Human Desire - La Bestia Umana (F. Lang, 1954)


Ho colpevolmente visto per la prima volta soltanto ieri questo film di Fritz Lang tratto da un romanzo di Emile Zola che conosco molto bene e al quale sono molto affezionato.
Mah, devo dire che mi ha un po’ deluso. Non che sia un brutto film, anzi, ma la rilettura del romanzo di Zola prende una direzione particolare che porta a trascurare alcuni aspetti che per me erano fondamentali.
Manca tutta la metafora e l’importanza del treno (nel romanzo davvero fondamentale) e Lang in qualche modo stravolge il senso del romanzo modificando le psicologie dei personaggi.
Resta un noir molto classico e ben fatto, con alcune soluzioni visive bellissime (grande uso di geometrie, linee rette ed ombre) e tre attori molto efficaci ma il fatto che il mio amato romanzo naturalista sia stato adattato solo in minima parte mi è un po’ dispiaciuto.

Che poi il romanzo aveva avuto un altro adattamento alla fine degli anni '30 diretto da Jean Renoir con una fantastica coppia di protagonisti (Jean Gabin e Simone Simon), molto più fedele allo spirito dello scrittore parigino. Tra l’altro si intitolava come il romanzo (La Bête Humaine, appunto) ma in Italia è stato chiamato “L’Angelo Del Male” mentre invece il film di Lang è stato intitolato “La Bestia Umana” nonostante il titolo originale fosse “Human Desire”. Una scelta discutibile.

Ho visto il film dal dvd Sinister. Il master è buono (ma non certo impeccabile, ha diversi problemi) e l’audio inglese è eccellente.

Sono d’accordo.
Devo dire che io trovo quasi tutto il Lang americano sempre godibile, ma comunque frenato dal sistema hollywoodiano nel quale è stato un esecutore, più che un autore. Ha girato sempre bene, ma con storie deboli sia nella psicologia che nei finali.
Ovviamente con alcune eccezioni, su tutte direi “Sono innocente” e “La strada scarlatta” (altro adattamento di un romanzo già filmato da Renoir).

“L’angelo del male” è un film nettamente superiore. In Italia è presente l’edizione integrale nel dvd della Stormovie.

Non è il suo migliore ma a me piacque, la capacità di Lang di farti inorridire per un omicidio senza mostrartelo davvero qua funzionava molto. E il protagonista rendeva benissimo il tormento dettato dal senso di colpa. Lo preferisco ad altre cose più celebrate del regista come La donna del ritratto, per dire.


(In effetti, riprende molto le tematiche de La strada scarlatta che era senz’altro più riuscito. Però ha il suo perché)