I viceré (Roberto Faenza)

In uscita nelle sale il 9 novembre.
Mi aspetto una buona pellicola dall’ottimo Faenza.
Vi segnalo la presenza di nientepopodimeno che…Biagio Pelligra!

http://www.cinematografo.it/bancadati/consultazione/schedafilm.jsp?codice=47542

Caltiki con quel link si apre solo la funzione ricerca :-p

modificato…:slight_smile:

ok… allora cancello il post precedente… così anche tu può cancellare la risposta, ok? :wink:

Non vedo l’ora.
Sono esaltato solo al pensiero.
I Vicerè di De Roberto rappresenta una tappa fondamentale della letteratura di genere (e non) in Italia.
Speriamo che Faenza non tralasci la pervasiva venatura “scapigliata” del romanzo perdendosi nei meandri della critica.

Menzione particolare alla spelndida locandina…

quanti ricordi!!
una buona porzione di film è stata girata qui a catania, sfruttando mirabilmente “il meglio” del nostro centro storico:)

il montatore del mio ultimo corto si è occupato, per un certo periodo, del montaggio “in diretta” del girato per Faenza;)

Visto ieri sera. Un film che consiglio a tutti: ben fatto, bella fotografia, belle ricostruzioni storiche, costumi, ottime le interpretazioni di tutti gli attori, su tutti lo straordinario Lando Buzzanca (che, per certi versi, interpreta una parte assimilabile a quella del cav. Costante Nicosia).
Biagio Pelligra (gran bel volto cinematografico, debbo dire) fa il maggiordomo e c’è pure Antonio Cantafora.
C’è però da fare un rilievo: il film purtroppo indugia più su temi corollari (la relazione tra la giovane Uzeda e Giovanni, la personalità di Consalvo), trattando limitatamente il nucleo rivoluzionario e di denuncia originario del romanzo di De ROberto.
Comunque un buon film, si esce dalla sala con-almeno-l’idea che qualcuno che sappia fare cinema in Italia esiste ancora.

I Viceré
Il romanzo di De Roberto avrebbe meritato un adattamento di più alto livello
di Paolo Mereghetti

http://mediacenter.corriere.it/MediaCenter/action/player?uuid=34a8a39a-8e05-11dc-8287-0003ba99c53b&rcsrid=vaschettaMC_corriere_11

Come si suol dire
“meglio di niente”…!

Andrò a vederlo dopodomani,la recensione di Caltiki(grande amante e conoscitore di Cinema con la C maiuscola) mi rincuora e mi fa ben sperare.

Ma…

il feto deformato nel barattolo di vetro sotto formalina si vede?

ditemi di si…è così dannatamente scapigliato…

Esagerato! sono un modestissimo cinof…ehm, cinefilo e stop.

Si vede, si vede (ed è proprio brutto, ragassi)

[brevissimo ot che il moderatore può eliminare senza alcun indugio…
non essendo (ancora per poco) un platinum non ho modo di vedere chi mi scrive le rep.
rispondo a chi mi domandava info che può trovarne di esaustive visitando la pagina myspace segnalata nel mio profilo, oppure aggiungendomi su msn. scusate ancora la parentesi:oops:]

preciso che il montatore di cui ho parlato sopra, ovvero Riccardo Sgalambro (a cui io devo molto, sia affettivamente che -tra virgolette- “professionalmente”), non ha montato il film di Faenza, aveva una postazione sul campo e montava il girato in modo da offrire al regista anteprime delle sequenze.
in seguito, dopo alcuni problemi, è stato sostituito.
è invece catanese il montaggio del trailer (opera di una montatrice, Simona Brancè, sempre della “scuola” di Sgalambro).

Visto Giovedi` sera in dvd, bellissimo. Non ho letto, mea culpa, il romanzo, ma ora so che lo devo fare. Non riesco a trovare una pecca, dalle riprese, alla recitazione, alle musiche, ai costumi, alla fotografia. Un film necessario e assolutamente da vedere. Certo che Faenza ne ha fatta di strada dai tempi di Escalation :slight_smile:

Una domanda, ma la frase inziale del film, di chi è?

Non l’ho visto. Me la citi? Comunque sì, il romanzo va letto. Il miglior testo verista assieme a Mastro Don Gesualdo.

Più che scapigliato, tipicamente verista. Il gusto per il patologico era proprio una loro fissa, vedi scritti di Capuana.

Ci fu un punto di contatto tra verismo e scapigliatura. Precisamente nella raccolta “Per le vie” di Giovanni Verga. E’ quello che intendo in questo caso.

Sì, ma in realtà il gusto per il patologico ha connotazioni diverse nelle due correnti. Più scientifico l’approccio verista (il riferimento alle tare genetiche, come ad esempio la pazzia ereditaria della famiglia aristocratica rappresentata da De Roberto), più provocatorio e anti-borghese quello scapigliato. Poi è chiaro che i punti di contatto si trovano; Capuana ad esempio deve molto alla tradizione del romanzo nero/gotico per il suo il Marchese di Roccaverdina.

Ma una cosa non ho capito:

la tizia crede di avere i figli tutti morti, ma in realtà glieli ammazzano al parto, giusto?

Non so. Nel romanzo ricordo che le era nato 'sto freak e lei l’aveva conservato in formalina. Il tutto si ricollegava all’idea che il sangue della famiglia fosse “malato”, come attestato dalla pazzia di Don Blasco. Non rammento si parlasse di infanticidi, ma può essere.

Perchè

nel film pare chiaramente che al momento del parto la puerpera usi un coltello per ammazzare il feto e far credere alla sventurata che era l’ennesimo figlio nato morto

Nel romanzo una descrizione simile non c’era.