Killer Kid

Recensione spaghetti western database

È uscito per la Koch Media questo western con Anthony Steffen (che a me francamente non ha mai esaltato più di tanto - il film, dico, non De Teffé! - ).
Ottimo master e audio in italiano.

Negli extra un’interessante intervista (in portoghese?) a Anthony Steffen girata probabilmente in Brasile,mi piacerebbe proprio sapere di quale anno sia…

Steffen/De Teffé ha vissuto in Brasile gli ultimi vent’anni della sua vita.

Credo che fosse figlio dell’ambasciatore brasiliano in Italia o sbaglio?

Sì, peraltro anche pilota di Formula 1.
Nacque nell’ambasciata brasiliana a Roma.

oh mai che gli attori siano figli di operai, metalmeccanici o affettatori di prosciutti all’Esselunga eh :smiley:

Nel fascicoletto di 7 dollari sul rosso della Fabbri la sua storia è raccontata così.

Anthony Steffen, il pistolero scoperto da Citto Maselli
L’italo-brasiliano Antonio de Teffé, in arte Anthony Steffen, occupa un posto di rilievo nella galleria dei ritratti dei protagonisti principali del western all’italiana. Caratteristi a parte è forse l’attore protagonista che ha attraversato senza mai scendere di sella o abbandonare la colt, l’intera epopea del western all’italiana. È stato Django, Ringo, Gringo, Arizona Joe, Gentleman Joe, Shango, Garringo e molti altri personaggi entrati nell’immaginario degli appassionati di questo genere. La sua interpretazione di Johnny in 7 dollari sul rosso è considerata una delle migliori della sua carriera in chiave western, insieme a Django il bastardo di cui scrive anche parte del soggetto e della sceneggiatura, 1.000 dollari sul nero, Un treno per Durango e Garringo. La sua caratteristica principale è quella di non essere mai sopra le righe. Duttile e in genere molto apprezzato dai registi per la capacità di capire al volo quello che si vuole da lui, non tende mai a sovrapporre la sua personalità a quella del personaggio che interpreta. Non è mancanza di personalità, ma conoscenza e amore per la “macchina” del cinema, oltre che rispetto per chi ci lavora. Non è un caso che la sua carriera inizi proprio dietro la macchina da presa come operatore e direttore di seconde unità di ripresa di film degli anni Cinquanta come Capitan fantasma, Ci troviamo in galleria o Cento anni d’amore.
Antonio de Teffé, questo è il suo vero nome, nasce il 21 luglio 1930 a Roma, in Piazza Navona, nella sede dell’ambasciata brasiliana. Suo padre è l’ex campione di Formula 1 Manoel de Teffé von Hoonholtz, in quel periodo ambasciatore in Italia del Brasile. Fin dai primi anni di vita Antonio, che possiede sia la nazionalità italiana che quella brasiliana si dimostra un tipo sveglio e poco disposto a lasciarsi irreggimentare dalle regole delle rappresentanze diplomatiche. Dopo l’8 settembre 1943, a soli tredici anni, scappa di casa e, grazie al fatto che dimostra qualche anno in più, si unisce ai partigiani che combattono contro i nazisti. Dopo la Liberazione inizia a lavorare nell’ambiente cinematografico, prima come operatore, poi come assistente di regia e, infine, come attore. Come accade a Tomas Milian il primo a credere in lui è Citto Maselli che nel 1955 gli affida uno dei ruoli principali nel film Gli sbandati. Seguono poi pellicole di vari generi del cinema popolare dai feuilleton come La cieca di Sorrento ai peplum come Gli invincibili fratelli Maciste, ai primi musicarelli come I ragazzi del Juke Box. Negli anni Sessanta diventa uno dei protagonisti del boom del western all’italiana. Nella sua carriera ha interpretato più di sessanta film, per la maggior parte italiani. Colto e raffinato a partire dalla seconda metà degli anni Settanta si allontana progressivamente dal cinema. Alla fine degli anni Ottanta si trasferisce a Rio De Janeiro, città nella quale muore il 4 giugno 2004 dopo una lunga battaglia con un nemico implacabile come il cancro.

Per le notizie biografiche su Steffen si veda il ben documentato articolo scritto da Grattarola per Cine 70, “W Django!”.

Curiosità: Nick Nostro mi ha raccontato di avere inventato lui lo pseudonimo Anthony Steffen per La cieca di Sorrento.

L’intervista a De Teffè contenuta in “Killer Kid” (ediz.peraltro pregevole) è la medesima contenuta nel DVD americano “Gentleman Killer” edita dalla Wild West pari pari…logo pre-intervista compreso!!!

Visto ieri nell’ottima edizione Koch , western ambientato durante la rivoluzione Messicana, mi è risultato abbastanza anonimo, mi è piaciuto soprattutto Giovanni Cianfriglia ma purtroppo si vede pochissimo, apprezzabile come sempre Fernando Sancho.

chi e’ la bella del film che altri film ha fatto lo sapete???:wink:

Liz Barret

grazie ha fatto altri film importanti???:wink:

http://italian.imdb.com/name/nm0053115/

Che certi “spaghetti” saranno interessanti lo capisci fin dallo stile dei titoli di testa, come quelli di questo film, dove si vede un montaggio di belle e coloratissime illustrazioni commentate da un soffuso pezzo di chitarra spagnoleggiante. E infatti è un film di solida regia, storia e personaggi molto interessanti, attori in parte. Con qualche soldo in più di budget (comunque rispettabile) e un ritmo più deciso per me poteva essere davvero un bel film. Anche così è molto carino. Dal titolo non si direbbe, ma è un “tortilla western”. Tra i primissimi del genere, anche se l’ispirazione principale sembra essere soprattutto lo spionistico alla James Bond. Decisamente originale, a cominciare dalle numerose sequenze notturne, in contrasto con la tipica solarità di questo tipo di film.

Il protagonista (Steffen, in uno dei suoi ruoli migliori) è una spia yankee con il compito di distruggere un traffico d’armi tra contrabbandieri americani e rivoluzionari messicani. Così sotto le mentite spoglie del fuorilegge Killer Kid, si intrufola tra i rivoluzionari, rimanendo ovviamente invischiato nell’atmosfera di insurrezione. L’ovvio mutamento del protagonista non è messo in scena con la tipica e schematica presa di coscienza a tappe del genere, e sarà più psicologico che politico. Fino alla fine il personaggio resta ambiguo e anche lo spettatore non capisce mai il reale scopo e la sincerità di quello che dice e che fa. Prenderà una posizione chiara solo dopo l’amarissima resa dei conti finale… e la sua prima decisione da capo rivoluzionario sarà tutt’altro che eroica (un finale spiazzante e fuori dagli schemi non certo “alquanto mediocre” come scrivono nella scheda del database ). Molto bello anche il personaggio di Fernando Sancho. Manco a dirlo è la classica canaglia assassina con sombrero e bandoliera, ma stavolta a suo modo sta con i buoni ed è decisamente il più simpatico e umano dei personaggi, arricchito da sfumature malinconiche, come nelle scene con la guerrigliera di cui è invaghito, un rapporto che è un misto di carognaggine e timidezza.

E’ i quarto film in cui vedo il finto tempio azteco già visto in “Mille dollari sul nero”, “I vigliacchi non pregano” e “Requiescant”, tra l’altro se la facciata è sempre la stessa ogni volta l’interno è completamente diverso: “magia” del cinema. Sempre da “Requiescant” viene anche la bona e piuttosto marmorea Luisa Baratto. Anche anche qui si presta a fare il bersaglio da tiro a segno.

a me il film è piaciuto abbastanza, anche se alcuni passaggi non mi sono sembrati chiarissimi
master Koch mozzafiato :slight_smile:

Doppiaggio:
Anthony Steffen: Pino Locchi
Liz Barrett: Rita Savagnone
Ken Wood: Glauco Onorato
Fernando Sancho: Vittorio Sanipoli
Nelson Rubien: Carlo D’Angelo
Virgin Darwal: Vittoria Febbi
Yorgo Voyagis: Massimo Turci
Tom Felleghi: Mario Feliciani
Consalvo Dell’Arti: Corrado Gaipa
Fedele Gentile: Manlio Busoni
L’attore che interpreta Sam è doppiato da Cesare Barbetti
L’attore che interpreta Mulligan è doppiato da Carlo Alighiero
Nel trailer la voce fuori campo è di Massimo Foschi

Ho appena finito di vedere questo film. Devo dire che è girato con cura e attenzione. Testimonianze confermano infatti che il regista, Leopoldo Savona fosse molto professionale nelle sue attività! La chicca sta indubbiamente nella presenza di due grandi Star dello Spaghetti Western, cioè Anthony Steffen e Fernando Sancho. Tutto farcito con una bella colonna sonora di chitarra, bei titoli disegnati splendidamente e una discreta fotografia. Girato in interni alla Helios e agli esterni quasi sempre alle Cave della Magliana, le inquadrature molto astute fanno sembrare che si tratti quasi davvero dei Canyon Americani…mentre in realtà siamo a 30 Km fuori Roma! :smiley: Da vedere.