L'archivio del diavolo (P. Avati, 2020)


E’ da pochissimo uscito (per Solferino Editore) l’attesissimo seguito de “il signor diavolo”, di Pupi Avati che si cimenta quindi in un nuovo gotico padano in un ambito che tra libri e cinema ritocca sempre e continuamente…
…direttamente dal sito, riporto:
Quando don Stefano Nascetti viene trasferito alla parrocchia di Lio Piccolo, abbandonando sul nascere una bella carriera nella curia veneziana, la sua non è una scelta: è una fuga dalla vendetta del questore Carlo Saintjust, a cui lo legano un tradimento e un’offesa mai dimenticati. Ma il tranquillo paesino nel Polesine non è il rifugio che si aspettava.
È troppo pericoloso e ambiguo il fascino della giovane maestra Silvana ed è troppo orribile la storia che assieme a lei gli accade, letteralmente, di dissotterrare: quella del funzionario ministeriale Furio Momentè, scomparso mentre indagava sull’omicidio commesso da un ragazzino, lasciando dietro di sé una compromettente valigia di documenti.
Con il ritrovamento di ben due cadaveri di incerta attribuzione, il sostituto procuratore Malchionda è costretto a riaprire un caso che aveva chiuso con eccessiva fretta. Ma sulle ricerche degli inquirenti, sia a Venezia sia a Roma, si stende l’ombra velenosa di un Male molto più antico e inspiegabile di quello commesso da qualunque omicida.
In questo nuovo romanzo gotico, che mescola con sapienza thriller e horror, suggestioni letterarie e superstizione popolare, Pupi Avati ci riporta nei luoghi e nelle atmosfere del Nordest contadino degli anni Cinquanta.
Mentre le vite dei personaggi corrono verso il loro destino, la mano di un grande narratore ci trascina in un intreccio senza scampo, in un mondo antico fatto di terra, acqua e mistero, intriso di verità troppo terribili per poter mai essere davvero rivelate.
Ne ho letto, rapidamente, poco più della metà e devo dire che le premesse sono rispettate con molti colpi di scena tipici dei migliori thriller… :wink:

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Anche il primo era molto valido, per certi versi l’ho addirittura preferito al film. L’Avati romanziere cerca di mantenere un pelino più di filo logico di quanto faccia nelle sceneggiature del suo cinema gotico.

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Condivido, senza dimenticare che (oltre tutto) nel film (inspiegabilmente) ha modificato radicalmente il finale rispetto al libro…
…questo, che ho letto quasi tutto d’un fiato, credo ti piacerà (anche nello stile, oltreché nel peculiare meccanismo narrativo) e reputo ne trarrà un altro film in cui (ancora una volta) varierà il finale rispetto al libro da cui è tratto… :wink:

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