Hates - House At The End Of The Street (M. Tonderai, 2012)


http://www.imdb.com/title/tt1582507/

Non gli avrei dato due lire e infatti non è che l’abbia trovato un gran film, però secondo me merita comunque la visione.
Non è particolarmente originale eppure riesce comunque ad esserlo con un paio di sottigliezze inaspettate e con alcuni twist efficaci ed inattesi.
La storia (peraltro scritta da Jonathan Mostow) sembra stra-abusata ma in realtà riesce a prendere delle direzioni diverse da quelle verso le quali il film sembrava incanalarsi.
Sembra il classico film con mamma e figlia che traslocano in una casa nuova e vengono a sapere di un delitto commesso anni prima a due passi da loro ma poi le carte si mischiano un po’. Non troppo ma quanto basta per dare al film una sua originalità.

Protagonista femminile è Jennifer Lawrence, sempre brava e bella (ma solo io la trovo antipatica?), le cui tette vengono continuamente valorizzate dal regista, che, pur non mostrandole mai, le evidenzia compiaciuto. Non è un caso che per l’ultima mezz’ora di film la Lawrence giri in canotta bianca (vecchio trucco usato più volte per glorificare la tettona di turno. Che poi non è che abbia chissà quale seno ma viene mostrato (senza che peraltro si veda nulla) come se fosse un capolavoro della natura.
Nei panni di sua mamma c’è Elisabeth Shue, ormai condannata al ruolo di super milf.

La regia di Tonderai (che apprezzai in Hush) non è ispiratissima, però tutto scorre senza particolari intoppi.

Ho capito solo ora il perché del titolo HATES nella versione italiana. È l’acronimo di House At The End of the Street. Che cretinata.

Ho visto il film su Sky, tra l’altro è pure disponibile on demand.

Sì, più che lei sono i personaggi che interpreta a generare una certa qual antipatia. Tralasciando i vari “Hunger games”, che per il momento mi rifiuto di vedere, ne “Il lato positivo” e soprattutto in “American hustle” è appunto presente una percentuale di “respingimento” nei suoi confronti, che non ha nulla a che vedere col suo indubbio talento (e sex-appeal). Mi piace, fra l’altro, perchè è fra le poche attrici yankee che ha l’aria di fare almeno 3 pasti sani e regolari al giorno, senza tante smanie di magrezza. Impagabile, in tal senso, quando venne intervistata da David Letterman in una puntata del suo show, credo un anno e mezzo fa circa: il conduttore mostrò alcune sue foto in cui appariva decisamente sovrappeso (ma devo dire che, personalmente, non mi spiaceva nemmeno in versione “pacioccona”). Lei reagì con eleganza e autoironia magistrali. Indi: “antipatica” solo per contratto, diciamo così. Lo stesso non si può dire di certe attrici italiane, più o meno “ggiovani”…