Lettera H (Dario Germani, 2019)

Seba fa una sorpresa alla sua ragazza Patty: rimette a lucido una 127 di seconda mano comprata ad un’asta giudiziaria. I due ragazzi non sanno però che quella era l’automobile che apparteneva a due delle vittime del Mostro di Firenze

Visto su Primevideo questo misto tra thriller e horror, ispirato al celebre caso che tanto impressionò gli italiani. Il regista gira quasi tutto nella macchina e nel bosco, salvo presentare i personaggi all’inizio, dandoci un senso di claustrofobia abbastanza riuscito. La tensione ad un certo punto sale sempre più fino a raggiungere la vetta più alta, ovvero il finale. Ben fatti, e coraggiosi, gli effetti speciali di Stivaletti. Consigliato

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Horror/thriller soprannaturale piuttosto deludente. I primi trenta minuti sono di una lentezza (e noia) esasperante, quasi da semplice film drammatico. Poi i protagonisti vanno in un bosco e la storia cambia tra richiami diretti/indiretti al famigerato mostro di Firenze e allucinazioni indotte da un mezzo particolare… Non lo si può certo definire un titolo canonico in merito al noto serial killer poiché Germani prende solo alcuni spunti dalla vicenda (la 127, i proiettili, il notiziario, la puntata di Blu Notte di Lucarelli) e infatti il limite principale è forse proprio il non aver “insistito” su tale strada a favore di un horrorino boschivo piatto e non certo entusiasmante.
Del regista sono decisamente più riusciti l’algido rape and revenge Do ut Des e il cannibalico Antropophagus 2.

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