Hamilton, Bernie Hamilton

Bernie Hamilton portava un nome forse più adatto ad un cane. O a quel cavernicolo protagonista della più famosa serie animata dei sessanta. E che sia passato attraverso Luis Bunuel, la blaxploitation e film coraggiosissimi, mi importa poco.

Per me è resterà sempre il capitano Dobey.

Un omone nero messo lì a comandare due sbirri bianchi. Nel più importante telefilm poliziesco di ogni tempo. Per molti la miglior serie televisiva di ogni tempo, punto e a capo.

Caspita se mi dispiace e, per una volta, mi è scesa pure la lacrimuccia.

Sì perchè io in compagnia di questo qua ci sono stato parecchio. 100 episodi circa. Un’ora ciascuno. Li ho visti tutti almeno quattro volte arrivando pure a dodici nel caso di puntate doppie o triple. Ho passato più tempo con Dobey di quanto alcuni prezzolatissimi critici ne abbian trascorso nella visione di tutto il cinema che conoscono. Ma proprio di tutto.

L’ho quasi sempre ascoltato in italiano ma non ho mancato di apprezzarne la caratteristica rappata nelle puntate mai trasmesse qui da noi. E la “&” che spesso leggete nei miei scritti, avrete capito benissimo tutti da dove l’ho presa in prestito.

Arrivederci caro.

Come non sottoscrivere questo post, il grande capitano Dobey, presente in quasi tutte le 92 puntate della serie, burbero e pragmatico ma anche grande uomo di saggezza ed amico dei due, un terzo passeggero del pomodoro a strisce solo però seduto alla scrivania invece che nel sedile posteriore…

E poi il suo modo di chiamare bruscamente il riccioluto “Starsskyyy!!!”

…mi mancherà.
Pezzi della mia infanzia e giovinezza che continuano ad andarsene…

a parte le sempre ottime uscite col duo della Ford Torino, è in due cult-blax come Bucktown , The Organization e il bellissimo the Jackie Robinson Story, r.i.p…