Titolo spagnolo: “Crónica de un atraco”
Anno: 1968 (girato nel 1967)
Cast: Tomas Milian, Claudio Camaso, Fernando Sancho, Anita Ekberg, Hugo Blanco
Durata: 98 min
Regia: Jaime Jesús Balcázar
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Spero di aver cercato bene in tutto il forum, ma non mi sembra esista una discussione su questo film italo-iberico abbastanza inclassificabile.
Apro in questa sezione basandomi sul fatto che cast, regia e produzione sono a tutti gli effetti “spaghetti”, che anche Giusti lo abbia inserito nel suo dizionario, e sul fatto che il film non ha quasi nulla a che vedere con il futuro poliziottesco.
Il western di ambientazione moderna è una variante con molti titoli all’attivo nel western americano, un vero e proprio genere nel genere, che anche ultimamente ci ha dato un capolavoro come “Le tre sepoluture” di Tommy Lee Jones.
Negli “spaghetti” l’idea di un western ambientato ai giorni nostri non è stata mai sfruttata. Ovvio: tanto valeva ambientare i film direttamente in Italia o Spagna e risparmiarsi la fatica di scenografie finto americane. Unica eccezione questo buon film di Balcázar, “spaghetti” moderno con tre attori simbolo del genere. Di più: in quello stesso anno Sancho e Camaso erano già stati insieme in due bellissimi classici come “Per 100,000 dollari ti ammazzo” e “10.000 dollari per un massacro”. Vista anche qualche similitudine nel disegno dei personaggi, si potrebbe azzardare che questo film di Balcázar fosse una specie di terzo capitolo di un’ ipotetica trilogia.
La trama segue uno dei canovacci classici del gangster…
…con una banda di rapinatori che per una notte sequestra un’intera comunità (quella di un minuscuolo paesino senza nome, la Tombstone del titolo è il solito vaneggiamento dei distributori italiani).
Più che ai classici del cinema criminale si guarda ai film con capelloni teppisti che furoreggiavano all’epoca nel cinema americano di serie C e Z. Infatti i criminali sembrano usciti da “Gioventù bruciata” e si abbonda in colori e musica beat. E’ così assente l’elemento sempre presente nei western moderni americani: l’atmosfera crepuscolare. Insomma, niente tristi cowboy sul viale del tramonto, ma ruspanti giovinastri con pettinature alla Mick Jagger. Film più spagnolo che italiano, quindi senza quella marcia in più del nostro cinema d’allora (sigh!). La confezione è infatti solida, ma tira un po’ aria da (buon) telefilm americano, solo con un bel po’ di violenza in più, anche se ben al di sotto degli standard spaghetti. D’altra parte le ambizioni sono un po’ da film psicologico…
Quel che illumina davvero il film e lo rende diverso dai modelli americani a cui si ispira è l’affascinate e magnetico trio di attori protagonisti. Un ombroso Tomas Milian è Chino, indolente e taciturno mariachi un po’ hippie, tutto vestito di jeans, sigaretta sempre in bocca e bottiglia di tequila al fianco. Suo padre è un Fernando Sancho insolitamente contenuto (relativamente ai suoi soliti modi), anche perché per una volta non fa il cattivo, ma il criminale di mezza tacca. Cattivissimo, pur con qualche sfumatura, invece il personaggio interpretato dal povero Claudio Camaso/Volonté… chissà cosa avrebbe potuto fare non fosse stato schiacciato dall’inevitabile confronto con il fratello, continuamente rammentato dalla somiglianza fisica e dalle espressioni. Anita Ekberg fa la statua decorativa.
Visto su un vecchissimo (e abbastanza pietoso) VHS, registrato da una TV locale…