La Città Proibita
Gabriele Mainetti
2025 138’, colore
La giovane Yun, figlia “proibita” durante il periodo in cui la legge del figlio unico era in vigore in Cina, va alla ricerca della sorella scomparsa a Roma; la sua missione la porterà ad incontrare Marcello, figlio di Alfredo. Quest’ultimo pare essere fuggito con una donna lasciando in asso la famiglia ed il ristorante…
Le premesse, mescolare il film di arti marziali cinesi e la commedia italiana, erano molto intriganti ma non posso dire — sinceramente — che questo film mi paia molto ben riuscito. I due “generi”, ad esempio, si mescolano pochissimo e, volendo, si potrebbero montare separatamente, per ottenerne non dico due ma uno e ⅚ sì. Le scene d’azione sono ben coreografate ma, per i miei gusti ci sono troppi stacchi di montaggio e soprattutto, troppa macchina da presa che balla e risultano confuse. Alcuni personaggi si perdono per strada (lothar) e certe scelte di sceneggiatura non si comprendono appieno (tutta la relazione tra antagonista e figlio poteva dare spessore ad entrambi i personaggi e invece e’ un aspetto che viene usato quanto basta per giustificare un’azione imprudente dell’antagonista e subito abbandonato).
Poi, permettete che mi lasci andare ad una lamentazione: il difetto più fastidioso del film e’ la fotografia; adesso io non capisco perché ma e’ così povera di contrasto che, ad un certo punto, ho fatto veramente fatica a distinguere i personaggi dallo sfondo e no, non intendo che sia scura, ma proprio slavata, desaturata, un vero supplizio. Io non so il perché di questa scelta ma, ad un certo punto, ho pensato che avrei dovuto farmi vedere da un oculista.
Detto questo, con tutti i difetti e con gli occhi che invocavano pietà o il colpo di grazia, posso dire di aver assistito al film senza distogliere un attimo lo sguardo dallo schermo (purtroppo in una sala pressoché vuota ), di aver riso e condiviso idealmente la sofferenza della protagonista femminile. Non sono per niente pentito del biglietto pagato e spero che il regista prosegua nella sua carriera, magari con un altro direttore della fotografia.
Attori bravi; la Ferilli, simpaticissima, è un pilastro su cui si regge la componente più da commedia del film; ma i due minuti in cui sono in scena insieme Zingaretti e Giallini (quest’ultimo strepitoso nell’interpretazione del personaggio più interessante) si mangiano tutti.
Ciao!
C.