Visto nell’ottima edizione della CRITERION COLLECTION, queste le caratteristiche del dvd:
• AUDIO italiano dolby DD MONO - italiano
• VIDEO 1:66 - 16:9 enhanced for widescreen tys
• DURATA 1:31:38
• SOTTOTITOLI inglese
• EXTRA intervista con Bertolucci in italiano (16.31 min)
Nel complesso un’ottima edizione sotto ogni aspetto, ma d’altronde quando si parla di certe label è quasi superfluo sottolinearlo. L’intervista è molto interessante ma la flemma di Bertolucci è letale.
Il soggetto è di Pasolini ed era in possesso di Antonio Cervi che ad un certo punto decise di farne un film ma Pasolini era già preso dal progetto di “mamma Roma” e il soggetto non gli interessava più essendo ormai vecchio di qualche anno; cercando di aiutare questo produttore che aveva già comprato il soggetto gli disse “perchè non ti fai scrivere la sceneggiatura da due persone che ti dirò io e non fai dirigere il film a qualcun’altro?” fu così che la sceneggiatura venne stesa da Sergio Citti e Bertolucci stesso in due mesi in quel di Parma.
Cervi proponendo a Bertolucci di scrivere il film fu categorico nel chiedere che il film fosse molto “pasoliniano”: una volta letta disse a Bertolucci “questa sceneggiatura mi sembra molto vicina alla tua sensibilità, ho avuto un’idea, perchè non lo dirigi tu?”
il risultato fù “la commare secca” come lo conosciamo, cioè un film “pasoliniano” senza essere veramente fino in fondo di Pasolini. Il limite del film sta nel crossover che si viene a creare, un soggetto Pasoliniano plasmato con la sensibilità barocca di Bertolucci: insomma un ibrido.
La trama è abbastanza semplice e sfrutta in maniera palese quella di Rashomon, tutto ruota intorno ad all’omicidio di una prostituta, un commissario (con voce fuoricampo) indaga interrogando chi quella sera era sul luogo del delitto: un ladruncolo, un mantenuto da una strozzina, un militare, un eccentrico settentrionale, e due giovani. La soluzione è collegata ad un’altro squallido crimine…
Dice Bertolucci della sua esperienza con Pasolini sul set di “accattone”
" quando io mi trovai vicino a Pierpaolo per accattone, la cosa più importante non era tanto che io prima volta su un set vedevo come si faceva un film…ma vedevo come si faceva il cinema. Perchè per Pierpaolo, molto molto fuori dal cinema fino a quel momento, non si trattava di andare nella sua memoria di cinephile che non era a cercare dei modelli degli esempi etc. la sua decisone era molto semplice all’inizio di accattone “io voglio fare molti primi piani come nella Giovanna D’arco di Dreyer, ma il mio punto di riferimento visivo sarà i pittori toscani dal Sassetta in poi” E in effetti “accattone” è tutto così un esempio di frontalità, tutto è sempre visto in maniera frontale e quindi un pochino sacrale (…) il mio privilegio fu quello di assistere alla nascita del cinema."
Lezione questa che Bertolucci sfrutta per la “commare secca” per poi approdare più avanti al suo inconfondibile ed eccessivo stile…