Con Giovanna Lenzi, Alberto Farnese, Laura Troschel, Victor Vidmark, Olimpia Di Nardo, Michelangelo Jurlaro, Tony Valente, Pascal Persiano, Giorgio Ardisson
Ancora un’altro film “culturale” di Pastore (sempre con la sceneggiatura della moglie), questa volta tratto da un suo libro (“Antologia di un sogno”, raccolta di racconti della trasmissione radiofonica “Io e lui”, edito da Remo Croce) e simile (non solo per l’esito finale) ad “Apocalisse di un terremoto”, sia per il massiccio uso dei flashback, per il tono sentimentale di alcuni frangenti e per il particolare contesto in cui è ambientata la vicenda (siamo in Afghanistan e il manifesto inquadrato nella prima scena rimanda alla guerra del 1979-1989).
I flashback dei vari protagonisti (quello più corposo è quello di Farnse) fanno abbastanza pietà per la banalità delle vicende presentate: la moglie di un mercenario, ad esempio, viene quasi rapita e violentata e il marito si fa giustizia da solo uccidendo uno dei rapitori in un’affollato mercato (!) senza che la polizia, che accorre quando il mercenario sta per uccidere un altro, gli faccia nulla. Il tutto chiosato dal tremendo siparietto con due poliziotti che commentano il tutto. A parte le varie storie di vita vissuta, non c’è nient’altro. Il momento più tremendo forse è quello verso il finale con la storia del soldato sopravvissuto sulla sedia a rotelle e la storia della moglie che ha tentato di ucciderlo.
La realizzazione è miserrima: l’Afghanistan è ricostruito con un montarozzo di terra, qualche soldato qua e la e il sonoro delle mitragliatrici; riconoscibile in una scena Ceri, già usata da Pastore in “Occhio alla vedova”. Terribili anche gli interni, con una terribile tappezzeria nel fintissimo ufficio del comandante. La regia spesso usa la camera a mano e fa ampio uso di filmati di repertorio per dare più credibilità al tutto.
C’è pure qualche scena di sesso prolungata, ma ovviamente quando nel caso della Lenzi, moglie del regista, non si vede assolutamente nulla tanto che quando si sta per spogliare la regia stacca subito.
Non capisco, cosa volesse fare Pastore con questo film: non si empatizza nemmeno per un momento con i protagonisti manco quando raccontano la loro vita e nemmeno il discorso della guerra è trattato decentemente.