beh secondo me la questione è vieppiù un pò più complessa, come dicevo in apertura l’ho vissuta abbastanza di riflesso e quando ci sono entrato più dentro il grosso era ormai passato
il periodo di riferimento generale è stato quando ci si è messi alle spalle i favolosi e maledetti anni '70 e si iniziavano ad affermare i nuovi modelli per le tribù giovanili come i paninari ma pure persino i dark, con i loro dress code e i loro valori senza entrare nel merito di quali fossero
un mondo giovanile che iniziava a cambiare radicalmente e questi che invece erano un pò il colpo di coda degli hippie, capelloni, abbastanza malvestiti con i loro vesponi fuori moda e le citroen del decennio precedente, additati da tutti gli altri come sballoni che iniziavano dalle canne e chissà dove arrivavano (in parte poi è andata anche davvero così)
dal punto di vista musicale, per sentito dire, si parlava di musica inconcepibile e inascoltabile che ogni tanto si sentiva per strada uscire a palla dalle autoradio di questi pigri, che a Pescara identificano i meticci zingaro/giostrai/indigeni e/o i delinquentelli di basso cabotaggio, ma anche da parte di qualcuno già di rango più elevato nella scala sociale che frequentava l’unica discoteca della zona che proponeva questo genere di musica e che veniva bollato come “uno che va al Focus”
poi per quanto mi riguarda un giorno un mio amico, che fu il primo ad avere il radione che duplicava le cassette (a Pescara chiamato anche il bambinello), mi copiò una di queste famigerate cassette, che nelle zone dove c’era più seguito avevano il nome del DJ e un numero mentre nella mia c’era scritto solo Afro
ebbene sì una scoperta, la prima volta che l’ho sentita ricordo di avere pensato ma che cazzo è sta roba, però pure ma quasi quasi la riascolto che non capisco e poi ancora
questo documentario penso avesse l’intenzione di dare anche un pò di giustizia a questo mondo, di aprire uno squarcio non troppo dissimile da quello aperto nel cinema bis a un certo punto della nostra storia
questi ragazzi è vero, molti sono finiti sottoterra col valvolone nel braccio, ma erano comunque una tribù con le loro idee di fondo nè più nè meno come le potevano avere chi si poteva permettere le timberland e il moncler oppure che si vestiva col cappotto nero pure quando andava al mare, e musicalmente parlando si basava su DJ che non mettevano dischi a caso ma si inventavano stili e combinazioni che poi hanno esportato con profitto in tanti posti del nord europa assieme all’italo-disco più tradizionale
gli afroraduni continuano imperterriti in giro per la penisola, su youtube spuntano ogni giorno ragazzi che all’epoca evidentemente non erano ancora nati che si cimentano con le basi di 40 anni fa in certi casi veramente molto bravi
perchè come diceva una scritta con la vernice spray che avevo davanti alla finestra quando facevo le superiori AFRO’S NOT DEAD!