Commedia più che film comico di Totò; si percepisce la voglia di fare un film più costruito e meno farsesco del solito. A latere c’è la tipica storiella sentimentale tra i due giovanotti (lui è Gabriele Tinti).
Niente di che a mio avviso, certo non tra le vette del comico napoletano.
Non tra le vette, è vero, però grazioso. Il finale, come svolgimento, mi ha ricordato l’assassino si chiama Pompeo, anche se semmai è quest’ultimo ad aver copiato il reo confesso non era tale e si salva “prima” di sputtanarsi. Divertente la battuta di Totò alla moglie tedesca quando suona il telefono e le dice di rispondere al telefunken . Toccata e fuga per memmo Carotenuto, tinti per me quasi irriconoscibile, giovanissimo.
Le scarpe con lo scrocchio, il paltò nuovo e il falsario, tutte le storpiature del cognome Lo Turco, il cane ed il suo sosia, mammina e la novena…
…come non sorridere, sono tante le trovate da ricordare indelebilmente…