Le origini del western italiano

Nel 3d sulla nascita e la storia del cinema western italiano si fa riferimento alle numerose pubblicazioni che cercano di analizzare il fenomeno dello spaghetti-western nelle sue caratteristiche peculiari e nella sua evoluzione storica.
Vorrei aprire un 3d apposito per parlare di un aspetto particolare,ossia le radici e i prodromi del western italiano,anche se già molti critici hanno cercato queste origini soprattutto nel western europeo dell’inizio degli anni sessanta o nel genere peplum o addirittura in alcuni autori del cinema italiano come il Germi de In nome della legge.La tesi che vorrei sostenere (probabilmente priva di fondamento e non supportata da argomenti critici ma solo dalla mia sensibilità personale di cinefilo e appassionato di western in particolare) è che in alcuni episodi del western americano della fine anni cinquanta-inizio anni sessanta si possono trovare in nuce e allo stato embrionale caratteristiche e temi che poi sviluppati nel contesto del western italiano porteranno alla nascita di un genere che sicuramente è apparso rivoluzionario rispetto al western tradizionale americano e da molti è stato separato quasi in modo dispregiativo da quello con termini come western-spaghetti o western all’italiana.Quindi non parlo di una influenza diretta,ma quasi dell’emergere qualche anno prima della nascita del western italiano di quelli che si potrebbero chiamare i “germi” di questo all’interno del corpus del western americano che peraltro nella seconda metà degli anni sessanta verrà profondamente influenzato dallo stesso,così come altre cinematografie.Forse questo argomento è quasi ai limiti di questo forum ma mi piaceva provare a parlarne con gente sicuramente competente e appassionata anche più di me.Insomma gente di rispetto.

Non mi convince il richiamo al western americano. Alla base del western all’italiana c’è in parte l’impianto dei “peplum”, ma soprattutto la voglia di una generazione di registi di cimentarsi e insieme di dissacrare il western statunitense utilizando tutte le strutture narrative del cinema d’avventura italiano. Pensa lla figura dei vilain… cattivissimi e del tutto inesistenti nel western d’oltreoceano

Io infatti non voglio sostenere un legame diretto col cinema western americano classico tout court,ma con alcuni episodi del western americano fine anni cinquanta,tipo la serie di western di Boetticher con Randolph Scott in cui il tema della vendetta e della violenza del western tradizionale viene accentuato in maniera insolita o alcuni b-western come No name on the bullet di Jack Arnold o Terror in a Texas Town di Joseph H. Lewis che anticipano alcune caratteristiche del western italiano come la violenza,la particolarità dell’atmosfera,l’intrusione di armi e personaggi strani o bizzarri per il western tradizionale,l’enfasi sul momento del duello o l’uso particolare o non usuale del flashback.Per non parlare di film come One-Eyed Jacks di Marlon Brando.Ti ringrazio cmq per aver risposto al mio primo 3d e anche se la tua opinione è diversa dalla mia è già molto che le possiamo confrontare nello spazio di libertà di questo bel forum.

Se la metti così credo che ci si possa intendere. Tieni però conto che non tutto quello che c’è in America arriva in Italia. Se la guardi da questo punto di vista il clima mi sembra sia proprio italiano.

Sicuramente i registi e gli autori del western italiano non avranno visto questi film o cmq non se ne saranno fatti influenzare,sta di fatto che rimane in un periodo vicino all’esplodere del fenomeno western italiano a livello mondiale una curiosa emersione di temi e concetti nel western americano di serie b dovuta anche sicuramente a una questione di budget o di mera exploitation di aspetti non praticati dal western mainstream (vedi per es.gli western di Roger Corman).Il western italiano resta però un genere a sè stante che solo lontanamente si ispira alla mitologia del western americano classico se non per usarla e portarla alle sue estreme conseguenze, rendendola così un’altra da sè e trascendendola.

Wow che cavalcata! Mettiamola così. Un pugno di registi innamorati del western e che sta lavorando nei peplum mette sullo schermo un western ispirato alle loro fantasie, senza frontiera e senza l’idea della conquista. Il risultato è stupefacente. L’idea di mettere il cappellone da cow boy e la colt a tutto funzion al punto che nelle storie finiscono tragedie greche, episodi della storia, poemi, drammi teatrali, pezzi d’opera, creando un mondo fantastico di cui parliamo ancora oggi a quarant’anni di distanza.

Sulla capacità del western italiano o all’italiana, come preferisci tu,di citare e usare nelle sue storie riferimenti anche a fonti o a testi impensabili (i riferimenti omerici dei due Ringo di Tessari o l’Amleto scespiriano di Quella sporca storia del west di Castellari per fare solo due esempi) credo siamo tutti d’accordo,anche se lo stesso western americano negli anni cinquanta aveva operato commistioni anche ardite con altri generi tipo il noir o aveva fatto rischiose citazioni dalla cultura “alta” (vedi Broken Lance di Dmytryk o Jubal di Daves,il re Lear e l’Otello in chiave western).Io volevo parlare più che altro di atmosfera,di uso del contenitore del genere western slegato da quelli che sono i suoi stilemi classici e dei suoi luoghi comuni,canonizzati nel periodo classico in cui il western americano da genere di serie b diventa genere adulto con pari dignità rispetto agli altri,per fare un discorso libero senza condizionamenti e dire quello che in un altro genere non si potrebbe dire.In questo vedo delle strane similitudini tra il western italiano e certi western americani tipo quelli che ho già citati o anche quelli del primo Monte Hellman che peraltro sono coevi e non precedenti ai primi western all’italiana.

Se la metti così sono d’accordo. Tra l’altro potremmo pensare a declinare i rifacimenti in chiave western operati dal western all’italiana tipo: Blind Man = Zitoichi, Il pistolero dell’Ave Maria=L’orestiade, ecc. Forse però dovremmo aprire un 3d apposito.

Il mio riferimento alla poliedricità di fonti e riferimenti narrativi del western all’italiana serve solo a confermare quello che ho cercato di sostenere inizialmente che cioè il western all’italiana è stata la risposta italiana appunto alla necessità di un genere come quello western anche in America di rinnovarsi profondamente all’interno rischiando altrimenti di implodere su se stesso o morire andando lentamente ad esaurirsi,necessità che in America ha prodotto degli strani esemplari che sono stati anche definiti camp o strange western i quali hanno qualche elemento in comune con il genere western all’italiana,che però porterà il discorso,anche a livello quantitativo oltre che qualitativo,ad un grosso balzo in avanti che il cinema americano non ha voluto o potuto fare.