La mansión de los muertos vivientes (Jesús Franco, 1982)

Sinossi
Quattro amiche, Tina, Vicky, Marta e María, cameriere in un bar in Germania, vanno in vacanza su una spiaggia nel sud della Spagna tramite un’agenzia di viaggi. I loro sogni vanno presto in frantumi. L’hotel in cui alloggiano è un luogo sinistro e deserto, il cui proprietario, Carlos, è un giovane misterioso. I presagi più oscuri incombono sulle ragazze, che scoprono le vicine rovine di un antico monastero cataro e, nelle notti ventose, i corpi dei monaci emergono dalle loro tombe per compiere rituali sanguinosi.

In questo film, il regista spagnolo Jesús Franco usa i monaci catari come veicolo per una critica feroce all’ipocrisia e all’intolleranza della Chiesa cattolica e dei suoi rappresentanti più estremisti.

Il film racconta la storia di un gruppo di antichi monaci che, dopo essere stati condannati e sepolti vivi per i loro peccati (tra cui una “setta sinistra” e sacrifici umani), tornano dalla tomba come “morti viventi” per torturare e uccidere i visitatori di un monastero abbandonato. I monaci, presunti uomini di Dio, compivano segretamente atti atroci. La loro dannazione eterna e il loro ritorno come esseri maledetti suggeriscono che né la loro fede né la loro istituzione potessero salvarli dalle loro stesse perversioni.

Il cast include Lina Romay e Mabel Escaño, due delle attrici più belle del cinema spagnolo degli anni '80.

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Ho il dvd, molto buono, della Severin. Praticamente: senza budget, senza sceneggiatura, senza scenografie, e in un certo senso pure SENZA ATTORI, il caro indimenticato Jess riesce a fare un buon film, coinvolgente e dalle atmosfere sottilmente inquietanti. Il che dimostra una cosa molto semplice. Quando il regista C’È, e ha effettivo talento, i rimanenti (succitati) limiti vengono superati con facilità . Vera classe, quindi.:smiling_face_with_sunglasses::victory_hand::cocktail_glass::heart:

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Questo film mi piace molto. Tra i protagonisti principali, vorrei sottolineare Mabel Escaño, una grande attrice di teatro, cinema e televisione che ha avuto una lunga e proficua collaborazione con Jesús Franco.

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Ciò che trovo interessante nell’universo di Franco è che l’orrore e la mostruosità spesso derivano dal fanatismo religioso e dalla repressione sessuale e morale. La religione è la fonte del male, non la soluzione.

In breve, il film “La mansión de los muertos vivientes” usa l’immagine dei monaci condannati come simbolo di corruzione e oscurità all’interno della Chiesa, non come rivendicazione della sua autorità morale o della giustizia del suo Dio.

A differenza di progetti fuorvianti come “Marquis de Sade: Justine” (1969) e “Love Letters of a Portuguese Nun” (1976), in “La mansión de los muertos vivientes” la visione di Franco rimane profondamente critica e provocatoria nei confronti delle istituzioni cattoliche e della fede in Dio nel suo complesso.

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Non ho visto il film ma da quello che ne scrivete mi sembra che “tio Jess” si sia limitato a riprendere l’idea di fondo della quadrilogia di De Ossorio (che immagino avesse funzionato al botteghino e che aveva creato delle figure iconiche capaci di imprimersi nell’immaginario degli spettatori) e a fare qualche minima variazione sul tema. Diciamo che, dopo De Ossorio, in un film in cui dei cadaveri ambulanti incappucciati con una veste da monaco inseguono delle belle fanciulle seminude faccio davvero fatica a vederci una feroce ed iconoclasta critica anticlericale. Ci vedo di più un mezzo plagio a fini commerciali.

Detto questo, anche io sono vittima del fascino dei templari ciechi e il vostro discernere su questo film mi ha intrigato, quindi lo guarderò. :smiley: :+1:

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Diciamo anche che, dopo la quadrilogia di De Ossorio, il film di Franco segna un nettissimo regresso qualitativo.

Qualcuno ha detto che, dopo aver ucciso il dottor Mabuse (il film di Franco su Mabuse è orrendo, indegno della lunga serie sul personaggio), Jess ha ucciso anche i cavalieri templari di De Ossorio…

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Chi si aspetta un film horror nello stile della tetralogia dei Templari di Armando de Ossorio o un tipico film di zombie nello stile classico del regista americano George A. Romero potrebbe rimanere piuttosto deluso da questo film. Nelle interviste, Franco ha parlato positivamente del primo film della tetralogia classica di Armando de Ossorio, lodandone il carattere spiccatamente spagnolo e l’assenza di influenze americane. Ha mostrato scarso entusiasmo per i film di zombie convenzionali, arrivando persino a denigrare il classico originale di Romero.

Franco cita due racconti dello scrittore spagnolo Gustavo Adolfo Bécquer (1836-1870), uno dei più rinomati autori del Romanticismo spagnolo, come ispirazione per “La mansión de los muertos vivientes”, e il contenuto del film riflette due di questi racconti. Questo allontana ulteriormente Franco dall’opera originale di de Ossorio e, inoltre, i monaci non morti di Franco non sono Templari, ma Catari. Sebbene non si definissero così, il nome fu dato loro solo durante l’Inquisizione.

Catari significa “i puri”, un termine greco (katharos) che si riferisce a un movimento religioso cristiano dualistico fiorito nell’Europa occidentale tra il XII e il XIII secolo. Credevano che il mondo materiale fosse malvagio, creato da un dio malvagio, e che lo spirito fosse puro e dovesse essere liberato dal corpo attraverso un processo di penitenza e salvezza spirituale, chiamato “consolamentum”. La loro fede sfidava l’autorità della Chiesa cattolica, che li perseguitava e li condannava come eretici.

La trama del film di Franco fa riferimento diretto all’Inquisizione spagnola. L’Inquisizione è storicamente vista come un periodo di oppressione religiosa e tortura, e il film evoca questo ricordo per associare la Chiesa cattolica al fanatismo, alla crudeltà e al male. I monaci catari non-morti sembrano essere il risultato o la continuazione di questa oscura eredità.

Rappresentando figure che dovrebbero essere sante come praticanti del satanismo e del sacrificio, Franco suggerisce una profonda corruzione all’interno delle istituzioni religiose. C’è una facciata di bellezza (il luogo di villeggiatura, il vicino monastero) che nasconde il “decadimento” e la decadenza morale.
Il film usa le campane delle chiese, i monasteri e le tonache dei monaci come elementi di orrore, che possono essere visti come un’appropriazione profana dell’iconografia cattolica per scioccare e criticare.

In breve, il film di Jesús Franco (che ho apprezzato molto) utilizza tropi anticlericali comuni nel cinema horror europeo per associare la Chiesa e i suoi rappresentanti al male, al fanatismo e all’ipocrisia, trasformando i simboli della fede in mostri.

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