Disponibile su Netflix
Film d’animazione a più mani composto da diversi episodi tenuti insieme dal fil rouge di una malefica sfera verde proveniente da posti oltre lo spazio e le dimensioni.
Quando da adolescente lo vidi in sala provai una certa delusione. Io che andavo in giro con il giubbotto pieno di spille e toppe mi aspettavo un’esplosione di metallo modello NWOBHM mentre mi dovetti accontentare della Mob Rules degli inossidabili Black Sabbath. Il resto era un po’ di Hard Rock commercialotto piuttosto che di New Wave (Devo).
Anche la storia ed i disegni mi lasciarono perplesso al di là delle abbondanti nudità e di alcuni momenti splatter.
Fortunatamente si cresce e così alla fine questo Heavy Metal è diventato un mio culto personale.
Il film è l’adattamento di alcuni racconti pubblicati sull’omonima rivista americana che a sua volta era la versione USA della famosissima rivista francese degli anni ‘70 Metal Hurlant. I temi e stile mi ricordano tanto i fumetti della EC Comics (Tales from the Crypt, Weird Science).
Ivan Reitman è il produttore e Dan “Alien” O’ Bannon è lo sceneggiatore dell’episodio più creepy (B17). Segnalo anche il grande Bernie Wrigthson (Swamp Thing) alle matite dell’episodio secondo me più divertente. cioè Captain Sternn.
Le scenografie sono curate da Mike Ploog, grande disegnatore dei marvelliani Ghost Rider e Licantropus.
Il film è comunque sconclusionato, un patchwork di situazioni completamente slegate ed in certi casi assurde (es. l’episodio So Beatiful & So Dangerous) ma preso nel suo complesso è divertente.
Dicevo poi, tanti nudi e sesso quali non si era abituati a vedere in un cartone animato. A riguardo allora va segnalata la scena della vestizione di Taarna nell’ultimo episodio che trasuda erotismo più di tanti film vorrebbero essere dichiaratamente pruriginosi.
Nel 2000 è stato fatto un sequel intitolato con molta fantasia Heavy Metal 2000