Il linciaggio di Donato Carretta

Donato Carretta, chi era costui?

Era il direttore del carcere di Regina Coeli durante l’occupazione tedesca. Nel periodo della strage della fosse ardeatine, per capirci, quando i tedeschi prelevarono molti detenuti da quel carcere per raggiungere il fatidico numero di persone da uccidere per vendicare la bomba di via Rasella.

Il 18 settembre 1944, a città appena liberata, entrò in un’aula di tribunale come testimone nel processo contro Pietro Caruso, ex questore di Roma. Venne riconosciuto ed insultato da alcune persone presenti tra il pubblico, e fu la sua fine.

Nonostante il luogo e l’ovvia presenza di poliziotti e militari, anche inglesi e americani (si era nel 1944), non si riuscì ad evitare che Carretta venisse preso, picchiato a sangue, scaraventato giù da una scalinata, trascinato privo di sensi per strada, gettato nel Tevere, inseguito mentre tentava disperatamente di risalire a riva, picchiato, bastonato ed infine affogato.

Il suo cadavere venne poi recuperato dalla acque del fiume, trascinato sul selciato per centinaia di metri ed infine legato per i piedi, cioé a testa in giù, ad una inferriata del carcere che aveva diretto.

Tutto o quasi venne immortalato da fotografie e persino alcuni filmati.

C’è un libro sulla vicenda, molto interessante, di Gabriele Ranzato: si intitola “Il linciaggio di Carretta. Roma 1944”.

Ricordo questo fattaccio, la RAI aveva dedicato un programma alla vicenda con tanto di immagini d’epoca.

Sì giusto.

Le riprese in pellicola fatte all’interno del palazzo di giustizia oltretutto erano di Luchino Visconti, che era lì per filmare il processo a Caruso.

Una cosa non ho capito (e non giustifica minimamente quel che gli hanno fatto), quando i tedeschi “fecero la spesa” al regina coeli lui tentò di impedirlo (sempre che potesse)?

Era solo il direttore del carcere, eravamo occupati dai Nazi (che di questo ormai si trattava, dopo il nostro voltafaccia). Dubito avrebbe potuto fare qualcosa, anche volendolo. Ad ogni modo, solo un processo avrebbe potuto stabilire le effettive responsabilità; invece si optò per la corda saponata.

Ma infatti immaginavo che nell’occasione non avesse voce in capitolo, poi è evidentemente stato troppo facile condannarlo a quella brutta fine, quasi come a “dare” un contentino alla folla inferocita (che in realtà era lì per il vero accusato caruso che non era in aula).

Ci sono diverse versioni sull’operato di Carretta. C’è chi dice che sia stato integerrimo, e chi dice che avesse chiesto soldi ad alcune madri di detenuti per toglierli dalla lista di quelli che sarebbero finiti nelle mani dei nazisti, destinati ovviamente a morire. Non ci sono prove di queste gravi accuse, beninteso.

Affascinante (in modo sinistro) quello che accadde quel giorno, perché dalle testimonianze pare che molti si siano accaniti su Carretta convinti che fosse in realtà Pietro Caruso. C’era molta confusione.

Il video in questione:

//youtu.be/NfkbnSVWZ4g