L'incendio alla Minerva Film

Leggendo in questi giorni il fondamentale tomo L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti, 1935-1959 di Fofi e Faldini mi sono soffermato su una dichiarazione di Fiorenzo Fiorentini, che parlando del produttore Carlo Infascelli dice che fece un pacco di quattrini con i film di Paolella tipo Canzoni canzoni canzoni ed altri simili, ma si rovinò comunque a causa dei risarcimenti che dovette pagare ai parenti delle vittime dell’incendio della Minerva.

Non ne sapevo un accidenti, così faccio una veloce ricerca e scopro che in effetti la sede della Minerva Film di via Palestro a Roma prese fuoco il 14 maggio 1947, facendo qualcosa come 25, 26 o forse 30 morti (le fonti sono discordi, probabilmente qualcuno dei feriti più gravi morì a distanza di qualche giorno).

Pare che al piano seminterrato dell’edificio fossero stipate le pellicole da dare ai cinema della zona, e come chiunque abbia visto Inglourious Basterds sa benissimo poche cose erano facilmente infiammabili come le pellicole di quel periodo, fatte di celluloide.

Fatto sta che forse per una sigaretta di troppo l’edificio prese fuoco in pochi minuti partendo appunto dal seminterrato, e con il crollo della tromba delle scale chi si trovava ai piani alti (terzo e quarto) fu spacciato. I giornali d’epoca, nel loro tono aulico, parlano di scene tragiche con donne e uomini che si gettarono dalle finestre, alcuni già avvolti dalle fiamme, trovando la morte sul selciato. I pompieri, sembra, arrivarono subito ma scarsamente equipaggiati: niente teloni e niente maschere, oltretutto nella zona quel giorno c’era scarsa pressione nella rete idrica, e questo non aiutò di certo a domare le fiamme.

I proprietari della Minerva, che peraltro dando quel nome alla loro azienda un bell’incendio avrebbero anche potuto aspettarselo, fuggirono subito all’estero per evitare guai, a quanto si legge. Poi saranno anche tornati, questo non lo so.

Su youtube c’è un breve filmato con le immagini dei soccorsi:

//youtu.be/oQCZNk5-B8Q

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“Penso che la Minerva Film andò a fuoco per gli accidenti che gli ho mandato. Gli avevo fatto [i titoli di testa di] Scipione l’Africano in tutte le lingue e non mi hanno mai dato le 22.000 lire che mi dovevano. Mi hanno rovinato il viaggio di nozze” (Mario Bava).

La copertina della Tribuna Illustrata:

Altre foto dell’incendio:

http://www.europhoto.eu.com/heux/?detail=1&sog1=691837586d1211e1ae16bc305bd461d9
http://www.romasparita.eu/foto-roma-sparita/74505/via-palestro
http://www.europhoto.eu.com/heux/?detail=1&sog1=69182dc66d1211e1ae16bc305bd461d9

Due articoli sulla vicenda:

http://gruppostoricovvf.netsons.org/web/?p=500
http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/archivio/uni_1947_05/19470520_0002.pdf&query=m.v.

L’articolo del Messaggero e` particolarmente agghiacciante:

Da il Messaggero del 16 maggio 1947

Le vittime finora accertate ammontano a 25

Durante la giornata di ieri piccoli focolai di incendio si sono ancora manifestati nel tragico baratro in cui è sprofondata la “ Minerva film” dopo le esplosioni di mercoledì. Il più recente di questi focolai è divampato alle ore 1.30 di questa notte ma è stato subito domato. Alle 4 di ieri mattina i vigili del fuoco hanno estratto dalle macerie un cadavere irriconoscibile. I morti salivano così da 23 a 24. Alle ore 1.15 di questa notte sono stati rinvenuti altri resti umani completamente carbonizzati che non si è potuto stabilire se appartengono o meno a cadaveri già estratti. Si crede però possa trattarsi di una venticinquesima vittima. Vicino alle misere spoglie è stato rinvenuto il lembo di un abito da donna di tela blu. Di questi 25 cadaveri, 20 sono stati identificati. Dei 5 di cui ancora non si conosce l’identità, 2 sono certamente donne. Un cadavere potrà essere riconosciuto poiché presenta delle capsule d’oro sulla dentatura .L’altro, di più difficile riconoscimento, null’altro lascia all’attenzione di coloro che provano ad identificarlo che una cerniera di metallo, che potrebbe essere appartenuta a giarrettiere femminili come a un paio di bretelle maschili. Degli altri 3 cadaveri rimane così poco, che l’identificazione appare impossibile. Da questo momento, se altri cadaveri verranno trovati fra le macerie di essi non si recupereranno che le nude ossa. La polizia ha esaurito il suo difficile compito nella nottata e nella mattinata di ieri. Dopo 20 ore di ininterrotti confronti presieduti dal Dott. Macrì e dal commissario Cavallaro del commissariato Viminale, si è giunti alfine a ricostruire il disastro nelle sue cause. La polizia era rimasta impressionata dalla strana constatazione che nella sciagura gli unici a salvarsi, senza eccezioni, erano stati gli addetti al magazzino della “ Minerva film”. E’ noto che nella notte erano già stati fermati il dott. Castelli della società e alcuni dipendenti. Il direttore generale e consocio del proprietario della “ Minerva film” Mosco, signor Poitios era stato a sua volta invitato dalla polizia e dopo un primo interrogatorio avvenuto alle 3 di ieri notte, tanto il Mosco che il Poitios erano stati rilasciati. Sennonché, volendo ieri il Procuratore della Repubblica, ascoltare le loro dichiarazioni, ne ordinava la loro comparazione, ma né dell’uno né dell’altro si avevano più notizie.

La Causa dell’incendio

Frattanto il dott. Macrì e il dott. Cavallaro con l’aiuto dei carabinieri avevano fermato 14 persone delle quali 10 rimanevano in stato di fermo.
Costoro appartenevano in gran parte al magazzino, altri erano addetti agli altri servizi .I fermati confessavano che quel pomeriggio si stavano trattenendo nel magazzino per fare una merenda verso le ore 18. Ad un tratto il Sallustio, dovendo portare delle pellicole a un’altra casa cinematografica pensava di unire ai rotoli anche un sacco di segatura. Nel prendere un sacco per immettervi la segatura ne sceglieva uno nel quale erano depositati dei residui di pellicola. L’operazione avveniva mentre il Sallustio stava fumando. Nell’alzare il sacco, la sigaretta cadde dalla bocca dell’operaio andando a finire fra le pellicole. Il Sallustio si chinava a raccogliere il mozzicone e lo ritrovava spento. Ma nell’istante stesso una vampata investiva il Sallustio. In preda al panico, costui si dava alla fuga, mentre un altro dei presenti il Cuccari afferrato un estintore tentava di dominare le fiamme. Ma gli altri in preda al terrore urlavano “Non c’è più niente da fare fuggiamo”. Fuggirono, infatti per la scaletta e uno di essi, il Puggini, avvertì del pericolo l’ufficio di distribuzione sito al primo piano. Coloro che erano nell’ufficio hanno pensato di dare l’allarme o hanno pensato solo a salvarsi? Questo è il punto sul quale si sta ancora indagando.

Comunque il responsabile materiale del disastro, il vice magazziniere Vittorio Sallustio ha confessato la propria colpa. Ma già esistevano dei gravi precedenti, di cui bisogna dare sommaria notizia. Nello scorso dicembre il figlio di un dipendente della “ Minerva film” inviava una denunzia al Comando dei Vigili per rendere noto che nell’ufficio di via Palestro esisteva grande quantità di materiale infiammabile, che metteva a repentaglio la vita dei dipendenti. Fatta un’inchiesta si accertava la verità della denuncia, cosicché la polizia diffidava i dirigenti della società a tenere ancora nei locali il materiale stesso. Ma nulla veniva fatto anzi. È stato accertato che nel locale dove l’incendio si è manifestato ed anche in altri uffici esistevano latte di benzina a contatto con le pellicole. In una stanza parzialmente crollata fra le macerie, è stato rinvenuto un paio di mani, in un altro punto un piede dentro una scarpa, i resti pietosamente avvolti in lenzuola sono stati inviati all’obitorio.
Oltre a quello dei morti è aumentato anche il numero dei feriti, la sig.a OMISSIS insieme alla propria figlioletta che abitando in via Palestro 49 veniva travolta e calpestata dalla folla terrorizzata mentre si susseguivano le esplosioni. L’impiegata della “Minerva” sig. OMISSIS si feriva gettandosi dalla finestra del primo piano. Enrico Posentini nel coadiuvare i vigili del fuoco nell’opera di soccorso veniva travolto da due persone gettatasi dal secondo piano.