L'ossessione di Woody Allen per i titoli di testa

L’ossessione di Woody Allen
è anche nei titoli di testa

http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/spettacoli_e_cultura/font-woody-allen/font-woody-allen/font-woody-allen.html

in effetti a me sono sempre piaciuti i suoi titoli di testa, uno potrà dire che non sono niente di speciale e che passano inosservati invece tutte le volte che ho acceso il videoregistratore o il lettore dvd, quando partivano i titoli con la fondamentale musica jazz-charleston-dixieland di sottofondo, iniziavo a divertirmi e a mettermi in quella condizione di buon umore e di attesa di vedere un film divertente. nei miei mini progettini di film ho messo in cantiere da tempo di fare dei titoli di testa alla woody allen.
lo stile si vede anche dalle cose semplici, con niente ha saputo dare un tocco personale, riconoscibile e di classe all’incipit dei suoi film.
lode a woody.

Lo stile è sempre importante in un uomo. (Vacca che frase ! ! !)

No che non è un claim da Max, Uomo Vogue o Men’s Health.
Ma ve lo dico io che per quelle riviste ci scrivo mica.

Avere una fissa, sottolineare una bizza, piazzare sotto i riflettori parte di sè non è semplicemente liquidabile come un eccesso di ego (Lollauser) o un periglioso feticismo (Mr. Steed).
A volte è anche altro (Marcello).
A volte una certa maniera di fare una cosa esprime semplicemente - o meno semplicemente - un certo amore proprio per quella cosa che si sta facendo.

Qui si parla di cinema - arte visiva in movimento - ed in particolare di uno dei suoi momenti più “grafici”. I “titoli” appunto…
E, ricordo, l’uomo prima ha inventato la scrittura e subito dopo s’è dato tutto alla bella calligrafia… (questa frase racchiude il pieno succo del mio intervento ma purtroppo, se non ve lo dico io, voi col piffero che ci arrivate…)

Che siano di “testa”, di “coda”, “ritardati”, “decentrati”, “sinergici”, “parastrutturali”, “coitali”, “rettali”, “esiziali”, “a-smorza-candela”, “con-presa-forte”, “cunnilinguici”, “purgativi”, “liberatori”, “esegetici”, “episcopali”, “ecumenici”, “per-grazia-ricevuta”, “a-tu-per-tu”, “mi-dia-del-lei-grazie”, “conciliari”, “l’etrusco-colpisce-ancora”, o, per finire, alla “E’ Una Sporca Faccenda Tenente Parker!”, "i titoli hanno puntualmente rapito le menti creative e sono ben noti casi di film in cui s’è forse profusa più arte lì che in tutto il primo tempo a seguire…
Alcuni titoli sono come un film dentro al film, cellula di favola (cellula di favola è molto d’effetto cacchio! Son davero in forma cacchio! Le sei tazze di Ovomaltina la mattina urca se mi caricano!) che può vivere di vita propria. Altri ancora non fanno altro che permeare di sè tutta la successiva visione. Qualcuno è arrivato a dire (e quel qualcuno sono io, guarda un po’!) che film come “Thomas Crown” non sono altro che un continuo titolo che, fattosi bello più del dovuto, non ha trovato la forza di tornarsene in cuccia e s’è preso tutto lo spazio (oh Mio Dio…capite bene come capiredattori di rivistone, rivistette e rivistucole di ogni parte del globo faccian continuamente a botte per accaparrarsi l’ultimo mio delirio).

Woody Allen dite?

Problemi di personalità, dite?
Si incastra male con l’altro sesso, dite?
Patogenetiche del vuoto a riflettere ininterrottamente le sue debolezze, dite?
Debolezze ininterrotte a illuminare costantemente l’opacismo del suo patogenismo, dite?
Il subconscio a bisticciare educatamente con le briochine proustiane, dite?
Il sogno di Swann suona alla porta di Brian De Palma? E Brian ci manda Buzzati in babbucce ad aprire, dite?

Beh - e questo lo dico io - io ci ho pensato a lungo a tutte queste cose qui che voi pensate.
Ci ho pensato su e a lungo.

E la conclusione alla quale son giunto è che sì !, forse l’Allen ci ha qualche problemuccio suo, che forse sì !, ci nasconde un poco di fantasmini suoi fra le gambine del Bodoni, del Times o de li Mortacci Suoi. MA, ma - ricordatevelo tutti e lasciate che umilmente vi porga la mia lezioncina quotidiana che avrete la gentilezza di riportare alle vostre fidanzate, mogli, amanti e puttanone - un uomo non si misura dal borotalco col quale cerca di tenere fresche le sue parti intime prima di qualche attimo di sesso con la propria compagna (e indovinate un po’ di chi sto parlando eh?), no !, un uomo si misura realmente da un piccolo, ripetuto, continuo, studiato, meditato, elucubrato, “momento di stile” che sempre, in ogni “dove” ed in ogni “come” è in grado di accompagnarlo.

Grazie per l’ascolto.

Tornando sul pianeta terra, devo dire che i titoli di testa dei suoi film -sempre uguali a se stessi- mi rilassano molto, mettendomi nel giusto umore per iniziare la visione di un suo film…sempre grande Woody, anche se fa lo stesso film da 30 anni