La bicicletta verde - Wadjda (Haifaa Al-Mansour, 2012)

La condizione della donna nell’Arabia Saudita raccontata attraverso gli occhi e le esperienze di una ragazzina che, con un mélange di ingenuità e determinazione, combatte per ottenere quello che la società le nega: il diritto di inseguire i suoi desideri, di costruirsi il futuro che desidera, di relazionarsi con chi le pare. Il tutto simbolizzato da una magnifica bicicletta verde che lei vede esposta in un negozio e si mette in testa di acquistare, atto considerato spregiudicato e ribelle da un mondo che considera la femminilità in modo estremamente riduttivo e coercitivo.

Il diritto all’autodeterminazione di una donna araba (o perlomeno saudita) è così inibito che si verificano situazioni quasi tragicomiche, nel senso che ad uno spettatore occidentale rischiano pure di strappare una risata, se non fosse che rispecchiano una realtà così drammatica da risultare assurda e inverosimile.

Ma non si tratta di un film bacchettone e pesante, siamo anni luce lontano dal polpettone mediorientale moralista e didascalico. Tutto il contesto di oppressione sociale della donna viene raccontato en passant, con disincanto e leggerezza, facendo da sfondo alla vicenda di una ragazzina dal carattere forte e determinato che si trova ad attraversare esperienze e situazioni"normali" per la sua quotidianità (scuola - famiglia - amiche) ma che sono esemplificative del modo che ha una certa società di interpretare i rapporti e le dinamiche sociali. Pure la religione non scappa alla critica, risultando tanto rigida e altisonante da suscitare effetti grotteschi.

Sicuramente un film pensato per circolare per i festival, più per essere diffuso in occidente che nel paese nel quale è ambientato.

Il bluray inglese contiene come bonus un documentario del 2005 della stessa regista sul medesimo tema, Women without shadows.

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