Dopo tanti anni di attesa - grazie alla recentissima edizione della francese Neo Publishing - ieri sera sono riuscito a vedere Il tunnel sotto il mondo, l’opera prima di Luigi Cozzi.
Un film difficilissimo da reperire e proprio per questo avvolto da un’aura misteriosa e quasi mitica.
Ebbene, forse a causa delle mie eccessive aspettative la visione è stata una delle esperienze più deludenti degli ultimi anni.
Mi ritengo un appassionato di cinema di genere (e del fanta-horror in particolare), nonché un estimatore di Cozzi (del quale possiedo alcuni libri, conosco la sterminata cultura fantascientifica e ho apprezzato opere come Il vicino di casa e L’assassino è costretto ad uccidere ancora), ma purtroppo quello che ho visto è assai lontano dal cinema di fantascienza, anzi, per dirla tutta, dal cinema tout court.
Si tratta di un prodotto amatoriale al 100%, una scommessa-esperimento tra giovani amici con tante speranze e pochi soldi. Del racconto di Pohl ritroviamo solo lo spunto iniziale (un uomo che rivive in continuazione la stessa giornata), poi il film si perde in un delirio citazionistico, suggestioni godardiane, situazioni e personaggi assurdi quando non incomprensibili. La sceneggiatura non esiste, il film oscilla tra rudimentali piani-sequenza e scene in montaggio alternato nelle quali lo stesso attore interpreta due personaggi diversi! E poi dialoghi fuori sincrono, inquadrature traballanti, salti narrativi, improvvisazioni continue…
Insomma, è stato molto difficile e faticoso arrivare alla fine del film, che se non altro ha il pregio di essere breve (un’oretta scarsa).
Nell’intervista contenuta nel DVD Cozzi contrabbanda l’assoluta povertà di mezzi e competenze tecniche come “stile”.
Secondo me Il tunnel sotto il mondo è il frutto della passione di Cozzi per la fantascienza e della sua voglia irrefrenabile di fare cinema. Per questo il regista non deve essere criticato, anzi. Ma lo spettatore deve sapere che questo NON è un film.
D’altro canto non fu mai distribuito nelle sale e forse proprio per il fatto di essere stato visto da pochissime persone è riuscito a mantenere inalterata nel tempo una notevole fama. E cosí, per sentito dire, si è continuato per anni a parlare di “gioiellino”, “capolavoro dimenticato della fantascienza italiana”, ”memorabile esordio registico di Cozzi” e via incensando. Qui di memorabile c’è solo la noia e una certa sensazione di presa in giro.
Concludo allegando il link a questo commento di Alfredo Castelli (il creatore di Martyn Mistere), allora amico di Luigi Cozzi e collaboratore alla “sceneggiatura” del Tunnel sotto il mondo. Parla della presentazione del film al festival di Trieste nel 1969. Le sue parole sono illuminanti.
Saluti a tutti