Le luci della sera (Aki Kaurismaki, 2006)

Parlano di maniera, di cinema intellettuale e quant’altro. Se questa deve essere la maniera ben venga. Questo nuovo Kaurismaki incanta ad ogni inquadratura, dentro la quale i personaggi in primo piano sembrano in realtà confondersi e farsi sopravvalere da coloro che gli stanno attorno, tanto perdono di valore ed importanza all’interno dell’inquadratura. Se il protagonista è solo, triste ed inutile, tanto lo è nell’economia di una qualsiasi scena nel pub, dove lo sfondo prende corpo: a fumare non è il personaggio in primo piano, sono gli altri, i bicchieri vuoti sopra il tavolo sono a fuoco, ma non hanno il potere di quelli sfuocati qualche metro più indietro. Chi è davanti è così invisibile che passa in secondo piano. Anche e soprattutto per i dettagli tanto curati da non risultare più tali.

Forse quello di Kaurismaki non è il mio cinema ideale, non mi soddisfa mai al 100%, ma lo apprezzo e piano piano sto approfondendo il discorso.
Anche questo ultimo film mi è piaciuto, non mi fa gridare al miracolo o che, ma lo preferisco ai blockbuster e a tantissima altra roba che esce. Forse di maniera, ma di certo la sua maniera, un film così è una boccata (paradossalmente asfissiante per l’atmosfera creata) di gran cinema.

però non hanno tutti i torti quelli che lo considerano un kaurismaki minore
bellissimo film dal punto di vista formale ma la crisi di idee è innegabile e mi dispiace molto perchè è uno dei miei registi preferiti

In effetti queste storie di sfigati iniziano ed essere un po’ ripetitive, però continua a raccontarle bene.
Bel film, ma siamo lontani dalla poesia di Vita da Boheme.