ciao, @bastardnasum rispondo a scoppio ritardato al tuo intervento molto bello ma che mi trova discorde in alcuni punti
si possono non sopportare, possono essere fuori dal proprio gusto e peggio, ma l’unicità della natura del gruppo non è negoziabile. gruppi come i cccp in italia non ce ne sono mai stati prima, non ce n’erano allora ed escludendo gli epigoni (o i Disciplinatha pre-dischi del mulo) non ce ne sono stati dopo e non credo ne verranno nei prossimi lustri.
guardandomi bene attorno un altro progetto multidisciplinare così ambiguo (proprio perché estremamente cristallino), eccentrico, colto, sagace, provocatorio e capace di magnetizzare creando spontaneamente così tanto spiazzamento logico a ogni apparizione (per impatto, per proposta estetica, per stilemi musicali adottati, per qualità testuale) io non l’ho proprio mai scorto. una formazione che raggruppava un ateo, un punk cattolico di sinistra, un neofascista e una soubrette filo-orientale, beh, sfido a trovarne un’altra.
anche la proposta musicale, può non piacere, annoiare, irritare, far cagare forte (il loro primo live, subìto che ero un po’ troppo giovane, mi vide tra i facenti parte della defezione a poco oltre metà ma fu capace di crescermi dentro di nascosto e cambiarmi approccio a tutto), ma un gruppo che amalgama punk liscio emiliano filosovietismo sonorità mediorientali e musica popolare e chiesastica non si era proprio mai udito. per riavere lo stesso impatto emotivo e visivo e portato estetico-culturale, dovetti incappare nelle Officine Schwarz, loro veri effettivi cuginetti. oppure rivolgermi direttamente ai CCC CNC NCN e più ancora a certo teatro.
togliendo Battiato, testi di tale caratura l’italia non li ha mai visti neanche in cartolina. certo c’erano i kina, i R.A.F. punk (loro sì pesantemente politici e ideologicizzati), i negazione, ma siamo veramente da un’altra parte, e in una nicchia che è sempre stata incapace di emanciparsi dalle sfere del centro sociale.
beghe e polemiche sulla militanza, sull’ideologia e annesse levate di scudi sulla conversione politica di giovanni sono sempre (sempre!) state niente più di qualcosa a cavallo tra l’equivoco e la provocazione. d’altronde era un patto molto chiaro già in una loro canzone: “se siamo fedeli alla linea è proprio perché una linea non c’è - se ci fosse probabilmente le saremmo infedeli e tali ci chiameremmo. ma non c’è, quindi possiamo abbracciare ogni linea”. la stessa che ha coerentemente portato a farli follemente sciogliere proprio nel momento in cui avrebbero potuto fare successo e alzare delle discrete sommette (avverrà tempo dopo coi CSI, ma non va scordato che in quella parliamo di un gruppo fortemente voluto e capitanato da Maroccolo).
e dici bene, non viene mai evidenziato abbastanza che pur essendo i loro album interessanti, belli e/o notevoli, i cccp erano un gruppo da vedere più che da ascoltare; erano da esperire live. nell’ascolto, che resta comunque un’esperienza, molto va perso. quel molto che comunque allora ti mandava in bambola.
così come è sbagliato vedere nei cccp il solo ferretti e viceversa, ferretti nei soli cccp. forse basterebbe quest’ultima annotazione a spazzar via ogni kyrie polemos che ancora oggi orbita attorno a giovanni.
altra cosa che mi trova assai discorde è
[quote=“bastardnasum, post:43, topic:8147”]
C’è da ammettere ed ammirare la loro furbesca immagine filo-sovietica che ha fin troppo facilmente spianato una esposizione mediatica ed un ovvio osanna da parte della Cultura Unica Italiana di allora e di oggi per un gruppo - un genere musicale - che altrimenti non avrebbe avuto nessunissimo spazio commerciale.[/quote]
l’idea dei cccp gruppo culto osannato da tutti che metteva chiunque d’amore e d’accordo e che piaceva facile e scalava le classifiche (capirai…) ce la possiamo fare ora che sono stati museificati, rimossi e di ritorno recuperati e idolatrati (e anche in questo: trovarlo, un altro gruppo così traversale a ogni generazione), ma ricollocandoli nel contesto culturale di allora ti assicuro che trovavano ogni frangia impreparata a un organismo simile: dividevano parecchio, e assai violentemente, e dove passavano facevano tanto colpo quanto scandalo proprio perché rifiutavano di appartenere a una scena. rifiutavano tutti i luoghi comuni di destra e di sinistra. rifiutavano di ghettizzarsi nei centri sociali o di diventare mascotte televisive. e pur passando per il punk rifiutavano di farne un ismo, lo sbeffeggiavano o lo sublimavano aristocraticamente. per loro il punk era una sfiga da pezzenti, altro che sdoganarlo (tu menti parla chiaro a riguardo; e più ancora l’essere stati boicottati dai crass), ed è questo che ai miei occhi li rende veramente punk.
lo sdoganamento è avvenuto molto dopo, ma oltre ogni intenzione. credimi se ti dico che ai loro live disordini tafferugli tumulti sassaiole e risse erano più la norma che l’eccezione, e tanto più col passaggio alla virgin, che venne da tutti visto come un affronto e finì con l’invertire le parti tra seguaci e detrattori, anche solo per il fatto che il primo 45 giri conteneva due pezzi di liscio e l’ep una cover disco di/con amanda lear.
poi certo rifiutarsi di dare risposte al pubblico e accattivarselo a suon di ceffoni facendo a ogni mossa il contrario di ciò che questi si aspetta, giocare la carta situazionista del tanto peggio tanto meglio è una paraculata che è sempre riuscita a tutte le avanguardie, ma è anche uno spontaneo modo di essere genuino. e non vedo comunque perché rimproverarla a loro e non, chessò, ai TG che in fondo si sono strategicamente mossi allo stesso identico modo - o ai P.I.L., che per inciso fecero la stessa mossa con la Virgin. né sono d’accordo che senza simboli sovietici ovunque sarebbero passati inosservati, nei primi 2-3 anni si esibivano senza scenografico e performativo décor di sorta, eppure fecero rapidamente breccia (e prima di passare dall’attack punk alla virgin vantavano già platee tra i 1000 e i 6000 spettatori). non erano neanche così inginocchiati a una cultura dominante che anzi, nella migliore delle ipotesi li trattava come un insetto post-moderno (anzi, anti-moderno) da esaminare con cautela e tenendosi a distanza.
poi certo che hanno curato la loro immagine, ma per riflettere una sostanza e non una vacua apparenza (come è stato appannaggio dei, chessò, Sigue Sigue Sputnik).
e certo erano spudorati, eccessivi, messianici, sputasentenze, contraddittori, talvolta programmaticamente kitsch e postmoderni ma è quanto ha contribuito a renderli grandi. e del resto se all’arte togli la spregiudicatezza, l’eccesso, la messianicità, la contraddizione, mi dici cosa resta dell’arte?