Assente dal forum, locandina invedibile, VHS innominabile, DVD fuori catalogo e già preda dei collezionisti, ho dovuto sguinzagliare i dobermann, me l’hanno stanato in Germania per una ciotola di croccantini. Sicuramente ci sarà on line da scaricare (ma Adultload lo hanno messo a pagamento?) però io mi diverto di più a condurre le ricerche alla vecchia maniera.
Si parte per questa nuova avventura allietati da una simpatica musichetta su sbiaditi titoli di testa all’interno dei quali alloggia la nuova intitolazione aggiunta elettronicamente. La protagonista (Laura Levi) scende in strada e chiede un passaggio in auto a uno sconosciuto, il Gramignano con una chioma alla Abatantuono dei bei tempi. Subito si evidenzia lo stile registico: immagini traballanti e inutili riprese dal basso di rami e fronde, quest’ultima una mania dei pornografari seconda metà degli '80. Il motivo lo sappiamo. L’automobilista conduce Sebastiana verso la campagna perché è intenzionato a farsela, la donna sembrerebbe non essere d’accordo, poi parte con un’azione orale che lascia a metà scappando nella macchia. Errore fatale! Viene raggiunta e per di più tre balordi con il viso occultato da caschi da motociclista balzano fuori insultandola e abusando di lei. Da notare che a un certo punto la malcapitata si dispone come per prestarsi a una dp, ovviamente (vista l’attrice) essa non avviene. Tutta la scena dello stupro è seguita da Sabrina - senza trucco qui sembra una ragazzina di 15 anni, Lord have mercy - che faceva un’innocente passeggiata col fidanzato in bicicletta. I due sono stesi sulle foglie secche, lei si eccita ma il giovane vestito dalla testa ai piedi come se stesse andando al comizio di Berlinguer scappa via lasciandola sola. La morettina inizia a toccarsi, si mette alla pecorina mostrandoci un appetitosissimo buco del… ehm… è così eccitata che finisce per fare un uso tutto personale della manopola della bici. Poi raggiunge Sebastiana che la invita a casa perché vuole lesbicarci: incipit ridicolo, svolgimento con le due in posizione da contorsionista sul dondolo. Intanto la coppia Alfonso Gaita-Stella Smart appena rientrata da un viaggio si esibisce in un 69 in piedi. A cose fatte lui esce e lei telefona alla sua amica Sebastiana, ancora impegnata con Sabrina. "Ho un ospite, che faccio la porto da te?.. A più tardi ". Scendono da casa e chiedono uno strappo ad un altro automobilista di passaggio, gli saltano addosso, lo costringono a fermarsi e iniziano a spogliarlo. La scena - molto caotica - avrebbe meritato almeno un Bruno Gaburro dietro la mdp, il ritroso guidatore è infatti Pino Curia che cerca invano di fermarle così: “Ragazze! Questa è violenza bella e buona!”. Le due nuove amiche arrivano comunque da Stella, la padrona di casa indossa una parrucca riccia di colore rosa e Sebastiana una identica ma blu, gli incroci fra le tre, armate di falli artificiali anche di tipo bicuspide, si fanno sempre più intricati. Sovrapposizioni e intersecazioni varie sono tutt’altro che stucchevoli. Fine primo tempo.
Vuoi una sigaretta? Io esco a fare due tiri…
Nella ripresa al groviglio di corpi si aggiunge Gaita, dopo il quadrangolare Sabrina se ne va rimediato uno strappo da uno sconosciuto in Dyane, Sebastiana cerca di starle dietro ma la perde e chiede un passaggio a quello che sembrerebbe un uomo d’affari. Poi si lancia in un monologo contro i commercianti: “Siete la razza peggiore che esiste al mondo! La più sfaticata! La più dannosa! Parassiti!”. La recitazione della Levi è quasi peggiore dei suoi capelli anche qui sciaguratamente portati al naturale. L’uomo le dà 50 mila lire per andare a trovarlo il giorno dopo nel suo ufficio, lei cambia atteggiamento ma non capisce cosa ci deve andare a fare, considerando che il giorno successivo è domenica…
Nel frattempo Sabrina ha raggiunto la casa del suo ragazzo perché vuole sapere come mai l’ha lasciata sola nel bosco ad assistere allo stupro e se n’è scappato. Il giovane aveva rivissuto la violenza subita dalla zia tempo prima, le immagini ci illustrano ciò che accadde: Guia Lauri si ritrova in cucina tre uomini col volto travisato da calzamaglie, vorrebbe fuggire ma viene alzata di forza e stesa sul tavolo, oppone un’incredibile resistenza, la spogliano a fatica, è lei l’unica fra i tanti personaggi a dimostrare un minimo di credibilità, di mestiere, altro che lo stupro iniziale di Sebastiana, confrontare per credere. Ma ciò che lo sconvolse è che la zietta dopo la ritrosia ci aveva presto preso gusto, scatenandosi e godendo come una pazza. Dopo un prolungato in/out la donna riceverà ben due versamenti sul viso fino al mento - purtroppo non sincronizzati - strusciandosi poi le appendici ancora impiastricciate sulla faccia. Imperdibile il primo, come in un caleidoscopico gioco di luci appare sul suo viso la scritta “Mannaggia!”. L’attesa per l’arrivo della sparviera corvina è stata più prolungata del solito ma ciò potenzia la carica d’intensità dell’apparizione.
Con Bennet dobbiamo per forza parlare solo di sesso e allora… mandate a letto i bambini.
'A Riciarde, perché non ci hai infilato qui la doppia penetrazione (unica della carriera!) “subita” dalla Lauri nel coevo “Bath-man dal pianeta Eros”? Ci stava alla stragrande: la donna resiste, quasi non si riesce a spogliarla, poi ci prende gusto, è lei ora a dirigere le danze, ribalta la situazione concedendosi, esponendosi ad ogni repentaglio e godendo oltremisura. Sebastiana va all’appuntamento domenicale di cui sopra, come entra nel caseggiato un giovane le salta addosso per violentarla, scappa e aprendo una porta si ritrova nello studio del signore che l’aveva convocata lì. Lei si lamenta per il tentato stupro, lui - un Giuseppe Alotta che tragicamente assomiglia al cameriere del cenone di fine anno di Fantozzi - la convince a spogliarsi dandole altri soldi, chiama Paolo, il tipo che l’aveva aggredita, e gli ordina di leccarle i piedi. Lo “schiavo” in realtà partirà dai polpacci salendo sempre di più e quando lo spettatore pagante intimerà a Sebastiana di orinargli in testa lei incazzata se ne andrà. Però ci scopa con Paolo nella sua stanzetta prima del congedo.
Dopo questa carneficina non poteva di certo mancare l’orgia conclusiva. Finalmente Bennet si desta, d’improvviso rammenta l’ABC del suo mestiere e decide di divertirci oltre che eccitarci: sul piacevole ritmo della sigla di testa de “La dottoressa di campagna” Gaita - canottiera nera dell’Uomo Tigre che non gli arriva all’ombelico e pantaloncini tigrati - e consorte - parrucca blu e boa di piume rosa shocking su abito semitrasparente bianco a fantasia floreale improntato forse con la tenda della doccia - mettono una potente droga (altra mania del porno italico) nel drink degli amici invitati alla loro festa. Questi irrompono dal piano di sopra scendendo una scala - a fatica le donne a causa del tacco - lanciando e scalciando palloncini colorati dalle varie forme, i loro look viaggiano parelleli a quelli impossibili dei padroni di casa, qualche esempio: Gramignano in canotta leopardata e autoreggenti dorate, Guia come tutte le altre in lingerie ma con vistoso cappello, Laura imparruccata, Sabrina con mantello alla ras delle Brigate milaniste e orecchie di Topolina… e poi c’è lui… Curia in abitino monospalla leopardato con cinturone in vita e faccia tutta colorata di bianco! Prima di partire con l’orgia - il grande momento in cui come accade di sovente Bennet parrebbe riprendere alla “Dove prendo, prendo” - e con un lavoretto orale di sicura presa, Sabrina qui tutta truccata lancia uno sguardo malizioso agli spettatori, una delle pochissime inquadrature azzeccate assieme al p.p. del viso stravolto dall’estasi della Lauri. Alla fine tutti giacciono collassati sui divani, Sebastiana raccoglie le sue cose e se ne torna a casa, secondo voi come? È ovvio, chiedendo un passaggio in auto.
Non capisco la fissa che aveva Bennet di usare per i suoi hard un titolo copiato tout court da quello di qualche film preesistente del cinema con la “C” maiuscola… non lo poteva intitolare “Con l’autostop sesso non stop”?
Rimane impresso però l’appellativo della protagonista, sebbene sia cresciuto fra compaesani con nomi tipo Crocifisso, Trifone piuttosto che Addolorata o Invidia, “Sebastiana” non l’ho davvero mai sentito. Vabbè, il titolo è il male minore, piuttostooo… golden age delle luci rosse? Qui siamo davanti a un pornaccio zozzo quasi come quelli fine anni '80/inizio dei '90: sesso, sesso e sesso. Bei primi piani per carità, dettagliatissimi, di organi sessuali femminili ben spampanati.
Probabilmente il responsabile non aveva una c@**o di biro a casa, neanche una matita spuntata, e non potendo scrivere un abbozzo di trama nè due righe di soggetto, nessuna sceneggiatura e neppure uno straccio di copione… ecco poi il risultato. Tutto è come frenato da una psicologia inesistente, il film bisogna dirigerlo e non tirare a sorte due fra i presenti e dire “Beh ragazzi, scopate!”. Alcuniii… ehm… snodi dellaaa… ehm… vicenda io non li ho capiti, tipo la sparata di Sebastiana in auto contro i commercianti. Non credo proprio facesse riferimento a quelli di sesso, accettando un incontro carnale sotto pagamento si comporta anche lei come una di quelle. Dialoghi assenti comunque in questo lungometraggio di 87:40 probabilmente girato entro le 24 ore, e per le musiche no problem, si ricicla mezzo catalogo di brani strumentali e non firmati Continiello, i soliti, e anche alcuni provenienti direttamente da “Play motel”.
Il porno calca la mano da sempre su circostanze oniriche, attuabili cioè solo fra le braccia di Morfeo, e così qui gli stupri subiti sono semplice routine della vita quotidiana, causa di ninfomania, addirittura accettati di buon grado per il piacere cagionato. No comment. Il naufragio dell’identità. Non è per chi scrive una situazione eccitante, tutt’altro. E non in quanto oggi si rischia la galera ma poiché ho sempre fantasticato di donne partecipi, che prendono l’iniziativa, sessualmente intraprendenti, mai costrette a fare qualcosa con la violenza ma esse stesse vogliose di farlo. Beeeh… sono fortunato, c’è stata (c’è e ci sarà sempre) un’attrice capace di rendere corporeo questo sogno, e di film ne ha fatti una montagna.
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fantastica rece,che dire da applausi ,gia’ il titolo è notevolissimo…anche Salieri aveva la fissa delle donne costrette a far sesso,lamentose ..(ma forse era una finta,per dirci che in realta’ erano piu t..e di noi..)
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Non ho mai capito se Riccardo Zamagni partecipa attivamente oppure era contro figurato.
Si sa poco di lui
Qui non ha assolutamente scene hard. Permettimi la licenza poetica: è un coglione, lo vedi a colpo. Qui compare poco, in Fashion movie è invece - diciamo - il protagonista, ma si limita a leccare Guia, non me lo ricordo proprio (e non mi pare il tipo) con l’alabarda spaziale in mano. Ovviamente bisogna controllare bene però.
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In effetti ha un la faccia da americano idiota.
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