Uno dei più conosciuti film di Adachi, il più “ideologo” tra i rappresentati del cinema pinku più sovversivo.
La pellicola segue le vicende di quattro studenti (due ragazzi e due ragazze) che hanno deciso di dichiarare guerra al sesso per come viene inteso dalla società degli adulti, e cercano quindi di vivere una sessualità libera (si accoppiano tutti insieme) ma al contempo intesa solamente come atto d’amore generativo, con l’obiettivo di astrarre i sesso dalle sensazioni corporee.
Una di loro però, dopo essere rimasta incinta del gruppo, seduce/si fa sedurre da un suo professore con cui va a letto; per il gruppo è uno smacco totale, i ragazzi cercano di ripercorrere con lei ciò che ha fatto, le motivazioni che l’hanno spinta, le sensazioni che ha provato. Lei stessa è confusa e non sa capire.
In un delirio di teorie politico/militanti di critica sociale (in un’ottica tipicamente giapponese che a mio giudizio un occidentale non può capire fino in fondo) si arriva a ipotizzare che in una società capitalistica l’unico modo in cui può essere veramente concepito il sesso sia la prostituzione, lo scambio merce/denaro, e la ragazza viene spinta dal gruppo a prostituirsi per capire se in questo modo riesce a provare delle sensazioni accomunabili a quelle della società degli adulti.
Questa ricerca risulta infruttuosa e dolorosa, tutto il film è nichilista e pervaso da una costante atmosfera di morte, amplificata dalle lettere di giovani suicide che vengono per tutto il tempo lette come sottofondo alle tristi vicende della ragazzina.
Visto nel cofanetto Pink Films, la pellicola è introdotta da un interessantissimo contributo di un critico che racconta anche tutta la carriera e l’evoluzione Artistica di Adachi, dalle prime sperimentazioni artistiche all’attivismo politico fino ai 30 anni trascorsi in Palestina con l’armata rossa giapponese, delineando anche il contesto cinematografico nel quale si sviluppa il pinku eiga, tra le idee dei cineasti rivoluzionari sperimentali e i mezzi economici della yakuza.
Il film è uscito anche in Italia per Rarovideo (dvd ormai introvabile anche a pagarlo a peso d’oro).