Little Deaths è un film a episodi (3 per l’esattezza) diretti da 3 registi diversi.
Il minimo comune denominatore di questi cortometraggi è una visione perversa e malata del sesso.
Ben poco viene risparmiato allo spettatore, vediamo un po’ se mi ricordo tutto quello c’è: facial, pissing, capezzoli strappati a morsi, un secchio pieno di sperma, un pene gigantesco e abnorme, uno strap-on, un uomo che si finge un cane, una donna stuprata da quattro cani…
Insomma, roba pesa…
Il titolo presumo derivi dall’espressione francese “petit mort”, che è un modo raffinato per definire l’orgasmo.
Ora entro un po’ nel dettaglio per ogni episodio, se non vi va di sapere proprio niente sul film non proseguite nella lettura e guardatevelo, altrimenti proseguite con la consapevolezza che qualche piccola cosa sarà svelata.
Il primo episodio si chiama “House and Home” ed è diretto da tale Sean Hogan, del quale ignoro le opere precedenti.
È l’episodio più brutto e più debole, non mi ha convinto per nulla.
È la storia di un’annoiata coppia borghese che ogni tanto insaporisce il proprio monotono ménage coniugale invitando delle giovani homeless a casa loro per offrire una cena e un bagno caldo. Poi, dopo averle drogate, le legano al letto e ci sporcellano in maniera più o meno violenta. Però accade un imprevisto (molto prevedibile, a dire il vero)…
Brutto davvero questo episodio, non salvo nulla.
Col secondo episodio si va già meglio. Si intitola “Mutant Tool” ed è diretto dal redivivo Andrew Parkinson, quello del bellissimo (e misconosciuto) “I, Zombie”. Parkinson ha uno stile tutto suo (molto lontano da quello che adottava in “I, Zombie”) e gira una storia molto lercia. Anche qui c’è una coppia con qualche problema. Lei è un ex prostituta e un ex drogata che viene mandata dal proprio ragazzo in cura presso uno strano dottore che le da delle pastiglie che hanno effetti secondari molto particolari, come visioni di un uomo incatenato il cui sperma viene raccolto per motivi misteriosi.
Il terzo episodio (intitolato “Bitch”) è certamente il migliore del terzetto ed è diretto dall’ottimo Simon Rumley (quello di “The Living And The Dead” e “Red, White And Blue”).
È la storia di un’altra coppia dove l’uomo ama mettersi una maschera da cane e comportarsi come tale (dormire dentro una cuccia, camminare a quattro zampe per poi pisciare nella biancheria intima della ragazza alzando la gamba e amenità simili).
A un certo punto però qualcosa inceppa questa routine quotidiana e il ragazzo escogita una vendetta tremenda verso la propria compagna.
Dato che lei aveva la fobia dei cani veri, lui la lega al letto a pancia in giù e la cosparge di cibo per cani. Dopo aver fatto questo libera nella camera da letto 4 cagnoni…Questo è l’episodio migliore, girato molto bene e con una certa “poetica del disgusto” se mi passate quest’espressione cretina.
QUI le note del regista, sempre interessanti
A dire il vero consiglio il film solo per quest’ultimo episodio e in parte per il secondo.
Se vi capita…