Il sangue e la rosa (1960, R. Vadim)


IMDB

Titolo originale Et mourir de plaisir
Anno ITA-FRA 1960
Regia Roger Vadim
Cast Mel Ferrer, Elsa Martinelli, Annette Stroyberg, Alberto Bonucci, Gabriella Farinon

//youtu.be/x2vhCU-LUBs

DVD Sinister
Audio ITA-FRA (non l’ho visto tutto, ma le scene che mi sono capitate di vedere hanno un fuori-sync piuttosto evidente)
Sottotitoli ITA
Video 2.35:1 16/9
Durata 1h18m53s
Extra Trailer, presentazione di Luigi Cozzi (5min)

Questa volta Cozzi ha superato se stesso. All’inizio della consueta presentazione attribuisce il grande successo di Vadim come seduttore ad una presunta “superdotazione” (al cavallo dei pantaloni, per l’esattezza). Un’imbarazzante sparata da caserma che rilancia uno dei più beceri e maschilisti luoghi comuni sulle donne.

Quanto al film a mio parere niente di speciale. Senza dubbio elegante e raffinato, ma anche un po’ noiosetto. Gli elementi saffico incestuosi sono appena accennati. Segnalo la bellezza delle due stupende protagoniste, Annette Strøyberg (allora moglie di Vadim) ed Elsa Martinelli.

Splendido film per me, varrebbe la pena anche solo guardarlo “muto” per la meravigliosa fotografia di Claude Renoir e le belle intuizioni di Vadim (e complimenti alla Sinister per la buona resa della pellicola). Cozzi, nella breve presentazione già menzionata da Don Carrasco, è imbarazzante. Non solo dedica più tempo al gossip che al film (misura del pene, le tre moglii, etc.), non solo è un marchettaro indefesso, stringendo saldamente in mano il tomo edito dalla Profondo Rosso, ripreso in primo piano, ma definisce Vadim un regista appena “discreto”, non certo un “autore”. Non ricordo di aver visto un film di Cozzi che valga anche solo la metà di questo (e di diversi altri firmati da Vadim…vabbè).

L’esordio di Bava (come lungometraggio) è del '60 (La Maschera Del Demonio), qui Vadim pare anticiparne le scelte cromatiche, l’uso vivido del colore che slitta da un piano estetico ad uno narrativo e simbolico. Davvero fantastico in tal senso il sogno/incubo di Elsa Martinelli. Pellicola elegantissima, che tratta l’aspetto del vampirismo in modo più asciutto rispetto ad esempio alle tipiche produzioni Hammer; Vadim predilige un tocco più glamour al gotico classico, per quanto non si trascenda da stilemi obbligati per il genere (cimiteri, abiti d’epoca, castelli, etc.).

In effetti ci sono diversi fuorisincrono, davvero evidenti. Il master nel complesso mi pare comunque abbastanza buono… certo che l’edizione italiana era praticamente priva di mezzo film, a tanto ammontano le scene reintegrate in lingua francese e sottotitolate in italiano!

Le vostre due opinioni dovrebbero, per rispecchiare la mia opinione del film, essere fuse: nel senso che esteticamente il film è notevole, ma il risultato nel complesso è effettivamente un poco noioso, diciamo che come visione lo accumuno alle pellicole di Jean Rollin, vuoi anche solo per la matrice letteraria, Carmilla di Le Fanu.
Il film ha sicuramente una fotografia dal colore vivido, del resto tipica comunque delle pellicole in Technicolor, per cui in qualche modo quanto fatto da Renoir può ricordare Bava, si. Non so se Bava abbia visto il film di Vadim, senz’altro ha però visto i film della Hammer, che hanno imposto comunque il loro “marchio di fabbrica”. Qui secondo me nascono le attinenze.
Se vogliamo, poi, il film di Vadim ricorda molto Jigoku di Nakagawa, sia per l’uso del colore che per la parte visionaria, onirica.

Cozzi ha sbracato, però ha detto il vero, è noto che Vadim fosse nella vita un trapanatore di f…a, ed è anche vero che Jane Fonda e la Bardot fossero, come dire, un po’ affamate :smiley:
Sul fatto di Vadim come regista discreto, nel complesso non posso dargli torto, se guardiamo in toto la sua filmografia.

Aggiungo: il film è ambientato per buona parte tra le rovine di villa adriana a Tivoli.
Certo che allora i controlli erano quello che erano: azzo, quando ho visto i lampadari appesi alle arcate del canopo mi è venuto un colpo…