La rai lo ha ritrasmesso stanotte. Il master non è davvero granché, molto scuro anche se quantomeno non è fullscreen. Durata 1h31m circa inclusi i titoli di coda, trasmessi stranamente per intero.
a mio parere film fiacco e bruttino, non si ride quasi mai, le gag sono prevedibili e stanche. L’intuizione era ottima, la comparsa in scena di Franchi acconciato come Bronson è fulminante, ma la sceneggiatura che sorregge il film…non lo sorregge manco per niente. Notevole pure la quantità di caratteristi impiegati, purtroppo a salve.
A tratti il modello ispiratore più che Death Wish pare il ragionier Ugo Fantozzi (il cui primo film esce proprio nello stesso 1975, anche se i romanzi di Villaggio iniziano già dal '71). Raf Luca raggiunge livelli di antipatia da orticaria.
Dvd 01 scarsino.
non ne ho idea, non conosco il De Agostini, posso dirti però che, oltre a non avere nessun tipo di extra, l’immagine ha colori sbiaditi, e addirittura di tanto in tanto sbiadiscono ulteriormente durante la visione. Oltre a questo, il formato non è senz’altro corretto poiché talvolta vengono evidentemente mozzati elementi significativi del fotogramma, ad esempio la testa di Franco quando, sul finale, si ricongiunge alla moglie fuori dal Commissariato.
Il problema del film è appunto la sceneggiatura, frettolosa e raffazzonata. Peccato, perchè quando vedi entrare in scena Franchi coi capelli “alla Bronson” e baffetti all’ingiù, ti vien voglia di gridare al miracolo. Non male poi l’“omaggio” a Leone con la battuta “Giù la testa, coglioni!”, e la citazione (scopiazzatura…) dal film di Winner col calzino usato a mò di manganello. E soprattutto, interessanti e coraggiose (anche ideologicamente) le battute finali del protagonista al commissario (Mario Pisu). Insomma, nel complesso è da vedere, via…
P.S. Sì, Raf Luca è uno di quelli che ti fan pensare “ma perchè lo facevano lavorare?!”. A parte pochissime eccezioni, era un cagnaccio mica da ridere. E infatti ha lavorato poco…
Conosco poco la produzione “solista” di Franco Franchi (ad eccezione di “Ultimo tango a Zagarol”, uno dei miei cult personali). Questo film di Amendola sembra un dignitoso prodotto di evasione, con una nutrita presenza di habitués della commedia all’italiana (Ballista, Pagnani, Crocitti, Diogene…). Raf Luca, effettivamente, era uno di quegli attori capaci di ammazzare una scena con la sua sola presenza (Lucio Fulci, che l’aveva fatto lavorare nella “Pretora”, lo detestava): su Wikipedia gli accreditano 12 film, girati con 11 registi diversi (l’unico con cui ha lavorato due volte è stato Bruno Corbucci).
Master buono quello della Rai, piuttosto luminoso. Il film mi è piaciuto, niente di straordinario ma Franchi è superbo a parer mio. Tra i caratteristi c’è anche Alfredo Adami che fa una piccola parte come poliziotto, quando Franchi si reca al bureau per sporgere denuncia.
Una delle battute più divertenti è quando carica il cavallo in macchina: Ma perchè va così forte? E per forza abbiamo un cavallo in più.
Anche il massaggio a Raf Luca diverte per le mimiche facciali del protagonista. Insomma si può guardare a mio avviso.
Ora una curiosità per gli esperti, chi è questo caratterista?
Scusate per la pessima foto, ho fotografato il televisore, subito avevo pensato a John T. Benn che era il boss in L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente, ma è un film del 72 e pur somigliante era comunque più vecchio, e invece qui siamo nel 75 quindi lui anche se pur somigliante non è.
Grazie mille, infatti era un volto che avevo visto già tante volte ma non riuscivo a focalizzarlo, guardando la sua filmografia adesso mi è tutto più chiaro.
Questo film nonostante non sia il capolavoro di Franchi solista mi ha divertito. Le cose che di più mi hanno colpito sono Franco Franchi con i baffi, cosa che lo rendevano molto somigliante a Bronson e le parolacce abbastanza inusuali per il cinema del grande comico