La cintura d'oro (Young Man Ko, 1976)

Film d’arti marziali sui generis, innanzitutto per la sua nazionalità, infatti è uno dei pochi film del filone (almeno fra quelli arrivati in Italia) di origine koreana.

Poi è insolito anche per la struttura che possiede. Le arti marziali in realtà sono un contorno, un contesto, un genere nel quale collocare una vicenda struggente, il cui cuore pulsante è la caratterizzazione del personaggio principale: un uomo affranto e malinconico, la cui vita è costellata di disgrazie ed eventi funesti. Un uomo distrutto dal dolore di avere perso la moglie ed il figlio, che non riesce a superare il trauma di questo avvenimento shockante. Ma un uomo buono, generoso ed altruista, che si fa carico dei diseredati e difende i più deboli dai soprusi e dalle violenze perpetrate da violenti e prepotenti. Un uomo che ritrova nel rapporto con un orfanella che prende sotto la sua protezione la dimensione familiare ed affettuosa di una relazione genitoriale. Un personaggio profondamente umano che soffre, piange, si dispera, ma non perde mai la determinazione e la fiducia nella possibilità di riuscire a ritrovare quella dimensione di pace interiore e benessere per sé e per le altre persone che ha intorno. E così questo personaggio poetico, questo gigante buono, questo venditore ambulante che vaga per il mondo alla ricerca disperata di un figlio che spera non essere morto, diventa il fulcro motore di un filmetto altrimenti povero di interesse (tutti i combattimenti, ad eccezione di quello finale, sono brevi e poco curati, bene al di sotto della media dei film di arti marziali dell’epoca).
Mi verrebbe da azzardare e fare un paragone, associandolo più a un melodramma, ad un lacrima movie quasi, che ad un film di arti marziali. E questo, se apparentemente può sembrare una debolezza, in realtà è il punto di forza che lo distingue dal mucchio, facendolo quantomeno notale nel marasma delle pellicole del genere che all’epoca affollavano gli schermi.

Visto nel DVD della collana da edicola Fabbri, in un master poco definito e nel formato non corretto, ma facendo una veloce ricerca sembra che la versione italiana sia l’unica attualmente esistente a livello mondiale.

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