Igla - The needle (Rashid Nugmanov, 1988)

Sorta di droga movie kazako, opera difficilmente classificabile, che si nutre di un humus profondamente sociale ma che si muove su binari da cinema di genere, rivelando al contempo un’anima decisamente sperimentale. Realismo cinematografico che si spoglia, svelando bagliori metafisici baluginanti al di sotto del sottile strato di trasparente pelle che ricopre il corpo nudo di questo film affascinante.
Seguiamo le vicende di un protagonista un po’ istrionico, che incrocia il suo cammino con una banda di teppistelli di periferia ed un’infermiera resa morfinomane dal chirurgo della clinica in cui lavora, che sfrutta la dipendenza della ragazza per avere una base logistica per lo spaccio della morfina. Paesaggi urbani dismessi profondamente sovietici che si alternano ai paesaggi desertici desolati e quasi metafisici delle rive del mar Caspio, coi relitti di navi lasciati ad arrugginire in mezzo al nulla. Sia negli ambienti che nei personaggi l’elemento comune è la desolazione, l’abbandono, l’incuria. Grande cura per l’aspetto visivo che in certe inquadrature trasuda un fascino quasi magnetico.
Un uso particolarissimo della componente sonora, con una selezione musicale davvero eterogenea, in cui predominano brani disco-elettronici sovietici anni 80 ma in cui c’è spazio anche per indie rock, post rock, musica sperimentale e pure per “Non succederà più” di Claudia Mori. Dissonanze, distorsioni ed eco alterano gli effetti sonori della pista audio creando sensazioni di spaesamento ed allucinazione. L’attore principale, Viktor Tsoy, dev’essere fondamentalmente un musicista, ed infatti cura le musiche ed il suono del film.
Un film davvero particolare che mi ha colpito; ci sono incappato sfogliando la filmografia dell’attore Alekandr Bashirov, che ho conosciuto nelle vesti di interprete e regista ne Il tallone di ferro dell’oligarchia (sua unica esperienza dietro la mdp), altro film spiazzante che fa un uso singolare di una colonna sonora quasi post rock.
Ho come idea che ci sia una sorta di new wave del cinema sovietico del periodo a cavallo della caduta dell’URSS di cui non so niente ma nel quale sono casualmente incappato e che a dirla tutta mi sembra molto molto intrigante.
Nugmanov nel 1993 è arrivato anche alla Mostra del cinema di Venezia con un film che si chiama Selvaggio Est e parla di un gruppo di nani che fugge dal circo… La voglia di recuperarlo è alta!
Segnalo infine che lo stesso regista ha girato nel 2010 Igla remix, che dev’essere una sorta di remake o seguito, realizzato con gli stessi attori ed utilizzando archive footage di Tsoy, che nel frattempo era deceduto nel 1990.

FILM COMPLETO youtube sottotitolato in inglese

https://www.youtube.com/watch?v=z91WYOewHG4

Sul tubo è visibile anche il succitato Igla remix, purtroppo però senza sottotitoli.

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Domenica mattina trovi un topic del genere da leggere, clikki per curiosità sul tasto play e ne rimani letteralmente rapito.
Un cinema visivamente inedito, perfettamente definito da @Frank_n_Furter come una corrente new wave del cinema sovietico, i personaggi sembrano materializzare quel disagio apparentemente senza futuro degli ultimi anni della cortina di ferro, dove tutto sembra irraggiungibile, oserei dire metaforiche le immagini di 1997: fuga da New York che passano alla TV disturbate a ripetute, fanno apparire la situazione come una prigione senza via di scampo, dove i gggiovani si rifugiano nella delinquenza e nella droga, Moro il protagonista vuole come accendere una luce di speranza, col suo fare spavaldo e giustiziere, più americano che russo, talmente spavaldo che se ne fotte persino delle coltellate che prende..

Solo un anno dopo sarebbe crollato il muro di Berlino e pochi anni dopo Gorbachev si sarebbe dimesso ponendo fine all’USSR.
Correggo @Frank_n_Furter sul dettaglio delle zone desertiche, si tratta di un già prosciugato Lago di Aral, ricordo vivido solo in vecchie cartine sbiadite ai tempi della scuola.

PS: Tra i tanti rimandi “internazionali” del film, si sente più volte parlare in altre lingue, non ho colto quella del “Signor Pantalone” e tutte le frasi che ne conseguono sul finale.

Come già detto sopra, il protagonista Viktor Tsoi, leader dei Kino, rockstar leggendaria in Russia, ci sono statue e francobolli dedicati a lui, ma qui in forum credo sia conosciuto solo da @bastardnasum, e dire che a suo tempo suonarono anche in italia:

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Comunque niente, a fine film, mi è partito un breve ed esaustivo video che vi consiglio per approfondire sul personaggio.

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Viktor Tsoy, originario di una antica famiglia coreana deportata in Kazakistan durante le purghe staliniane.
E’ stato una figura leggendaria nella musica rock-post punk-darkwave-new wave russa degli anni '80 con il suo gruppo Kino, con una popolarità ed una fama pari solamente (e forse di più) ai Grazhdanskaya Oborona di Egor Letov e a Yanka Dyagleva, le maggiori figure ed esponenti del cosiddetto sibirskiy pank / siberian punk che tanto ha influenzato la musica “non di stato” della Russia anni 80

Ci son canzoni bellissime, come “Zvezda” (Star) o “Gruppa Krovi” (“Blood Type”) ma anche la meravigliosa “Kukushka” (Cockoo), la sua ultimissima canzone registrata prima della morte, basata sulla leggenda russa secondo la quale se incontri un cuculo nella foresta, esso picchierà il becco sul tronco di un albero e tale sarà il tempo che ti rimarrà da vivere. L’ho cantata tante volte nel bellissimo “Irish Pub” di Ulan Ude assieme ai miei amici, è la mia preferita in assoluto. (“E se questa deve essre cenere, dai fuoco, va bene”):

https://www.youtube.com/watch?v=iXk8QXhr7Fk

Va a San Pietroburgo, registra la canzone e sulla strada di ritorno Viktor Tsoy, l’eroe delle nuove speranze di libertà, di ammodernamento, di protesta e dei sogni di milioni di russi, muore in un incidente stradale, perlomeno così si dice in Russia anche se su wikipedia leggo che era di ritorno da una banalissima battuta di pesca.

L’ultimo album, intitolato semplicemente “Kino” o “Black Album” uscirà postumo: tutte le piste vocali registrate da Viktor Tsoi furono trovate miracolosamente intatte nella macchina incidentata, il che ha sempre avvalorato l’ipotesi che fosse stato veramente di ritorno dalla sua ultima sessione di registrazione

7 album, alcuni live, partecipazioni a film, poesie, opere d’arte, una persona eclettica come lo sono in genere moltissimi artisti russi impegnati su tanti fronti dell’arte; un asteroide a lui dedicato; infinite raccolte e soprattutto ancora oggi una infinità di muri in tutta la Russia ove si legge “Viktor zhiv” (Viktor vive) o “Kino” a testimonianza dell’immenso impatto culturale che ha avuto sulle nuove generazioni russe che di li a poco avrebbero visto la fine di un’era e l’inizio di un ennesima, nuova e forse sempre uguale a se stessa, Russia.

Dal giovane buriato della siberia orientale al vecchino di strada di Mosca o San Pietroburgo, tutti, ma proprio tutti conoscono ed ammirano la sua carismatica figura

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Grazie a @SWAT e @bastardnasum che hanno arricchito questa mia visione di riferimenti culturali che non avevo colto ed approfondimenti interessantissimi!
Ora è d’obbligo approfondire la discografia dei Kino :black_heart:

PS Anche io non ho capito bene cosa c’entrassero i dialoghi rubati da qualche rappresentazione teatrale italiana che citavano in continuazione il signor Pantalone… Forse ci si collega al fatto che la maschera di Pantalone è un mercante ricco e avaro disposto a fare i soldi sulla pelle degli altri? Boh…

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Intanto ho aggiornato l’imdb con Claudia Mori nella soundtrack.

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Tra l’altro la morbosa passione dei sovietici per la musica leggera italiana più commerciale è un malcostume piuttosto radicato, più volte nei primi anni 2000 mi è successo di fermarmi a mangiare in trattorie da camionisti in ukraina e sentir passare alla radio Toto Cutugno o Adriano Celentano.

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eh beh, sai, bisogna capirli… per tutti gli anni 70 e praticamente fino a pochi anni fa, la musica leggera italiana era una delle pochissime musiche straniere ammessere in Russia e nei paesi ex comunisti…, si c’era anche un pò di rock tipo Dip Parpl, Elton Dzhon, Bitols/Bitles (traslittero dal cirillico eh), ma avevano distribuzione praticamente solo nelle grandi città, mentre la musica popolare italiana - sarà perchè era appunto più popolare, forse perchè essendo meno “rock” e meno americana dava anche meno nell’occhio, sarà che era piì facile farci bootleg o cassette pirata, sarà che venivano stampate o diffuse o promosse con più verve dalle autorità locali, sarà che è più affine al nefasto turbo-pop tipico dei paesi dell’est (in pratica la loro versione di pop o canzoni leggere alla “italodisco”, semplicemente micidiale), sarà che i russi per loro stessa ammissione si sentono molto affini agli italiani (e su questo ne son assolutamente convinti) fermo restando che hanno a tutt’oggi la convizione/paranoia di non essere considerati europei dagli europei…chi lo sa… però ha avuto talmente successo, solo per il fatto di essere musica straniera, che praticamente fermi qualsiasi europeo dell’est che abbia almeno 40 anni e ti sa cantare a memoria Celentano, Toto Cutugno, Ricchi e Poveri, Pupo…

Vai nei negozi di musica in Russia, come in Bulgaria, come in Ucraina, come in Mongolia e trovi ancora oggi TONNELLATE (e non scherzo) di compilation tipo “Sanremo 89”, “MusicItalia”, “The best of Ricchi e Poveri”, “TuttoSanremo 80-90”, “Adriyano Chelentano zhiv” (live… :smiley: ) e chicche del genere…

Figurati la primissima sera della primissima volta che ero a Ulan Bator becco due ubriachi, si comincia a ragionare e poi mi fanno: ma te sei italiano?
Si, gli dico io… E cominciano a sciorinare una compilation di Ricchi e Poveri, Toto Cutugno, Celentano … in un italiano semplicemente perfetto

Ma anche in Macedonia, tipo Skopje ma anche in città più piccole come Bitola o Tetovo, quando ero ospite da un regista nostrano (:smiley:) nei negozi si trovava tantissimi album italiani, edizioni locali, vinili, cassette, improbabili split Celentano/Peppino di Capri…

Però, guarda… io mi son sempre fatto una domanda, forse stupida: loro, cioè dall’Europa dell’est fino alla Mongolia conoscono un casino di musica italiana, la sanno a memoria, te ne parlano con cognizione di causa.

Noi, cosa conosciamo invece della loro musica? Non dico russa, ma dalla Bulgaria, dalla Romania, dalla Mongolia… è una domanda che mi faccio spesso e bisogna riconoscere che, nel bene o nel male i vincitori sono loro

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