Luciano Vincenzoni

Ieri è morto Luciano Vincenzoni, uno dei più grandi sceneggiatori che abbiamo avuto in Italia (e non solo).
Nella sua filmografia c’è una tale quantità di film di altissima qualità che è impossibile restare indifferenti, e tanti dei film che ha scritto sono sicuramente tra i miei preferiti e tra quelli di chi frequenta questo forum.

Lo incontrai una volta sola, nel dicembre 2009, quando registrai con lui una lunga intervista su “Il Mercenario” per il dvd tedesco.
Mi colpì soprattutto perché aveva un atteggiamento diversissimo da quello che hanno certi sceneggiatori che hanno lavorato più o meno negli anni in cui lui ha prodotto al massimo. Questo perché era trevigiano e la differenza con i romani era davvero notevole (nonché incredibilmente interessante). E poi era uno sceneggiatore internazionale, uno che ha realmente conosciuto Hollywood e che avrebbe facilmente potuto farci fortuna, e che ha lavorato persino con quello che per me è il più grande regista di tutti i tempi e che ovviamente è il mio preferito: Billy Wilder.
Ricordo ancora che quando iniziammo a chiacchierare di Wilder a microfoni spenti e si rese conto che era davvero il mio regista preferito mi mostrò una foto incorniciata dove Wilder gli scrisse una dedica dove lo definiva “lover, poet and magician”. Ne andava orgogliosissimo, la sua ammirazione nei confronti del regista austriaco era totale ed era evidentissimo il fatto che i due fossero diventati grandi amici lo rendeva incredibilmente felice.
L’intervista fu ottima, lui era uno straordinario narratore, aveva una conoscenza perfetta dei tempi del racconto, raramente mi è capitato di incontrare qualcuno con una simile capacità di raccontare aneddoti e storie.

L’ho cercato qualche mese fa per chiedergli una nuova intervista su “Da Uomo A Uomo”. Lui accettò ma poi fu costretto ad annullare per ragioni di salute, si sentiva che non stava bene.

Ho recuperato la vecchia intervista che gli feci e ne ho estratto un pezzo (secondo me bellissimo) che non montai nel documentario su “Il Mercenario” perché non c’entrava nulla.
L’ho caricato su youtube e lo propongo qui.
Racconta del suo incontro con De Laurentiis, una storia divertente, umana, ironica e travolgente, proprio come era lui e come lo voglio ricordare.

Non sono certo un tipo dal “RIP” facile come certi poveretti che ammorbano la rete (proprio oggi è uscito un bellissimo fumetto di ZeroCalcare proprio su questo argomento) ma Vincenzoni merita davvero un mio ricordo, sia perché ho avuto il privilegio di conoscerlo e sia perché tanti dei film che ha scritto hanno contribuito a far nascere in me la passione per il cinema e non è mica poco.

Chi vuole saperne di più su Vincenzoni deve assolutamente leggere il suo splendido “Pane E Cinema”, il libro dove si racconta con ironia e uno stile inimitabile. È edito da Gremese, la mia copia con la sua dedica me la tengo stretta.

Ecco il video, comunque:

//youtu.be/XzJJBRZIWWg

Stupendo. Mi ha commosso…

Un narratore incredibile, la storia che racconta con toni da favola è un perfetto cortometraggio in tre atti, con tanto di sottotrama ed epilogo a sorpresa.
Vabbé eccezionale.

P.S.
La striscia di ZeroCalcare è devastante come sempre.

poi con calma guardo l’estratto, ma già il film che riporta la copertina del video di iutub direi la dice moltolunga su costui che sinceramente non conoscevo

Sentitevi liberi di bad-reputare Galliweb, dopo questa :frowning:

Fra l’altro, la storia dell’incontro con Laurentiis può sembrare un po’ romanzata, ma lo svolgimento dei fatti è stato confermato da Lizzani.

Un altro racconto formidabile è quello del primo soggetto venduto, che Fabrizi trasformerà poi in Hanno rubato un tram:
http://youtu.be/E_mVpod83bg

//youtu.be/E_mVpod83bg

Esistono molte interviste di Vincenzoni (se ne trovano molti estratti anche su youtube). C’è pure un documentario autoprodotto che però viene venduto a un prezzo un po’ esoso.
Sapeva davvero come raccontare le sue storie e anche se le ha raccontate mille volte riusciva comunque a non farla sembrare una cosa meccanica e vi posso assicurare che non è una cosa facile.
Quando racconta dell’incontro con De Laurentiis e dice “c’è sempre un ragioniere che si chiama Bianchi nelle produzioni” si vede che l’aveva già detto millemila volte eppure funziona a meraviglia, aggiunge un piccolo tassello bellissimo ad una storia perfetta.
Davvero un grande.

Ribadisco l’invito a leggere il suo libro, si trova ancora e costa poco: http://www.amazon.it/cinema-racconto-straordinaria-avventurosa-consacrata/dp/888440391X/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1380005949&sr=8-1&keywords=pane+e+cinema
Si legge in fretta ed è uno dei libri di cinema più divertenti e appassionanti che abbia mai letto.
È un peccato che non ne abbia scritto altri. Io gli chiesi se aveva in programma di dare un seguito a “Pane E Cinema” (anche perché alla fine scriveva che se l’editore l’avesse voluto ne avrebbe scritto un altro) e lui mi disse, un po’ rammaricato, che non gli avevano più fatto sapere nulla. E aggiunse: “Peccato perché ne potrei scrivere altri dieci…”

Bellissimo ricordo Giorgio, grazie anche per il dono del racconto su De Laurentiis, davvero narrato splendidamente da Vincenzoni.

Vincenzoni aveva anche un progetto che io trovavo interessantissimo per ovvie ragioni: un film sulla vita di Graziano Mesina.
Ne parlava nel suo libro e quando lo incontrai gli chiesi se c’erano sviluppi.
Il progetto (che doveva intitolarsi “Balentìa”) si era completamente arenato ma lui mi parlò a lungo del suo incontro con Grazianeddu e di tutte le perplessità che aveva su quello che gli era successo (quando fu arrestato/incastrato dopo che ebbe un ruolo chiave nella liberazione di Farouk Kassam). Io condividevo tutte quelle perplessità e lui era sinceramente amareggiato perché era più che certo che ne sarebbe uscito un film bellissimo.

Adesso che invece Mesina è recentemente tornato (a quanto pare giustamente) in galera per tutta una serie di porcate fatte negli ultimi anni mi avrebbe fatto piacere sentire cosa ne pensava Vincenzoni. Sapere se anche lui, che come me lo difendeva ed era certo che dopo quarant’anni in prigione si fosse dato una regolata e fosse solo una vittima, si era sentito tradito e stupido per aver creduto in lui.

Ho letto Pane e cinema, senz’altro una lettura veloce ed interessante anche se diverse cose sono le medesime sentite nelle interviste filmate, quasi parola per parola. Che Vincenzoni fosse narratore di razza non ci sono dubbi, anche se debbo ammettere (nessuno si arrabbi) che qua e là il puzzo di cazzata è davvero immane. Detto con simpatia, eh.

La cosa curiosa è che alcune delle sue storie più assurde sembra siano state confermate dai diretti interessati (vedi Lizzani nel caso di De Laurentiis). Proprio per questo il documentario biografico che gli hanno dedicato si intitola “Il falso bugiardo”: perch molti colleghi che lo ritenevano un ciarlatano negli anni si sono dovuti ricredere.

Bisogna premettere che TUTTI gli uomini di cinema (nessuno escluso) sono dei bugiardi. Chi più e chi meno ma nessuno può considerarsi esente da questo “morbo”.
E va benissimo così, intendiamoci!

Vincenzoni non era il classico cinematografaro romano (come sanno pure i sassi era trevigiano) ma sicuramente anche lui ha arricchito, gonfiato e colorato le sue storie.
Ci sono due categorie di ballisti nel cinema, o almeno sono due le categorie che, col tempo, ho imparato a conoscere sul campo.
I ballisti che raccontano bugie assurde in maniera volgare e ridicola per darsi un po’ di gloria tardiva e quelli che invece raccontano balle (grandi o piccole che siano) con gusto e classe e lo fanno per il bene della storia, non per apparire “fighi”. Vincenzoni era sicuramente della seconda categoria. Se ha detto balle (e certamente l’ha fatto, come tutti) l’ha fatto con grande stile e un tono quasi da favola che ha reso immortali certe sue storie.

Confermo questa storia che a lui dava fastidio la nomea di bugiardo che gli era stata affibbiata.
Quando mi raccontò delle volte in cui la sua vita incrociò quella di Charles Manson (peraltro aggiungendo un epilogo inedito) ci tenne a ribadire più volte che era tutto vero. Come a dire: “lo so che suona incredibile ma ti giuro che non sto inventando nulla”.

Nel libro ci sono tante cose che fanno sorgere dubbi più che legittimi ma, raccontate così, si accettano volentieri.
L’unica cosa che un po’ magari mi fa storcere il naso è il pezzo sul figlio di Leone che, anche se confermato dalla moglie, mi sembra davvero una sciocchezza.
Ma tutto il resto per me va benone. Ho amato molto il pezzo su Céline, e tanti altri episodi minori.
Molto toccante quello con Germi e la tristissima foto con dedica riprodotta tra le varie foto del libro.

Commentando il video di Vincenzoni sul suo incontro con De Laurentiis, ieri Ernesto Gastaldi mi ha raccontato una cosa che condivido volentieri.
Si parlava del fatto che spesso queste storie sembrano un po’ inventate e un po’ vere ma che comunque sono bellissime così e lui mi ha raccontato una variante della genesi de La Grande Guerra che gli fu a suo volta raccontata dal grande Rodolfo Sonego, col quale collaborò per diversi anni e per il quale ha sempre avuto una grandissima ammirazione.

Sonego (che tra l’altro era veneto come Vincenzoni) gli raccontò che una volta incontrò Vincenzoni in Via Veneto e gli chiese: “Che hai di bello, Rodolfo?” sfilandogli dalle tasche il soggetto de La Grande Guerra che lui aveva tratto da un racconto di Maupassant. Poi scappò via e lo vendette a De Laurentiis.

Anche questo aneddoto, vero o falso che sia, è bellissimo.

Ho comprato e visto il documentario IL FALSO BUGIARDO - LA VITA, IL CINEMA, LE STORIE DI LUCIANO VINCENZONI, di Claudio Costa.

Ammetto che non si presenta affatto bene… Fascetta brutta e fotocopiata, menu di rara bruttezza, 4:3 e video interlacciato…
Però il documentario è molto valido a livello di contenuti, specialmente per quello che racconta Vincenzoni e soprattutto per come lo racconta. Lui è il vero mattatore, gli altri intervistati sono semplici comprimari, qualcuno molto interessante (Furio Scarpelli in particolare) ed altri decisamente inutili per il loro contributo (Vittorio Sgarbi e soprattutto Felice Laudadio). Chi ha letto il libro Pane E Cinema non troverà qui molte cose inedite ma è un documento davvero prezioso che mostra Vincenzoni al top della forma, capace di raccontare le sue storie col pilota automatico (tante cose le ha raccontate con le stesse identiche parole e le stesse identiche pause di quando le ha raccontate a me) e di intrattenere come pochi altri.
Sono 77 minuti che volano velocemente e piacevolmente, è una visione assolutamente consigliata.

Certo, il documentario è montato davvero con l’accetta (non me ne voglia l’autore, sono pronto a giustificare quest’affermazione punto per punto) e non è filmato molto bene (alcune interviste sono pesantemente controluce e praticamente tutte non sono illuminate) ma forse queste sono fisime da addetto ai lavori (ma non credo, comunque).
Ci sono alcune clip di repertorio (molto belle quelle del backstage de Il Gobbo, concesse dall’Istituto Luce) e parecchie foto d’epoca (mostrate molto male, però, sempre secondo me). Inconcepibile poi (sempre per la mia concezione di un lavoro simile) il fatto di mostrare un paio di locandine con il watermark di ivid.it in bella vista.

Ci sono anche alcuni brevi extra tra i quali alcune outtakes e le immagini del backstage de Il Gobbo.

Quindi mi sento di consigliarlo perché, anche se ha parecchi difetti assolutamente evitabili, è un documentario davvero trascinante grazie alla verve di Vincenzoni che lo renderebbe interessante anche agli occhi di qualcuno che non l’ha mai sentito nominare e che nemmeno è appassionato di cinema. E non è un merito da poco.

Lo potete comprare qui, dal sito della casa di produzione: http://www.roninfilmproduction.com/1/il_falso_bugiardo_2436568.html

Presumo sia lo stesso documentario andato in onda la scorsa settimana su Rai due dopo Stracult ma in versione “light”, ovvero con solo l’intervista a Vincenzoni senza foto e contributi filmati d’archivio o interviste varie.

No, quello è un altro. Si chiama “Luciano Vincenzoni - Lover, Poet, Magician!”
Me lo segnalò Renato a suo tempo.
Lo si può vedere qui: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1cb6ae34-783b-48b1-8434-04cceadaf3c9.html

Giusto ora su rete4 stanno passando il bestione, su cui ha messo mano anche Vincenzoni. Voglio vedere se riesco a trovare il libro segnalato da Brass all’inizio del topic.

Visto ieri sera (l’avevo registrato) il documento dedicato al grande sceneggiatore: Luciano Vincenzoni, lover, poet, musician! Davvero spettacolare sentire gli aneddoti raccontati dal nostro. Un grandissimo uomo ci cinema come non ce ne sono più.

Comunque il pezzo migliore del repertorio di Vincenzoni, a mio parere, resta la vendita del terzo western di Leone, da lui inventato in 2 minuti. La conoscerete tutti, dai. Da wikipedia:

Telefonai a Parigi, al vicepresidente della United Artists, il mio amico Ilya Lopert, che venne a Roma con tutto lo staff. Li portai al Supercinema, fortunatamente era un giorno in cui avevano rotto la cassa. C’erano tremila persone. Videro il film [Per qualche dollaro in più] in un tripudio di risate e di applausi e vollero andare subito al Grand Hotel a firmare il contratto. Pagarono come minimo garantito una cifra che era tre volte superiore alle più rosee previsioni del produttore. Come usano gli americani, la prima cosa che dissero quando firmarono il contratto fu: “Adesso crosscollateralizziamo, compensiamo profitti e perdite con il prossimo film; qual è il prossimo?” Non avevamo un progetto. Col tacito assenso di Leone e Grimaldi, cominciai a inventare. “Un film su tre mascalzoni che corrono dietro a un tesoro attraversando la guerra civile, un po’ nello spirito della Grande Guerra, che voi avete distribuito in America”. E quelli subito: “Lo compriamo: quanto costa?”, senza che ci fosse un soggetto scritto, solo sulle parole. Io quindi mi rivolsi a Leone e chiesi: “Quanto?”. Leone disse: “Cosa, quanto?”. Gli dissi: “Il film che gli ho appena venduto”. Onestamente, era un miracolo, senza una storia, solo facendo un po’ di scena. Grimaldi e Leone mi chiesero: “Cosa gli hai detto?”. Io dissi: “Una storia sulla guerra civile con tre attori; ditemi la cifra”. Grimaldi disse: “Beh, che ne dici di ottocentomila dollari?”. Io risposi: “Facciamo un milione”. Mi volsi verso Lopert e dissi: “Un milione di dollari”. Lui mi rispose: “Affare fatto”.

Qui concordo con chi ha detto che, vera o falsa che sia, la storia è spettacolare. Applausi.

L’aneddoto non lo conoscevo. Non mi interessa sapere quanto ci sia di vero e quanto di inventato. Dico solo che è assolutamente plausibile, vista l’epoca e i NOTEVOLI personaggi coinvolti. Nel cinema italiano attuale, situazioni anche vagamente similari non riesco nemmeno ad immaginarle…