Malarai

Ho appena recuperato in una libreria dell’usato questo volumetto pubblicato a Torino nel 1978, dal titolo “MALARAI (Storia della RAI TV attraverso una sentenza)” che, riporta e descrive la “Sentenza Capello” (un giornalista RAI prima licenziato e poi ri-assunto dopo la sentenza), ricca di retroscena e aneddoti gustosi.

Vi riporto ad esempio il curriculum vitae di Emilio Fede, come descritto testualmente al punto 31.10 della sentenza:

31.10 - Emilio Fede, giornalista della “Gazzetta del Popolo”, inizia a collaborare alla redazione torinese nel 1958. E’ un buon giornalista della carta stampata ma non ha scioltezza col mezzo televisivo del quale non conosce la tecnica.

Riceve dal Capello chiarimenti e suggerimenti sul modo di lavorare col nuovo mezzo.

Appare esser simpatizzante per la destra politica. Le prime collaborazioni sono svolte mentre era ancora dipendente della “Gazzetta”, che dopo qualche tempo lo licenzia, con tanta decisione che neppure il nuovo direttore, Ugo Zatterin, riesce a vincere la opposizione dell’amministrazione ed a farlo rientrare.

Nel 1959 collabora con migliore volontà al telegiornale, ma dimostra “piccole insincerità, scarso zelo professionale, leggerezza ed ambizioni non commisurate alle capacità, ma rilevabili dalle richieste dei rimborsi spese” (ibidem).

Nel 1960 ci si rende conto che è scarsamente recuperabile: ostenta rapporti diretti con la direzione TG di Roma, con redattori e capiredattori romani, che gli commettono servizi direttamente od accettano direttamente le sue proposte, con esclusione del caporedazione torinese.

E’ protagonista di due episodi di particolare rilievo professionale.

Si fa consegnare ori e preziosi dagli orafi di Valenza, affermando di voler fare un servizio su di loro, e tende a non restituirli. Solo l’energico intervento del comm. Ilario, presidente dell’associazione orafa di Valenza e della Camera di Commercio di Alessandria, che minaccia una denuncia penale, determina la restituzione.

Altra volta, a St. Vincent, effettua un servizio per il TG, ed uno per la rubrica “Arti e Scienze”, almeno apparentemente. Col secondo fa riprendere dall’operatore Sartori una ballerina nuda che danza. Quindi sottrae la pellicola, la fa sviluppare privatamente e se la tiene per usi personali.

Il caporedattore Scursatone sconsiglia vivamente l’assunzione, espone le riserve a Piccone Stella, direttore dei servizi giornalistici.

Vengono a conoscenza delle forti riserve Marcello Severati, direttore centrale del personale, Enzo Biagi, direttore del TG, Leone Piccioni, vicedirettore dei servizi giornalistici, il redattore capo del TG: tutti concordano.

Scursatone ne parla a Manusardi, e pone un’alternativa: se il Fede è assunto e mandato alla redazione torinese, lui, il caporedattore, se ne sarebbe andato.

Il 23 gennaio 1962 il Fede è assunto come redattore in forza a Torino. Nel maggio 1966 è trasferito a Roma ed il 1° giugno 1966 promosso caposervizio con mansioni di inviato speciale. L’1 gennaio 1969 è equiparato caporedattore e dal 1° aprile 1971 è caporedattore centrale.

Secondo la valutazione del Bernabei, ha sempre cercato di esser “dentro la notizia”.

“Con tutta sicurezza… nemmeno la Direzione Centrale Amministrativa saprebbe riferire sulle centinaia di milioni che il Fede è costato alla Rai”.