King Crimson in Italia

A sorpresa i King Crimson vengono in Italia per fare 8 concerti a novembre.

Il 5 e il 6 sono a Milano, l’8 e il 9 sono a Firenze, l’11 e il 12 a Roma e il 14 e il 15 a Torino.

La prevendita inizia domani 20 maggio alle 10 su Ticketone, io andrò sicuramente a una delle due date fiorentine.

Ci saranno Robert Fripp, Tony Levin, Jakko Jakszyk, Gavin Harrison, Jeremy Stacey e Pat Mastelotto.

cavolo ottima formazione direi gia’ tutto sol out???

No, trovi ancora posti ma ti conviene affrettarti perché vedrai che presto non ci saranno più.
Io vado alla seconda data fiorentina.

okay proviamo roma!!!

Apprezzo molto il fatto che, per la prima volta, su TicketOne prima di comprare il biglietto ti appare un messaggio che ti avvisa che se porti la macchina fotografica te la sequestrano all’ingresso e se usi il telefono ti spezzano le braccia.

Ieri sera ho assistito con grande piacere (ed emozione) alla seconda data fiorentina dei King Crimson.

È stato un concerto estremamente intenso, con alcune vette pazzesche.

Band di sette musicisti, tre dei quali batteristi con i loro drumset piazzati uno accanto all’altro nella parte bassa del palco, mentre sopraelevati alle loro spalle, partendo dalla sinistra di chi guarda, c’erano Mel Collins ai fiati, Tony Levin al basso e al suo mitico chapman stick, un magnifico Jakko Jakszyk chitarra e voce (e che bella voce!) e poi Fripp, che, come suo solito, ha suonato seduto per tutto il tempo.
Il concerto era diviso in due parti di circa un’ora e venti l’una, più un bis che tra l’altro ha compreso anche un’acclamata versione di “Heroes” di Bowie che non è una cover qualsiasi visto che Fripp aveva inventato lo stranissimo suono di chitarra che si sente nel pezzo.
La generosa scaletta ha compreso tre pezzi dall’album capolavoro “In the court of the Crimson King” (The Court of the Crimson King, Epitaph e la conclusiva 21st Century Schizoid Man, tutte e tre fantastiche) e vari ripescaggi tra passato e presente della band (bellissime Easy Money e Larks’ Tongues in Aspic).

Ero perplesso sull’utilizzo dei tre batteristi e invece mi sono ricreduto anche se forse in alcuni pezzi erano un po’ eccessivi. L’interplay tra di loro, però era davvero strepitoso, specialmente tra l’ottimo Gavin Harrison e Mastelotto.

Nessuno dei musicisti ha detto una parola al pubblico durante il concerto, nessuna canzone è stata presentata, nessun “thank you” è mai stato pronunciato, zero interazione con gli spettatori ma era giusto così.

Visivamente è stato un concerto di una sobrietà sconcertante, le luci non sono mai cambiate (se non durante Starless - eseguita in una versione superlativa, tra l’altro - dove il palco è diventato rosso, da blu che era) e per tutto il concerto le luci del teatro sono state tenute soffuse.
Le uniche luci colorate che si sono viste durante le 3 ore di concerto sono state quelle dei puntatori laser della security, che ammonivano tutti quelli che, in barba al categorico divieto di filmare o scattare foto, sfoderavano i telefonini. Quindi ogni tanto capitava che sul volto di qualche spettatore indisciplinato apparisse una luce rossa o verde, peccato che non fosse quella del mirino di Predator che voleva sparargli in faccia.
C’era proprio il divieto tassativo da parte della band (peraltro giusto) non solo di fare riprese audio/video di qualsiasi tipo ma anche di tirare fuori il cellulare dalle tasche e di accenderlo fosse anche solo per controllare l’ora. Eppure in tanti lo controllavano, mettevano like a foto di culi su instagram, cose così… Mah…
Era possibile fare foto solo alla fine del concerto, quando dopo l’ultimo pezzo Tony Levin prendeva la sua macchina fotografica per fare una foto al pubblico, ed è infatti in quel momento che ho scattato questa foto.