Eccomi qua, visto ieri sera. Riporto parte di quel che h scritto su filmblog.it, perchè son pigro
E’ più un film sull’Itali[ett]a di oggi -e degli ultimi 20 anni- che un film sul presidente del consiglio. Che, intendiamoci, c’è, è ben presente, è persino uno e trino nella triplice rappresentazione che ci viene offerta; ma non è il protagonista assoluto, non lo è nemmeno nel colpo di scena finale, a differenza di come possa sembrare. Film sul film nel film, quest’ultimo lavoro morettiano, cinema che si fa metacinema e che, partendo dai canoni della commedia - come dice lo stesso Moretti “è sempre il momento giusto per fare una commedia”- arriva al cupo finale, dove il registro del film improvvisamente vira verso i toni del dramma, del film politico d’altri tempi. Ed è un finale apocalittico, con l’accenno ad una rivolta popolare, con il caimano che si allontana mentre i suoi sostenitori contestano duramente i giudici. Un film pieno di cinema, dove il cinema la fa da padrone, dove si fa [sor]ridere lo spettatore -penso alla scena iniziale, il frammento da Cataratte, col matrimonio tra i due compagni; o ancora alla scena del ristorante, quando il critico culinario viene giustiziato- e lo si fa pensare: “dove ha preso tutti quei soldi?” è la domanda ricorrente, e la risposta è invariabilmente “penso che non risponderò mai a questa domanda”. Ne Il Caimano, Berlusconi è sconfitto, condannato dal tribunale, ma è vincente, acclamato dal popolo, quel popolo che, secondo l’analisi morettiana del “fenomeno berlusconismo”, è cambiato [in peggio, naturalmente] grazie a tette culi e televisione commerciale, quel fenomeno che ha portato l’Italia ad essere Italietta. Ma naturalmente lo stesso Moretti sa che non è così, o perlomeno non è solo così -basta vedere quando dichiara “chi vuol sapere sa e chi non vuol vedere non vede”, chiara dimostrazione che anche per il regista [come per me, del resto] la colpa è degli italiani prima che di Berlusconi. Un modo come un altro per dire che ogni popolo ha il leader che si merita.
Moretti non rinuncia ad una critica alla sinistra -è triste, la sinistra, e rende la gente triste- ed anche se non è lui [è infatti il Moretti attore e non il Moretti regista a pronunciare questa frase] a dirlo, sembra quasi di vederlo mentre, rivolgendosi a Fassino e Rutelli, afferma che ‘con questi non vinceremo mai’ [viene altrettanto naturalmente alla memoria quel ‘D’Alema, dì qualcosa di sinistra’ del film Aprile], nella realizzazione del doppio transfert Moretti-Berlusconi-Moretti, l’attore Moretti che interpreta il caimano Berlusconi che parla come il regista Moretti. Cinema-metacinema-realtà, è questo il passaggio nel finale de Il caimano, per poi immediatamente compiere il passaggio inverso, dalla realtà dei fatti verso il film sul film, per poi rientrare nel film, titoli di coda e stop_chiuso_finito. La sovrapposizione tra realtà e finzione, sempre presente per tutta la durata del film, trova così nel finale la sublimazione.
E’ cinema allo stato puro, tutto funziona, a partire dal cast [un Silvio Orlando che mi è piaciuto moltissimo, Michele Placido che gigioneggia e strappa più di un sorriso, per dirne solo due] per arrivare alla colonna sonora, che “lavora” alla perfezione, passando per una regia senza smagliature, sorretta da una [doppia] sceneggiatura che non ha buchi di sorta. Un film sull’Italia di oggi, che nonostante sia stato girato nel 2005 coglie alla perfezione il clima di questi giorni di preparazione alle elezioni, e che proprio per questo è da vedere adesso, e non dopo il 9 aprile; non perchè sia un film che fa campagna elettorale, tutt’altro, ma proprio per il suo essere specchio dei tempi odierni.
Nanni Moretti è tornato, signori, e ieri sera, uscendo dalla sala, mi sono ricordato il perchè è uno dei miei registi italiani preferiti. Questo è Cinema, tutto il resto non conta.