Il Fischio Al Naso

Il Fischio Al Naso.

Sette Piani, rigorosamente senza ascensore.

Questa notte me la son presa con la prima regia di Ugo Tognazzi.
Quasi mia coetanea.

Ammetto che lei ha ben resistito figurando sempre piuttosto fresca, asciutta e degna di un certo interesse.
Sostiene il film con un certo garbo e ben serve il companatico ai progressivi “slittamenti” dimensionali cui la pellicola si presta.

Siamo alle prese con una divertente commedia, a tratti molto spassosa, che parte con piglio molto “sixty” per poi arricchirsi dimensionalmente, ispessirsi cromaticamente fino ad “oscurare” quasi del tutto lo “swinging” iniziale.
Costruita dapprima soprattutto sulle capacità interpretative del “colonnello” - le sue macchiette, i suoi ghigni, i suoi dictat da “cumenda” - la vicenda, pian piano ma con metronomica ed inesorabile costanza, cerca di ritornare al senso di quella novella che l’aveva partorita. Sette Piani di Dino Buzzati.

Ed è così che in quel microcosmo che si misura in “piani”, facile allegoria a tutta quanta la vita stessa, ci appare di tutto: i fantasmi kafkiani, l’inevitabilità surreale del reale, i beffardi presagi del grande scrittore, i ricordi di tanto cinema “costretto” a stare “fra le mura”.

Che sia “Fantozzi”, “The Kingdom” o “Il Demone Sotto La Pelle”, il cinema che cerca i suoi sensi negli spazi condominiali mi affascina sempre.

Grolla D’Oro a Tognazzi e Grullo D’Argento per il sottoscritto! :slight_smile:

Visionato ieri sera al cineforum estivo con un nutrito gruppo di appassionati della commedia italica rigorosamente 60’s. Il film è stata un piacevole sorpresa e devo dire che al di là del ritmo non proprio dinamico e del montaggio a tratti approssimativo, si riesce a godere sino in fondo senza troppa noia, a metà strada tra retroterra di genere e abizioni autoriali mai troppo esplicite. Notevole la prova del Marco ferreri attore, nel ruolo del Dr. Salamoia (moniker geniale). Ottimi anche gli attori di contorno, da Gigi Ballista a Riccardo Garrone.
Buona il commento sonoro di Teo Usuelli, coadiuvato dalla più volte ripetuta traccia beat de Le Pecore Nere, “La Conta”, contenuta a sua volta nel loro Lp del 1967, “Il nostro punto di vista”.

Visionato ieri sera al cineforum estivo con un nutrito gruppo di appassionati della commedia italica rigorosamente 60’s. Il film è stata un piacevole sorpresa e devo dire che al di là del ritmo non proprio dinamico e del montaggio a tratti approssimativo, si riesce a godere sino in fondo senza troppa noia, a metà strada tra retroterra di genere e abizioni autoriali mai troppo esplicite. Notevole la prova del Marco ferreri attore, nel ruolo del Dr. Salamoia (moniker geniale). Ottimi anche gli attori di contorno, da Gigi Ballista a Riccardo Garrone.
Buona il commento sonoro di Teo Usuelli, coadiuvato dalla più volte ripetuta traccia beat de Le Pecore Nere, “La Conta”, contenuta a sua volta nel loro Lp del 1967, “Il nostro punto di vista”.

Da ricordare anche Gildo Tognazzi nei panni del padre del protagonista

Non all’altezza del racconto di Buzzati (tra l’altro l’ordine dei piani è capovolto) ma rimane comunque gradevole.

Particolare l’ambientazione pop-futuristica della clinica

C’è anche qualche scena abbastanza audace per i tempi, ad esempio la prova reggiseno dell’impiegata.

Discreto secondo film di Tognazzi regista, a cui pare tenesse moltissimo.

Non del tutto riuscito, la regìa non è all’altezza delle ambizioni. Il grottesco è un genere sempre pericoloso, alla portata di pochissimi registi secondo me. Il film comunque ha i suoi momenti, la Bettoja è deliziosa e Gildo Tognazzi spassoso: peccato non abbia fatto altri film col figlio.

Dvd Surf-Cecchi Gori, discreto e con una intervista di 15’ a Ricky e Gianmarco Tognazzi.

L’ho visto di recente e mi ha deluso. Tognazzi prova a fare (il peggior) Ferreri e dilata, annacqua la schietta storia di Buzzati in un miscuglio di classiche bordate al borghese, inutili amanti, feste e suonatori di flamenco (davvero irritante quel tratto di filmj) che a lungo andare fanno quasi perdere l’attenzione (e l’interesse) sul ciò che dovrebbe essere il vero fulcro del film (il ricovero). Lo stesso Tognazzi non mi è apparso molto convinto/coinvolto nei panni del forzato degente : accetta un po’ tutto senza molto dibattere (a lungo andare sembra che la prenda come una vacanza) poi senza tanti indizi decide di scappare (altra diluizione del brodo) ed infine il terrore/angoscia per l’ultimo piano non viene assolutamente percepito né reso palpabile. Resta comunque in mente il simpatico (vero) padre di Tognazzi che vuole riconvertire la fabbrica in produzione di santini ed immagini sacre e l’incipit in fabbrica (solito industriale che anche Gassman andava interpretando all’epoca in vari film).

Curioso che anche un’altra regia di Tognazzi sarà dedicata ad una sorta di grottesco “ricovero” forzato in un’ameno luogo, salvo poi scoprire il reale scopo della “clinica” (o casa di riposo) ; sto parlando de “i viaggiatori della sera”, anch’esso con al presenza di Leonardo Benvenuti.

Marcello parla di prima regia, Renato di seconda, chi dice il vero?

Renato.