Il Talento del Calabrone (G. Cimini, 2020)

Milano. Steph è un giovane DJ radiofonico sulla cresta dell’onda, molto popolare sui social media. Ogni sera conduce un programma radiofonico con un forte seguito durante il quale riceve chiamate dai fan. Una sera, una telefonata, però, lo raggela: uno sconosciuto dal sangue freddo annuncia in diretta di volersi togliere la vita , facendosi esplodere nel centro della città.

E’ un film ovviamente debitore dei vari modelli americani (es. In Linea con l’Assassino) ed ho visto che molti critici hanno considerato questo aspetto una tara pesantissima. A me sinceramente non è importato e non ho riscontrato il fastidioso effetto deja-vu. Al contrario ho trovato l’ambientazione serale milanese “distintiva”, resa molto bene da una buona fotografia.
Il ritmo iniziale è piuttosto lento ma con il passar del tempo si viene coinvolti sempre di più dalle vicende di questo folle alla guida con una bomba sul sedile posteriore fino al finale che, pur spiazzando, non è affatto implausibile anche se alcune ingenuità dello scritto sono evidenti.
A mio avviso il film va visto anche solo per la prestazione maiuscola di Castellitto, intenso ma mai sopra le righe. Ho apprezzato molto anche Richelmy che già mi era piaciuto tanto in Dolceroma. Completamente fuori parte invece la pur brava Anna Foglietta che lontana dalla commedia sembra perdere il suo potenziale. Il resto del cast è da recita parrocchiale.
Da non mettere in cima alla watchlist ma una visione la merita tutta.

Visto a qualche mese dall’uscita, l’ho trovato francamente irritante. Castellitto a parte, l’interpretazione degli altri è di basso livello, con dialoghi penosi e atteggiamenti inverosimili.

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Avendo amato l’oscuro esordio alla regia di Cimini (lo slasher/psico-thriller Red Riding Hood del 2003) ero molto curioso di vedere il suo secondo lungometraggio. Allora, più che un thriller lo vedo come un poliziesco/noir dove la sfida psicologica tra l’attentatore, i DJ e le forze dell’ordine non sfocia mai in autentica tensione. Il finale, dalla palese matrice drammatica, è amaro il giusto mentre non si può accettare il pessimo overacting della Foglietta e i macchiettistici comprimari della stazione radio, su tutti la terribile e irritantissima Cristina Marino.
Tra questo Calabrone “quasi thriller” e l’inquietante Cappuccetto Rosso del debutto scelgo tutta la vita il secondo.

Una cosa del genere accadde davvero durante una puntata di Chiamate Roma 3131 nel 1974 in quel caso condotta da Paolo Cavallina e Luca Liguori. S i trattava di una giovane donna che aveva telefonato per comunicare di avere ingoiato tipo un intero flacone di sonniferi. Ovviamente i due avvisarono immediatamente la polizia che tramite le centraline riuscirono a individuare dove la donna abitava e così salvarla.

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