Titolo: L’Odio (La Haine)
Anno: 1995
Nazione: Francia
Regia: Mathieu Kassovitz
Durata: 97’
Cast: Vincent Cassel, Hubert Koundé, Said Taghmaoudi
Produzione: Mikado
20 ore scarse (dalle 10:38 alle 6:01) nella vita di 3 disadattati delle banlieu parigine (un nero, un bianco, un magrebino), bassifondi popolati di violenza, crack e debosciati armati fino ai denti, gente che vuole mantenere le tradizioni ma si esalta per la breakdance, ascolta la musica rap (anche se cantata in francese), veste quasi esclusivamente con tute da ginnastica, come nel Bronx o nel Queens. Un giorno di inferno nella metropoli parigina descritta in bianco e nero; poveri, disoccupati, immigrati, proletariato ultimo, negri contro bianchi, magrebini contro destrorsi, poliziotti contro balordi, in definitiva tutti contro tutti, mentre quella dei “buoni contro i cattivi” è una contrapposizione neppure contemplata, perché semplicemente non esiste.
La bravura di Kassovitz risiede nel mostrare questa cronaca come un entomologo, una descrizione asettica e distaccata (a tratti anche ironica), che non colpevolizza né assolve nessuno. C’è del buono e del cattivo, sempre, e sono le situazioni a decretare il prevalere dell’uno o dell’altro.
C’è un giovane Vincent Cassel con la perenne faccia da paraculo provocatore, ed un Hubert Koundé che pare un novello Sidney Poitier. Nella versione in lingua originale i dialoghi sono in verlan, tipico gergo parigino, che consiste nell’inversione delle sillabe di una parola per crearne una nuova. Nei dialoghi italiani invece si fa solo fatica a trovare un sostantivo in mezzo alla impressionante sequenza di parolacce, ma si sa, è la dura vita delle banlieu.
Il film, grande successo commerciale in Francia, provocò molta polemica in patria per il suo punto di vista sulla violenza urbana e sulla polizia. L’allora primo ministro, Alain Juppé, organizzò una proiezione speciale del film chiedendo ai membri del suo dipartimento di partecipare, gli agenti di polizia presenti voltarono le spalle alla proiezione in segno di protesta contro il ritratto della brutalità della polizia rappresentato dal film (che in effetti non ne esce benissimo…).
E’ pieno di citazioni e omaggi a De Niro e Scorsese, e al loro universo gangster che tanto piace ai piccoli criminali parigini (da Il Cacciatore a Taxi Driver a Scarface di De Palma), nel quale tentano disperatamente di identificarsi per “alzarsi di livello”. Miglior regia a Cannes 1995.
Dvd Dolmen con i seguenti miserrimi extra: trailer italiano e originale, e filmografie di Kassovitz e Cassel.