I 50 anni di Playmen

Celebrati con un articolo interessante sul corriere: http://www.corriere.it/extra-per-voi/2017/03/28/mezzo-secolo-hard-core-all-italiana-nudo-carta-che-cambio-storia-costume-9cac062c-13f1-11e7-a7c3-077037ca4143.shtml

Si menziona anche un libro appena uscito che mi intriga… giudizio degli esperti?

Se ti riferisci al libro di Passavini Porno di carta (uscito per lo stesso editore che ha pubblicato il libro sul cinema italiano a luci rosse, di cui questo è una sorta di complemento sul versante cartaceo), è un volume interessante e molto godibile, anche se quasi interamente circoscritto alle vicende di una specifica casa editrice, che è stata senza dubbio la più importante del settore, ma che sarebbe forse stato auspicabile contestualizzare nella cornice più frastagliata della storia dell’editoria pornografica nel nostro Paese. Un settore che resta per molti aspetti ancora oscuro e molto difficile da indagare e da ricostruire. Ricordo solo che le riviste porno sono le più difficili da recuperare e storicizzare in modo sistematico. Un libro comunque tutto da leggere, molto istruttivo e a tratti illuminante. Consigliatissimo.

Andrea mi sono sempre chiesto se, Hedman a parte, i protagonisti indigeni dell’età d’oro del nostro porno finirono mai sulle riviste pornografiche dell’epoca, intendo attraverso foto di scena dai film o per servizi esclusivi realizzati apposta. Oppure se gli stessi si dedicavano esclusivamente al cinema, mentre per i servizi hard es. Le Ore usavano altri personaggi italiani (non attivi nel cinema invece). Il tuo libro non ne parla, quindi domando…

Che io mi ricordi, perlomeno nella prima fase, i giornalini licenziosi tricolori si limitavano a riprodurre biecamente i contenuti di altre riviste, suppongo nord-europee, costruendoci delle storielle francamente poco credibili ma a loro modo divertenti

mi viene da dire che non c’era nessuna tutela del diritto d’autore sull’argomento per cui in sostanza ciascuno poteva fare bene o male quello che gli pareva, ovviamente sotto il capestro della magistratura come riporta l’articolo iniziale

per cui forse da un certo punto di vista chi glielo faceva fare a un editore nostrano ad andarsi a impelagare a produrre autonomamente quando poteva prendere roba estera e riciclarla, che tanto per il pubblico italiano basito dalla novità gli bastava e avanzava

restando nell’ambito delle supposizioni mie gratuite, discorso diverso è ovviamente per Playmen o per le riviste quando entrò la banda di Schicchi, perchè pubblicavano materiale di persone molto conosciute nella società italiana e allora il discorso poteva essere molto diverso

poi a mio parere, Andrea forse non sarà d’accordo, hanno fatto più i giornalini che non i film a stroncare il comune senso del pudore in Italia