Genova,torna maniaco dell’ascensore
Ma è messo in fuga dalla sua vittima
Il maniaco dell’ascensore ha colpito ancora. Questa volta, la ventesima, ha voluto rischiare grosso portando la sfida a pochi metri dalla questura di Genova. L’uomo è riuscito a sfuggire a polizia e carabinieri, ma non ha potuto portare a termine la violenza, perché la sua giovane vittima ha iniziato a gridare. Le forze dell’ordine intanto hanno diffuso un vademecum che consiglia alle studentesse come difendersi.
La prima aggressione risale al settembre 2004. Ogni volta il copione si ripete uguale: il maniaco addocchia la giovane vittima, di età compresa tra i 13 e i 16 anni, la segue dentro il portone di casa fino all’ascensore e schiaccia il tasto del terzo piano. Poi blocca l’ascensore e chiede un rapporto sessuale o un palpeggiamento. Spesso è capitato che dopo la violenza il maniaco si sia messo a piangere. Proprio dalle lacrime la polizia pensa di ottenere il suo Dna.
Nelle mani delle forze dell’ordine c’è anche un identikit abbastanza preciso, costruito in base alle descrizioni delle ragazze molestate. Anche l’ultima ricostruzione, fornita dalla tredicenne importunata lunedì scorso, sembra coincidere con le altre: stessa corporatura, stessi occhi, capelli raccolti in un codino. La vittima stavolta è riuscita a sottrarsi, mettendo in fuga lo squilibrato con le grida. Ma a nulla è servito chiamare il 112: lo squilibrato si era già dileguato nelle vie circostanti.
Alcuni criminologi e psicologi hanno azzardato che, come tutti i criminali seriali, anche lui sta cercando di farsi prendere, mettendo da parte ogni precauzione. Nell’ultimo caso di violenza, infatti, l’uomo ha osato più del solito. E’ uscito allo scoperto in pieno giorno, verso le cinque di pomeriggio, e in pieno centro, in via Barabino, nel quartiere della Foce. A soli 500 metri sorgono gli edifici della questura, spesso presidiati da pattuglie.
Intanto la squadra mobile ha diffuso un vademecum che consiglia alle studentesse come difendersi. Due paginette che esortano le giovani: “Guardati attorno”, “memorizza”, “comunica con la polizia”. D’altro canto, nel documento si cerca anche di rassicurare la popolazione, in preda ormai a una vera e propria psicosi collettiva. “Non impensierirti troppo e sii serena. Ce la mettiamo tutta: molti di noi sono padri e madri. I criminali finiscono sempre la loro carriera in galera, è solo una questione di tempo”.