L'origine del termine 'mondo' nel cinema

Ma perché si fa sempre riferimento a MONDO CANE quando quest’altro uscì due anni prima? Tra l’altro incassò tantissimo (oltre un miliardo di lire del 1960 contro i neanche 800 milioni di MC del 1962).

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A livello di eco Mondo cane superò di gran lunga il predecessore di Vanzi, oltre a definire una nuova maniera di intendere il cinema documentaristico, tanto, per l’appunto, da dare vita al neologismo mondo-movie. Pur nelle sue pregevolezze, Il mondo di notte apparteneva alla vecchia scuola documentaristica. Tra l’altro, mentre il film di Vanzi fu distribuito nel mondo con il titolo tradotto in inglese, Mondo cane mantenne (nella maggior parte dei casi) il lemma italiano, sdoganando il termine “mondo” a livello mondiale

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Oggi è ormai invalsa la classificazione dei “mondo-movies” in due sottofiloni: i “mondo sexy”, inaugurati da Europa di notte di Blasetti, e i “mondo etnografici” (o “mondo crudeli” come li chiamava Bruschini), il cui capostipite è appunto Mondo cane di Jacopetti. Questi due sottogeneri, peraltro, si incrociavano spesso in molti film, per cui è impossibile una netta separazione. Quindi anche i vari “mondo sexy” e “mondo di notte” rientrano a pieno titolo nel genere “mondo”. Non condivido, di conseguenza, l’affermazione di Pitt_Doenitz secondo cui “Il mondo di notte apparteneva alla vecchia scuola documentaristica”. I vecchi documentari avevano tutt’altra impostazione. Blasetti con Europa di notte ha inaugurato un filone originale e senza predecessori.

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The French Peep Show (1949), Burlesque in Harlem (1949), Naughty New York (1957, docudrama) sono solo alcuni dei titoli che precedono Europa di notte e contengono in nuce la vita notturna (più o meno piccante) di una metropoli. Blasetti, che aveva un sacco di quattrini, filmò decine di metropoli, realizzando un prodotto chic e di respiro internazionale. I predecessori si erano accontentati di documentare le realtà spettacolari consentite dalle loro tasche, volando basso nella sexploitation USA. E comunque, prima di lui.

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È un fatto, ma non credo che Blasetti li abbia mai sentiti nominare. Se non altro per la distribuzione immagino molto limitata che ebbero quei film. Poi non è detto che ancora prima non sia già stato fatto altro. Vai a sapere.

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TFPS fu addirittura il primo film di Russ Meyer ma è considerato perduto (comunque durava solo 35 minuti). Il secondo si trova su YT, mentre del terzo, l’unico a colori, lo danno del 1959, come il film di Blasetti. Tutti e due sono sotto l’ora. Perciò EdN può essere considerato il primo lungometraggio del genere.

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Concordo con rodar. E comunque Blasetti ha inventato uno stile e rinnovato profondamente la tradizione documentaristica italiana.

Vedi, Pitt, di qualunque filone, a qualunque latitudine, si possono trovare dei precursori. Per restare in Italia, pensa solo al dibattito sul neorealismo: si sono individuati vari antecedenti, ma possiamo davvero affermare che film come Campo de’ fiori, L’ultima carrozzella o Quattro passi fra le nuvole siano davvero film neorealisti? C’è una cesura, un cambio di paradigma. Non bastano alcune similarità superficiali…

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