La società de' magnaccioni (la canzone popolare che nessuno conosceva)

Strana la storia di questa (sin troppo) popolare canzone romana (anzi, romanesca). Incisa per la prima volta dal giovanissimo (12 anni) posteggiatore Armandino Bosco nel 1962 per nientemeno che la RCA Victor. Il disco ‘sponsorizzato’ dal ristorante trasteverino Meo Patacca la presenta come ‘canto popolare romano’, il che potrebbe anche essere se non che pare che nessuno l’aveva mai sentita prima. Voglio dire, ci sono tante canzoni popolari, romane e non, che non hanno raggiunto una grande popolarità. Oppure altre molto vecchie, come la splendida ALLA RENELLA risalente al '700, di cui si hanno testimonianze già da molti anni, ma di questa, niente. La vera popolarità di questo brano venne raggiunta quando Gabriella Ferri e Luisa De Santis la incisero (a Milano!) per poi perché poi uscisse su 45 giri Jolly (la cantarono anche a LA FIERA DEI SOGNI con Mike Bongiorno) con qualche modifica nel testo. Le due artiste la scoprirono casualmente, evidentemente neanche loro la conoscevano, ascoltando da una bancarella di Via Sannio la riproduzione del suddetto singolo cantato dal giovanissimo artista. Personalmente il testo col quel ‘la società della gioventù’ lo trovo sin troppo elaborato per essere un canto da osteria. Io la vedo così, il brano venne scritto da autori professionisti, magari proprio della RCA, che poi preferirono mantenere l’anonimato (anche perché è un pezzo mediocre oltre che dare un’immagine dei romani assai deleteria) che magari frequentavano il ristorante (allora assai frequentato da attori e cantanti; siamo in piena Dolce Vita) e sentendo la voce (fin troppo) squillante del bambino decisero di regalarglielo a patto che non si sapesse chi l’aveva scritta e che qualcuno della RCA sentandola cantare nel locale propose a Bosco e al suo gruppo di inciderla. Se non che…
Il brano somiglia moltissimo ad uno di Louis Armstrong (!) THE DUMMY SONG del 1953/54 (quanto meno il ritornello) scritta da Billy Rose, Lew Brown e Ray Henderson.

Uno può anche dire che sono furono gli americani a copiarla il che potrebbe essere, però prove non ce ne sono.
Qui sotto la versione originale di Bosco:

Qui sotto un breve servizio probabilmente dei primi anni 2000 con annesso intervista fatta da Ugo Gregoretti all’artista bambino nel 1960 che scopriamo veniva chiamato Dino. Perciò prima dell’incisione di LSdM.
Nell’intervista più recente non si fa riferimento alla sua canzone più famosa.

Rimane curioso il fatto che quello che è di fatto un inno all’alcolismo venne affidato ad un bambino, ma tant’è.

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Più che all’alcolismo, lo vedo come inno al fancazzismo. E quello, notoriamente, non ha età… :grin::grin::grin::grin::heart::heart::heart:

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Certo. :grin:
Però 'portace ‘n’artro litro’ e ‘riportace da beve (x3)’ fanno pensare (anche) a questo. Tieni presente che uscì in un periodo in cui l’uomo che si ubriacava all’osteria era ancora la regola (e anche in Friuli quanto a vini di qualità c’è una vasta scelta🍷). Una curiosità, il ristorante, che è sempre stato, come il Rugantino di felliniana memoria (che, però, non c’è più da tantissimo tempo), soprattutto un locale per turisti, è tuttora esistente.

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Noi triestini non siamo friulani, ma sicuramente gustiamo volentieri i loro vini. :grin:Per non parlare della vicina Slovenia, con vini E distillati sempre apprezzati e apprezzabili. In pratica, su certe cose, le “affinità elettive” fra noi e i romani, sono sorprendenti… :+1::stuck_out_tongue_winking_eye:

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Se ti dovessi la la verità ancora non ho capito che differenza c’è tra Emilia e Romagna ma va da sé. Allora voi triestini siete Giuliani, giusto? Ma dimmi tu dove non trovi roba buona in Italia! Per quanto riguarda Roma, più che i romani, è una città che ingloba tutto (con quello che ha visto e passato) di conseguenza nessuno a Roma è un semplice ospitato: vivendo qui diventi automaticamente romano. I pregi e i difetti degli italiani sono tutti qui. Tornando alla canzone, ora la scoperta che c’è questo brano di Louis Armstrong con ritornello che è praticamente identico a quello della canzone romana mi ha fatto azzerare il tabellone delle ricerche. E mi viene anche il sospetto che gli autori abbiano scelto di non firmare il brano proprio perché forse copiato da questo brano americano preesistente. Il problema è che visto che non c’è nessun autore dichiarato della canzone romana, perciò non c’è nessuno che possa testimoniare la composizione della canzone stessa, porta le ricerche al punto di partenza.

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Io mi chiedo invece come mai Bosco(sicuramente c’era lo zampino del padre) ha abbandonato una casa discografica straimportantissima come la Rca per andare ad incidere ad una minore come la Pig…

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Etichetta milanese, oltretutto!

Alcuni la fanno risalire a fine '800. Probabilmente si tratta di versi, nati sotto i fumi dell’alcool e tramandati nelle osterie, ai quali ad un certo punto qualcuno ha dato la veste di canzone vera e propria.
Comunque la si giri, è un quadro favoloso dell’atmosfera goliardica e scanzonata delle vecchie osterie (non della romanità in generale). La adoro e la canto a squarciagola allo stadio.

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Non sapevo che si cantasse sta canzone allo stadio.

Viene cantata o spontaneamente in Curva Sud quando si sta chiudendo la partita con una vittoria importante o dagli spettatori che defluiscono essendo una delle basi musicali che esce dagli altoparlanti dello stadio, sempre dopo una vittoria.
Chiaramente si parla di partite della Roma.

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