ReperibilitĂ vs AttendibilitĂ .
Un tempo da queste parti giravano due (Napoli e Grattarola mi pare si chiamassero…) che non perdevano occasione per lanciare pietre addosso a quel sito.
I due hanno le loro ragioni. Occupandosi di storia del cinema spesso individuano strafalcioni o inesattezze varie in quel database. Conseguentemente sgorga la loro ira e puntualmente possiamo assistere - con nostra gioia e sommo gaudio - alle loro coloratissime manifestazioni di sorpresa nel constatare che l’erezione ancora non manca loro.
Ma cos’è la Rete?
E quale enorme cambiamento ha comportato in primis?
La Rete, immane calderone multifunzionale, ha rivoluzionato il concetto di “reperibilità immediata” democratizzando sommamente l’Informazione che prima stava celata altrove.
Chi ha una certa età e ha sperimentato il godimento che si prova nel trascorrere ore fra le polveri delle biblioteche alla ricerca della verità o chi ha sudato per conquistarsi un’intervista col santone di turno, guarda spesso con un certo distacco alla sapienza spacciata “facilmente” per via telematica.
Il discorso va per forza di cose a toccare la propria personalissima concezione della cultura, di come essa debba essere “vigilata” o di come essa debba essere “condivisa”.
Ehh…ci sarebbe da scrivere e ancora scrivere…
Io ebbi proprio a litigare (appena arrivato qui poi, fu un’ottima presentazione!) con uno dei due di cui sopra che, nel colmo della propria ira, arrivò a scoprire le proprie intenzioni nei confronti del “sapere”. Sottolineava il suo superiore sapere ma al contempo ne rivendicava una sorta di “dominio”.
Il discorso è molto complesso ed articolato e io non ho né il tempo né, peggio, le sufficienti competenze per approfondirlo come si dovrebbe.
Taglio quindi molto corto.
Chi accetta l’enorme disponibilità di conoscenza reperibile su internet, oltre a ponderarne la sua innegabile comodità , deve accettare che ci possano essere delle distorsioni (il dato conosciuto che, passando di mano in mano, viene manipolato) o delle “annacquature” (mancanze di “peso” in parte dei dati), delle “riletture” (non sempre poi così negative ed esecrabili) etc.
Io però ricordo una cosa (e così si può capire pure come io la pensi a riguardo).
Chi scrive di una cosa, chi si occupa di riportare la conoscenza di altri, chi traduce scritti da altre lingue o chi si occupa di incamerare dati e notizie, da cosa pensate sia mosso almeno in parte?
Io penso dal rispetto o dall’interesse verso quello che viene scritto.
Perchè mai dovrei spendere ore e ore per scrivere roba sul Petrarca se lo reputo uno scostumato della poetica? Per il gusto di distorcerne l’immagine? Sì, potrebbe anche essere, ma a mio dire solo in minutissima parte.
Le stesse riletture della storia, tanto di moda ultimamente, costringono gli esperti a continue risposte che non fanno altro che “ripassarci” la lezione. E’ il falso che alla fine trionfa o quello che si è tentato di modificare a tutti i costi?
Per tornare a quel sito specifico sì, è vero, ci sono delle inesattezze soprattutto quando si affrontano i film più oscuri e le notizie più incerte.
Ma anche qui chiedetevi questo: tirereste sassi a chi tenta di racimolare informazioni durissime da racimolare? Preferite biasimare chi ci prova e a volte sbaglia? Preferite chi è Santo, Sapiente e tace?
Se usate Internet (e chi non lo usa) come base dei vostri approfondimenti, tenete sempre a portata di mano un bel po’ di buon senso.
Se trovate una notizia su di un sito, preoccupatevi subito di appurare se ne trovate traccia pure su altri dominii. Infatti molto raramente sulla rete una notizia riesce a rimanere “esclusiva”.
Anche chi è stato abituato allo studio sui libri lo sa.
Non bisogna fermarsi al primo libro. Si cerca l’informazione anche su altri testi e poi si da il proprio apporto (nel caso) arrivando a valutare un “panorama” di dati.
Sbagliatissimo mettersi i guanti per maneggiare la Sapienza.
Bisogna tirarsi su le maniche e ficcarci dentro le braccia fino ai gomiti. Senza paura di sporcarsi.
Non è una vagina e siete mica dei ginecologi.
Ma non è nemmeno sushi e ci voglion mica le bacchette (né i bacchettoni).