Visto e piaciuto.
Ovviamente a me l’aspetto che più affascina è la descrizione di quel mondo delle sei giorni… Il ciclismo come intrattenimento popolare di massa, cosa che non è più, un universo che appassionava anziani, ragazzi, le più varie categorie sociali… Credo che ormai le sei giorni in Italia siano morte e defunte, che io sappia l’unica ancora esistente è la Sei giorni delle rose a Fiorenzuola… Credo che il pubblico sia limitato a quattro gatti, chissà quanto resisterà ancora.
Insomma, apprezzo questo film in primis come testimonianza di un microcosmo che ormai, in Italia, non esiste più.
Per il resto, filmetto gradevole che scorre calmo fino alla conclusione con la sua narrazione lineare e morbida, niente scossoni, niente colpi di scena clamorosi… Un racconto semplice, un film descrittivo.
Fa specie vedere ora come all’epoca fosse, per quanto comunque non usuale, del tutto socialmente accettabile che un medico rinomato professionista avesse avuto una scappatella estiva con una minorenne durante le vacanze al mare. Né la gente intorno a lui si scandalizza, né lui fa più di tanto per nasconderlo. Il segno dei tempi.