archeologia,perche’ di questi film ,come per tutti giu x terra,ho un netto ricordo,contrariamente alle ultime uscite al cinema che faccio,e sempre piu di rado..comunque si buon film con un netto richiamo a Moana ,taglio documentaristico del mondo del porno come credo mai fatto nel cinema italiano,e pure qui cast azzeccato decisamente,c era Grimaldi nel ruolo del regista hard (che ricorda fisicamente un po Massacesi)
Be’ certo, capisco, lo stavo dimenticando anch’io. Me ne son ricordato solo perché mi hai “costretto” a pensare ai titoli di coda. Da lì l’associazione all’apparizione fugace di Canali.
Parlavo di “archeologia” non perché questo film lo sia per noi, ma per via del fatto che un giorno anche quest’opera sarà archeologia come noi facciamo dell’archeologia quando scaviamo nei film degli anni '40, '50, ecc.
si ,è solo una riflessione personale non voleva essere una critica ,parlo per me,gli ultimi anni sono stati cinematograficamente osceni ,quindi questi film mi restano scolpiti nella memoria,ho la sensazione,distorta,che non siano archeologia,ma attuali quasi
Figurati, non l’ho avvertita come una critica, temevo solo di essermi espresso in maniera poco precisa. Sono d’accordo con ciò che hai scritto, ho avuto e ho le stesse sensazioni rispetto a certo cinema italiano contemporaneo.