Le temps qui reste - Il tempo che resta (Francois Ozon, 2005)

Roman è un fotografo di moda piuttosto famoso ed ambizioso. È gay dichiarato, fa parte dell’alta borghesia ed è estremamente arrogante ma ha appena scoperto di avere un male incurabile che lo porterà alla morte nel giro di pochissimo tempo. Il ‘tempo che resta’ è sufficiente per mettere ordine in famiglia, in ambito sentimentale ed altri aspetti della vita.

Soggetto non proprio originalissimo, questo film di Ozon me lo sono recuperato in DVD dopo aver letto un’ottima recensione pubblicata da una pagina Facebook che stimo parecchio ma in questo caso sono rimasto piuttosto deluso. La fotografia è squallida, spenta e povera e la messa in scena è quanto di più borghese e patinato si possa trovare. Ho proprio l’impressione che si tratti di un film che farebbe gioire una fetta di pubblico e critica con la puzza sotto il naso e che citano Truffaut e Godard anche a colazione.
La trama sulla carta suona dolorosa ma è spesso irritante ed anche prevedibile con alcune scelte narrative che vogliono essere di larghe vedute ma le ho trovato solo stupidamente banali come l’accordo per inseminare la Bruni Tedeschi con il marito presente durante l’atto, la nonna ultra moderna che si imbottisce di farmaci, la sorella che piange in continuazione.

Deludente, non credo che recupererò gli altri titoli che formano la trilogia del lutto di cui questo è il secondo capitolo.

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